News 2024
23 Giugno - Festa dell'Associazione
Domenica, 23 Giugno 2024. Messa Solenne per la Festa dell’Associazione presso l’altare della
cattedra nella Basilica Papale di San Giovanni in Laterano presieduta dal nostro Assistente Mons. Joseph
Murphy, Sottosegretario per il personale diplomatico della Santa Sede e, concelebrata tra gli altri dal
nostro Vice Assistente Mons. Ivan Santus, segretario particolare del Segretario di Stato, Sua Eminenza
Reverendissima il Cardinale Pietro Parolin Mons. Massimiliano Boiardi, Mons. Jan Dubina dell’Ufficio
delle Celebrazioni Liturgiche di Sua Santità Papa Francesco e il Rev. Padre Christian Blümel OT,
Procuratore Generale dell'Ordine Teutonico presso la Santa Sede.
Prima della liturgia, ciascuno dei cinquantatré nuovi Soci, il più grande numero di nuovi soci dalla fondazione del Sodalizio, è stato chiamato all’altare della cattedra e, dopo aver ricevuto il Santo Vangelo, ha prestato la Solenne promessa di testimonianza, apostolato e fedeltà alla Sede Apostolica alla persona e al magistero del Sommo Pontefice, sancendo ufficialmente l’ingresso nel Sodalizio.
Nella omelia, Mons. Murphy ha sottolineato il profondo significato di essere socio del Sodalizio: essere cristiano nel senso pieno del termine, vivendo secondo i comportamenti fondamentali di fede, speranza e carità, ispirati da Dio nel battesimo. Principi di un dinamismo spirituale e soprannaturale, che esprimono l’essenza della via cristiana. La liturgia della parola di questa celebrazione eucaristica ci invita a riflettere e a riscoprire l’importanza delle virtù teologali per la nostra vita cristiana, per la nostra testimonianza e per il nostro servizio. La fede, ha proseguito il prelato commentando la prima lettura del Vangelo del giorno (Mc 4 35,41) la ritroviamo anche nei vari pericoli e nelle difficoltà nella nostra vita quotidiana che sembrano insormontabili, momenti di buio quando non vediamo più la strada da seguire, quando ci sentiamo scoraggiati e abbandonati. In realtà, però, sono questi i momenti in cui Gesù ci invita a credere in modo più profondo e maturo. Nelle nostre difficoltà, nelle nostre sofferenze, non esitiamo a rivolgerci a lui e gridare aiuto con la schiettezza dei discepoli: «Aiutami! Non abbandonarmi! Senza di te, sono perduto!». Il Vangelo di oggi ci invita a credere in Gesù, vero Dio, che può risolvere tutte le situazioni che sembrano senza speranza e superare tutti i pericoli che minacciano la nostra vita cristiana. La speranza, la seconda virtù teologale, la vivremo specie nell’Anno Giubilare 2025, che ci invita ad approfondire e profondere il messaggio della speranza verso gli altri, specie verso coloro che vivono in situazioni di guerra o di persecuzione, verso gli oppressi, gli emarginati, gli abbandonati, i detenuti, i poveri, gli ammalati, i migranti, ai giovani, gli anziani, verso tutti coloro che credono che la vita non valga più la pena di essere vissuta. Infatti, la speranza alza il nostro sguardo e orienta la nostra vita verso il suo ultimo traguardo, che è la vita eterna. La speranza «è la virtù teologale per la quale desideriamo [...] la vita eterna come nostra felicità» (Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 1817). Grazie alla speranza, abbiamo «la certezza che la storia dell’umanità e di ciascuno di noi non corrono verso un punto cieco o un baratro oscuro, ma sono orientate all’incontro con il Signore della gloria» (Papa Francesco, Spes non confundit, n. 19). Questa speranza ci spinge ancor più a diffondere i valori del Vangelo, i soli che possono garantire per tutti un futuro migliore e una società più equa e più giusta. Nel corso dell’Anno giubilare, milioni di fedeli raggiungeranno Roma e le Basiliche Papali per vivere questo momento di grazia. Noi, «artigiani dell’accoglienza», come ci ha definiti il Santo Padre, testimoni credibili della fede e dell’amore che portiamo nel cuore saremo lì ad accoglierli. Spinti dalla speranza che anima il nostro servizio, offriremo a ciascuno il dono del sorriso, «un gesto di amicizia, uno sguardo fraterno, un ascolto sincero, un servizio gratuito, sapendo che, nello Spirito di Gesù, ciò può diventare per chi lo riceve un seme fecondo di speranza» (Papa Francesco, Spes non confundit, n.18). Infine, la carità, la terza virtù teologale che ritroviamo nella seconda lettura del giorno, ove San Paolo afferma: «L’amore di Cristo ci possiede»; «Caritas Christi urget nos» (2 Cor 5,14). L’amore di Cristo ci vincola, ci spinge. La nostra vita cristiana è fondata sull’amore di Cristo verso di noi, sull’amore che ha manifestato pienamente nella sua morte sulla croce per la nostra salvezza. Un amore che non abbiamo meritato, che ci precede, che ci è stato donato. «Noi amiamo perché egli ci ha amati per primo» (1 Gv 4,19). Gesù ci ha amato sino alla fine e ha consegnato se stesso alla morte per noi, per salvarci e trasformare completamente la nostra vita. «Egli è morto per tutti, perché quelli che vivono non vivano più per se stessi, ma per colui che è morto e risorto per loro» (2 Cor 5,15). Dobbiamo vivere per accogliere il dono della vita nuova che egli ha ottenuto per noi e condurre una vita incentrata sull’amore, rinunciando all’egoismo e vivendo per bene degli altri e non per i nostri interessi o vantaggi. Si tratta di rispondere all’amore straordinario e senza limiti di Dio. Questo è il significato autentico e la motivazione profonda del nostro servizio. Viviamo il nostro servizio con amore. Ciò che faremo al più piccolo dei fratelli o sorelle di Gesù lo faremo a lui. Quando siamo di servizio, ogni persona che incontriamo è una persona per la quale Cristo è morto, una persona alla quale egli ha offerto una vita nuova, una persona che siamo chiamati ad accogliere come Gesù, una persona che aspetta da noi un segno di accoglienza.
