Queste tre condizioni
possono essere adempiute qualche giorno prima o dopo di aver compiuto il servizio; tuttavia è conveniente che la comunione e la preghiera secondo le intenzioni del Sommo Pontefice siano fatte nello stesso giorno (cfr. Paolo VI, Costituzione apostolica Indulgentiarum doctrina, Norme, N. 8). Si richiede inoltre che il servizio sia motivato da spirito di carità e che sia escluso qualsiasi affetto al peccato anche veniale.
3. Il pellegrinaggio
Il pellegrinaggio alla tomba degli Apostoli è un altro elemento costante dei giubilei. Il tema del pellegrinaggio è intimamente legato a quello della vita cristiana concepita come cammino e quindi anche al tema giubilare della speranza. Infatti, come dice il Santo Padre, la vita cristiana è un cammino «che ha bisogno anche di momenti forti per nutrire e irrobustire la speranza, insostituibile compagna che fa intravedere la meta: l’incontro con il Signore Gesù» (Spes non confundit, n. 5). Nel corso degli ultimi decenni, sono diventati sempre più frequenti i pellegrinaggi a piedi a diversi luoghi significativi della cristianità, come Roma, Santiago di Compostela eAssisi. In Italia, all’antica via Francigena si sono aggiunti di recente altri cammini, come quelli di San Benedetto, San Francesco e Sant’Antonio. Attirano tante persone, soprattutto i giovani. Quelli che intraprendono le fatiche del cammino lo fanno per diversi motivi, non sempre per ragioni esplicitamente religiose. Tuttavia, come dice Papa Francesco, mettersi in cammino «è tipico di chi va alla ricerca del senso della vita. Il pellegrinaggio a piedi favorisce molto la riscoperta del valore del silenzio, della fatica, dell’essenzialità» (n. 5).
Durante l’Anno Santo del 2025, per vivere intensamente l’esperienza giubilare, verranno proposti diversi pellegrinaggi o itinerari di fede all’interno della città di Roma, che possono essere compiuti facilmente a piedi. Oltre al tradizionale pellegrinaggio delle Sette Chiese voluto da San Filippo Neri, si aggiungeranno l’Iter Europaeum, che collega le chiese associate ai Paesi membri della
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Unione Europea, e il percorso che ricorda le Donne Dottori della Chiesa e Patrone d’Europa. Al riguardo, il Papa auspica che queste chiese possano essere «oasi di spiritualità dove ristorare il cammino della fede e abbeverarsi alle sorgenti della speranza, anzitutto accostandosi al Sacramento della Riconciliazione, insostituibile punto di partenza di un reale cammino di conversione» (n. 5).
4. La speranza La speranza, come la definisce il Catechismo della Chiesa Cattolica, «è la virtù teologale per la quale desideriamo il regno dei cieli e la vita eterna come nostra felicità, riponendo la nostra fiducia nelle promesse di Cristo e appoggiandoci non sulle nostre forze, ma sull’aiuto della grazia dello Spirito Santo» (n. 1817). Essa risponde all’aspirazione di felicità che Dio ha posto nel cuore di ciascuno di noi, ci incoraggia nel nostro impegno per migliorare il mondo, ci salvaguarda dallo scoraggiamento, ci sostiene in tutti i momenti più bui della vita e dilata il cuore nell’attesa della beatitudine eterna. Inoltre, ci preserva dall’egoismo e conduce alla gioia della carità (cfr. n. 2018). Papa Francesco ha voluto la speranza come tema centrale dell’Anno Santo del 2025. Al riguardo, si invita a leggere attentamente la Bolla di indizione Spes non confundit, che offre un percorso costruito sul tema della speranza. Dopo aver ricordato nella sezione intitolata «Una Parola di speranza» alcuni elementi fondamentali dell’insegnamento paolino sulla speranza (nn. 2-4), il Papa presenta l’Anno Santo come un cammino di speranza (nn. 5-6). Successivamente, Papa Francesco propone otto segni giubilari di speranza, indicativi della presenza dell’agire salvifico di Dio nel mondo e nella nostra storia (nn. 7-15). L’intento è di tenere unite le dimensioni sociali della speranza e quelle spirituali; viene sottolineata, quindi, l’unità profonda dell’annuncio della speranza e dei segni concreti che lo rendono tangibile. L’annuncio non può limitarsi alle parole; deve diventare evidente nella nostra vita e nella vita del mondo. Non possiamo accontentarci di una bella esperienza spirituale individuale; quella esperienza deve spronarci a rimboccarci le maniche e adoperarci per riaccendere la fiaccola della speranza laddove c’è paura, sconforto, dubbio, pessimismo, solitudine o sofferenza di qualsiasi tipo. Un primo segno di speranza è la pace. Attualmente il mondo si trova ancora una volta dilaniato da tante situazioni di guerra e di violenza. Il Giubileo ci spinge a lavorare per la pace: «L’esigenza della pace interpella tutti e impone di perseguire progetti concreti» (n. 8). Altri segni della speranza, per i quali dobbiamo impegnarci sempre di più, sono l’apertura alla vita (n. 9), il miglioramento delle condizioni dei detenuti (n. 10), nonché l’attenzione ai malati (n. 11), ai giovani (n. 12), ai migranti, agli esuli, ai profughi e ai rifugiati (n. 13), agli anziani (n. 14) e ai poveri (n. 15).
Il Papa prosegue con alcuni «Appelli per la speranza» rivolti soprattutto a quanti detengono le sorti dell’umanità, affinchè si dimostrino più respon-
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