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  Anno LII Numero 3 giubileo fide constamus avita Settembre - Dicembre 2024

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La notte di Natale Papa Francesco aprirà la Porta Santa della Basilica di San Pietro, invitandoci a metterci in cammino come pellegrini di speranza. La scelta della data non è casuale. Infatti, con la nascita di Gesù nella grotta di Betlemme, la speranza è entrata nel mondo e si è resa visibile.
Facendosi uomo, Dio dimostra di essere stato fedele alla sua parola. Da secoli Israele attendeva l’adempimento delle promesse messianiche. Ora il tempo è compiuto.Dio non abbandona il suo popolo, anzi ha trovato il modo più convincente per dimostrare amore, vicinanza e tenerezza. Diventando un piccolo bambino, indifeso e totalmente dipendente dagli altri, il Figlio di Dio chiede di essere accolto, protetto e nutrito. Mentre contempliamo il “Pargol divin” nel presepe, i nostri cuori si sciolgono e si aprono ad accogliere Colui che ci cambia la vita e riaccende in noi la fiaccola della speranza.
La nascita di Gesù cambia tutto. Spesso, come dice Papa Francesco, quando si parla di speranza, «ci si riferisce a ciò che non è in potere dell’uomo e che non è visibile» (Udienza generale, 21 dicembre 2016). Però, il Natale di Cristo ci parla di una speranza diversa, «una speranza affidabile, visibile e compren-

sibile, perché fondata in Dio» (ibid.). Dio è entrato nel mondo e ci dona la forzadi camminare con Lui. «Dio cammina con noi in Gesù e camminare con Lui verso la pienezza della vita ci dà la forza di stare in maniera nuova nel presente, benché faticoso. Sperare allora per il cristiano significa la certezza di essere in cammino con Cristo verso il Padre che ci attende. La speranza mai è ferma, la speranza sempre è in cammino e ci fa camminare» (ibid.).
Chi vive nella speranza è uno che si alza e cammina.

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Con il Natale si rinnova il mistero meraviglioso di Dio che si fa uomo per abitare in mezzo a noi. È un tempo di speranza, di gioia e di riflessione, un invito a riscoprire il significato più profondo del nostro essere cristiani e del nostro impegno come membri dell’Associazione. Il Natale ci ricorda che Dio è un Dio che si fa vicino, che sceglie di entrare nelle pieghe della nostra quotidianità con l’umiltà e la semplicità di un bambino. Questo mistero ci insegna che il vero potere non sta nella grandezza terrena, ma nell’amore

che sa donarsi. Proprio questa logica dell’amore è il cuore del nostro servizio ai pellegrini, alle comunità che incontriamo e alla Chiesa intera. Come Associazione viviamo il Natale non solo come celebrazione personale o comunitaria, ma come un invito a rinnovare il nostro impegno verso gli altri. Ogni gesto di accoglienza, ogni sorriso donato, ogni parola di conforto offerta ai pellegrini rappresentano un piccolo riflesso di quella luce che è apparsa a Betlemme più di duemila anni fa. Il Natale, però, non

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