Al termine della Santa Messa, il Presidente ha rivolto un caloroso saluto a tutti i soci unitamente alle famiglie e agli amici e, un particolare ringraziamento a Mons. Joseph Murphy e a Mons. Ivan Santus, Mons. Massimiliano Boiardi e Mons. Jan Dubina, ricordando ai nuovi soci che con la Solenne promessa prestata, ciascuno ha rinnovato l’impegno verso Dio, verso gli altri e verso se stesso. Una promessa di amore, di servizio, di fedeltà. Una scelta di vivere secondo i valori del Vangelo, di mettere al centro della vostra vita l’insegnamento di Gesù e di testimoniarlo con le vostra azioni quotidiane. Il Giubileo, ormai alle porte, è un tempo di grazia, di perdono, di rinnovamento spirituale, in cui siamo chiamati a riscoprire la misericordia di Dio e a diventare strumenti di questa misericordia nell’accoglienza dei fedeli. L’accoglienza è un momento cruciale del nostro servizio. Oggi, più che mai il mondo ha bisogno del vostro entusiasmo, della vostra energia, del vostro coraggio. Che il Signore vi benedica e custodisca il vostro operato.
Successivamente, tutti i presenti, unitamente ad amici e familiari sono stati invitati a visitare le suggestive e meravigliose stanze del Vescovo di Roma, all’interno della Basilica Papale di San Giovanni in Laterano. Dieci sale maestosamente affrescate, tra cui la Sala dei pontefici in cui furono firmati l’11febbraio 1929 i Patti Lateranensi e ove è conservata ripiegata la bandiera pontificia che venne ammainata a Castel Sant’Angelo dopo la presa di Porta Pia, e i sobri interni dell’appartamento privato riservato al Sommo Pontefice. Accompagnati in ordinati gruppi da guide serie e professionali, il percorso culturale è iniziato dalla Sala dei pontefici, raffigurante diciannove pontefici lungo il fregio del registro superiore della sala. Quindi il cammino è proseguito con la visita alla Sala degli Imperatori, dal nome dei quattordici imperatori che hanno difeso e custodito la fede cristiana nei propri regni, rappresentati all’interno della sala, riccamente impreziosita ulteriormente da magnifici arazzi e quadri a tema religioso. La Sala di Samuele dalle decorazioni parietali rappresentanti le vicende bibliche di Samuele, realizzate da Cesare Nebbia e Giovanni Guerra. La Sala di David, la cui volta raffigurante cinque episodi della vita del re David, finemente decorata con stucchi dorati e caratterizzata ai quattro angoli della sala dagli stemmi araldici di Papa Sisto V, con a latere coppie di figure allegoriche femminili: la Concordia, la Pietà, la Temperanza, la Prudenza, la Giustizia e la Fortezza. La Sala di Salomone, con cinque affreschi rappresentanti alcuni episodi della vita del re Salomone e dalle cui finestre è possibile vedere il meraviglioso obelisco, alto 32 metri in granito rosso, trasportato da Tebe a Roma dall’imperatore Costanzo II°, e successivamente trasportato dal Circo Massimo al Laterano da Papa Sisto V e per collocarlo in asse con la Basilica di Santa Maria Maggiore. La Sala di Elia, la cui volta, finemente affrescata con cinque episodi della vita del profeta Elia che combatte per la purificazione del culto a scapito di quello verso falsi dei. La Sala degli Apostoli, dalle decorazioni parietali dove sono affrescati dieci grandi episodi della vita di Gesù, afferenti la missione degli Apostoli. La disposizione di questi affreschi è pensata al fine di dare l’illusione che vi siano grandi arazzi alternati da quadri. La Sala di Costantino il Grande dagli affreschi raffiguranti la vita dell’imperatore, tra figure allegoriche e paesaggi simbolici. Infine, l’appartamento privato del Sommo Pontefice, composto da quattro stanze arredate in modo austero: la sala da pranzo, la camera da letto, la biblioteca con anticamera e infine la cappella, in cui il Sommo Pontefice è Servus servorum Dei.
