Home | News | Chi siamo | Dicono di noi | Sezioni |Gruppi |Contatti

 

pp0401La festa della famiglia...

 

pp0401Lascate che i bambini...

 

pp0401Giusto, decente e sereno...

 

p1602Professione perpetua...

 

BI_lunga

p0801

Domenica 9 Giugno è stata una Domenica speciale, di festa, per i partecipanti alla Santa Messa in sede.
Vi erano due importanti ricorrenze da festeggiare: i 20 anni di sacerdozio del nostro Vice Assistente Mons. Ivan Santus (ordinato nel giorno di Pentecoste dell’anno 2004) e i 62 anni di Servizio, tra Guardia e Associazione, del socio Alfonso Tesoro. La Santa Messa in cappella è stata celebrata da don Ivan e concelebrata dal nostro Assistente Spirituale, Mons. Joseph Murphy con la presenza del Presidente, Dott. Stefano Milli, di una folta rappresentanza del Consiglio di Presidenza, di molti soci, aspiranti e allievi. Durante l’omelia, don Ivan, dopo aver ringraziato l’Associazione p0802per l’invito a celebrare insieme il dono del Sacerdozio, si è lasciato guidare dalla Parola di Dio che la Liturgia della X domenica del Tempo Ordinario proponeva. “Adamo dove sei?” - ha esclamato il Celebrante - tale espressione del libro della Genesi non è una semplice domanda, ma nasconde in sé il desiderio di libertà di Dio per l’uomo. Il “Dove sei?” rappresenta la ricerca, l’attenzione, la preoccupazione, la passione, il fatto che Dio si è messo in ricerca dell’uomo. Il “Dove sei?”, infatti, indica tutta l’attenzione di Dio verso la sua creatura, verso ciascuno di noi. Dio si rivolge ad Adamo quasi per chiedergli “Perché non sei più quello di prima? Perché hai perso la tua somiglianza con Dio?”
La domanda di Dio non è puramente retorica, ma si tratta della domanda eterna, posta da Dio ad ogni uomo. Dio chiede a ciascuno di noi, oggi, qui, in questo istante: dove sei tu oggi nella tua vita? Rispondere a questa domanda ci aiuta a scoprire quale sia la propria vocazione. Per questo motivo c’è qualcosa di sacro, di santo, di profondo in questa domanda; c’è qualcosa che ci fa uscire dalla nostra sicurezza, dalle nostre cose e dalle nostre case, dal nostro mondo, non per cercare qualcosa di scintillante e rumoroso, ma per lasciarsi trovare da Dio, per incontrare il Signore. Questa domanda, “dove sei?” ci fa uscire da noi stessi per cercare Dio in un mondo che si fa sempre più scettico e che ci dice “Dio è un problema”. Ma non è così! Se noi rispondiamo alla chiamata di Dio, se rispondiamo alla sua domanda, scopriamo che Lui non è il problema, ma che Lui è la soluzione a tutti i problemi. Dio è entrato nella storia, nelle nostre vicende umane e vi è entrato per non uscirne più.

Dopo quello che è successo a Betlemme, a Gerusalemme, a Nazareth, sarà sempre vero che Dio si è fatto uno di noi, sarà sempre vero che uno di noi può partecipare alla natura divina, in Gesù. Tale mistero è realtà e diviene realtà per noi quando mettiamo Dio al centro della nostra vita e apriamo la porta del nostro cuore.
Essenzialmente, diventare prete significa questo, uscire da sé per lasciarsi trovare da Dio. Nel nostro profondo, così come nel profondo di ogni uomo, permane un desiderio, magari inesplorato, che nessuno e nulla può soffocare; tale desiderio non è tanto il desiderio di qualcosa di specifico, non tanto il desiderio di qualcuno in particolare, ma di Qualcosa e Qualcuno che ci sorpassa: è il desiderio di Dio. “Chi fa La volontà di Dio, costui è per me fratello, sorella e madre” (Mc 3,35), dice Gesù nel Vangelo odierno. La vita quotidiana è fatta di relazioni e di incontri la cui verità si scopre e vale in funzione del piano di Dio. Infatti, può essere che si creda di essere quello che si vuole, o si voglia far finta di essere qualcuno che non si è. In realtà, è la relazione in Dio e con Dio che definisce il nostro essere e il nostro esistere, perché è l’unica relazione priva di ambiguità e proprio per questo definisce la nostra verità. Non a caso, Maria, dicono i Padri della Chiesa, è Madre di Cristo più per la fede che per la carne, perché Maria prima dice sì alla Parola, compiendo la volontà di Dio “Sia fatto di me secondo la tua volontà”, e poi dà alla luce Gesù. Così è anche per la nostra vita di fede: quando si sta nel piano di Dio, si sta in comunione con tutti, e gli altri sono per me fratello, sorella e madre. Addirittura, si può stare in comunione con chi è lontano e con chi non è presente.

p0803

Quando invece non si sta nella fede e non si sta in relazione con Dio, non si sta in comunione nemmeno con se stessi e con chi ci sta vicino, non si è in relazione con nessuno.
Concludendo la sua omelia, don Ivan ha riletto le parole che scrisse nel 2004 sul retro dell’immagine ricordo della sua ordinazione: Ho visto una pozzanghera d’acqua, piccola e sporca, baciata da un raggio di sole, brillò della sua luce. Chi ha sperimentato la mia miseria mi perdoni e preghi per me; chi ha beneficiato della Sua luce riflessa su di me

Inizio pagina