Domenica 9 Giugno è stata una Domenica speciale, di festa,
per i partecipanti alla Santa Messa in sede.
Vi erano due importanti ricorrenze da festeggiare: i 20
anni di sacerdozio del nostro Vice Assistente Mons. Ivan
Santus (ordinato nel giorno di Pentecoste dell’anno 2004)
e i 62 anni di Servizio, tra Guardia e Associazione, del socio
Alfonso Tesoro. La Santa
Messa in cappella è stata celebrata
da don Ivan e concelebrata
dal nostro Assistente Spirituale,
Mons. Joseph Murphy
con la presenza del Presidente,
Dott. Stefano Milli, di una folta
rappresentanza del Consiglio di
Presidenza, di molti soci, aspiranti
e allievi. Durante l’omelia,
don Ivan, dopo aver ringraziato
l’Associazione per l’invito a celebrare
insieme il dono del Sacerdozio,
si è lasciato guidare
dalla Parola di Dio che la Liturgia
della X domenica del Tempo
Ordinario proponeva. “Adamo
dove sei?” - ha esclamato il Celebrante
- tale espressione del
libro della Genesi non è una
semplice domanda, ma nasconde
in sé il desiderio di libertà
di Dio per l’uomo. Il “Dove sei?” rappresenta la ricerca,
l’attenzione, la preoccupazione, la passione, il fatto
che Dio si è messo in ricerca dell’uomo. Il “Dove sei?”, infatti,
indica tutta l’attenzione di Dio verso la sua creatura,
verso ciascuno di noi. Dio si rivolge ad Adamo quasi per
chiedergli “Perché non sei più quello di prima? Perché hai
perso la tua somiglianza con Dio?”
La domanda di Dio non è puramente retorica,
ma si tratta della domanda eterna, posta
da Dio ad ogni uomo. Dio chiede a ciascuno
di noi, oggi, qui, in questo istante:
dove sei tu oggi nella tua vita? Rispondere
a questa domanda ci aiuta a scoprire quale
sia la propria vocazione. Per questo motivo
c’è qualcosa di sacro, di santo, di profondo
in questa domanda; c’è qualcosa che ci fa
uscire dalla nostra sicurezza, dalle nostre
cose e dalle nostre case, dal nostro
mondo, non per cercare qualcosa di scintillante
e rumoroso, ma per lasciarsi trovare
da Dio, per incontrare il Signore. Questa
domanda, “dove sei?” ci fa uscire da noi
stessi per cercare Dio in un mondo che si fa sempre più
scettico e che ci dice “Dio è un problema”. Ma non è così!
Se noi rispondiamo alla chiamata di Dio, se rispondiamo
alla sua domanda, scopriamo che Lui non è il problema,
ma che Lui è la soluzione a tutti i problemi. Dio è entrato nella storia, nelle nostre vicende umane e vi è entrato per
non uscirne più.
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Dopo quello che è successo a Betlemme,
a Gerusalemme, a Nazareth, sarà sempre vero che
Dio si è fatto uno di noi, sarà sempre vero che uno di noi
può partecipare alla natura divina, in Gesù. Tale mistero
è realtà e diviene realtà per noi quando mettiamo Dio al
centro della nostra vita e apriamo la porta del
nostro cuore.
Essenzialmente, diventare prete significa questo,
uscire da sé per lasciarsi trovare da Dio.
Nel nostro profondo, così come nel profondo di
ogni uomo, permane un desiderio, magari inesplorato,
che nessuno e nulla può soffocare;
tale desiderio non è tanto il desiderio di qualcosa
di specifico, non tanto il desiderio di qualcuno
in particolare, ma di Qualcosa e Qualcuno
che ci sorpassa: è il desiderio di Dio. “Chi fa La
volontà di Dio, costui è per me fratello, sorella
e madre” (Mc 3,35), dice Gesù nel Vangelo
odierno. La vita quotidiana è fatta di relazioni e
di incontri la cui verità si scopre e vale in funzione
del piano di Dio. Infatti, può essere che si
creda di essere quello che si vuole, o si voglia
far finta di essere qualcuno che non si è. In
realtà, è la relazione in Dio e con Dio che definisce
il nostro essere e il nostro esistere, perché
è l’unica relazione priva di ambiguità e proprio
per questo definisce la nostra verità. Non a
caso, Maria, dicono i Padri della Chiesa, è Madre di Cristo
più per la fede che per la carne, perché Maria prima
dice sì alla Parola, compiendo la volontà di Dio “Sia fatto
di me secondo la tua volontà”, e poi dà alla luce Gesù.
Così è anche per la nostra vita di fede: quando si sta nel
piano di Dio, si sta in comunione con tutti, e gli altri sono
per me fratello, sorella
e madre. Addirittura, si
può stare in comunione
con chi è lontano e con
chi non è presente.
Quando invece non si
sta nella fede e non si
sta in relazione con
Dio, non si sta in comunione
nemmeno
con se stessi e con chi
ci sta vicino, non si è in
relazione con nessuno.
Concludendo la sua
omelia, don Ivan ha riletto
le parole che
scrisse nel 2004 sul retro dell’immagine ricordo della sua
ordinazione: Ho visto una pozzanghera d’acqua, piccola
e sporca, baciata da un raggio di sole, brillò della sua
luce. Chi ha sperimentato la mia miseria mi perdoni e
preghi per me; chi ha beneficiato della Sua luce riflessa su di me |