Prima della liturgia, ciascuno dei cinquantatré nuovi Soci, il più grande numero di nuovi soci dalla fondazione del Sodalizio, è stato chiamato all’altare della cattedra e, dopo aver ricevuto il Santo Vangelo, ha prestato la Solenne promessa di testimonianza, apostolato e fedeltà alla Sede Apostolica alla persona e al magistero del Sommo Pontefice, sancendo ufficialmente l’ingresso nel Sodalizio.
Nella omelia, Mons. Murphy ha sottolineato il profondo significato di essere socio del Sodalizio: essere cristiano nel senso pieno del termine, vivendo secondo i comportamenti fondamentali di fede, speranza e carità, ispirati da Dio nel battesimo. Principi di un dinamismo spirituale e soprannaturale, che esprimono l’essenza della via cristiana. La liturgia della parola di questa celebrazione eucaristica ci invita a riflettere e a riscoprire l’importanza delle virtù teologali per la nostra vita cristiana, per la nostra testimonianza e per il nostro servizio. La fede, ha proseguito il prelato commentando la prima lettura del Vangelo del giorno (Mc 4 35,41) la ritroviamo anche nei vari pericoli e nelle difficoltà nella nostra vita quotidiana che sembrano insormontabili, momenti di buio quando non vediamo più la strada da seguire, quando ci sentiamo scoraggiati e abbandonati. In realtà, però, sono questi i momenti in cui Gesù ci invita a credere in modo più profondo e maturo. Nelle nostre difficoltà, nelle nostre sofferenze, non esitiamo a rivolgerci a lui e gridare aiuto con la schiettezza dei discepoli: «Aiutami! Non abbandonarmi! Senza di te, sono perduto!». Il Vangelo di oggi ci invita a credere in Gesù, vero Dio, che può risolvere tutte le situazioni che sembrano senza speranza e superare tutti i pericoli che minacciano la nostra vita cristiana. La speranza, la seconda virtù teologale, la vivremo specie nell’Anno Giubilare 2025, che ci invita ad approfondire e profondere il messaggio della speranza verso gli altri, specie verso coloro che vivono in situazioni di guerra o di persecuzione, verso gli oppressi, gli emarginati, gli abbandonati, i detenuti, i poveri, gli ammalati, i migranti, ai giovani, gli anziani, verso tutti coloro che credono che la vita non valga più la pena di essere vissuta. Infatti, la speranza alza il nostro sguardo e orienta la nostra vita verso il suo ultimo traguardo, che è la vita eterna. La speranza «è la virtù teologale per la quale desideriamo [...] la vita eterna come nostra felicità» (Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 1817). Grazie alla speranza, abbiamo «la certezza che la storia dell’umanità e di ciascuno di noi non corrono verso un punto cieco o un baratro oscuro, ma sono orientate all’incontro con il Signore della gloria» (Papa Francesco, Spes non confundit, n. 19). Questa speranza ci spinge ancor più a diffondere i valori del Vangelo, i soli che possono garantire per tutti un futuro migliore e una società più equa e più giusta. Nel corso dell’Anno giubilare, milioni di fedeli raggiungeranno Roma e le Basiliche Papali per vivere questo momento di grazia. Noi, «artigiani dell’accoglienza», come ci ha definiti il Santo Padre, testimoni credibili della fede e dell’amore che portiamo nel cuore saremo lì ad accoglierli. Spinti dalla speranza che anima il nostro servizio, offriremo a ciascuno il dono del sorriso, «un gesto di amicizia, uno sguardo fraterno, un ascolto sincero, un servizio gratuito, sapendo che, nello Spirito di Gesù, ciò può diventare per chi lo riceve un seme fecondo di speranza» (Papa Francesco, Spes non confundit, n.18). Infine, la carità, la terza virtù teologale che ritroviamo nella seconda lettura del giorno, ove San Paolo afferma: «L’amore di Cristo ci possiede»; «Caritas Christi urget nos» (2 Cor 5,14). L’amore di Cristo ci vincola, ci spinge. La nostra vita cristiana è fondata sull’amore di Cristo verso di noi, sull’amore che ha manifestato pienamente nella sua morte sulla croce per la nostra salvezza. Un amore che non abbiamo meritato, che ci precede, che ci è stato donato. «Noi amiamo perché egli ci ha amati per primo» (1 Gv 4,19). Gesù ci ha amato sino alla fine e ha consegnato se stesso alla morte per noi, per salvarci e trasformare completamente la nostra vita. «Egli è morto per tutti, perché quelli che vivono non vivano più per se stessi, ma per colui che è morto e risorto per loro» (2 Cor 5,15). Dobbiamo vivere per accogliere il dono della vita nuova che egli ha ottenuto per noi e condurre una vita incentrata sull’amore, rinunciando all’egoismo e vivendo per bene degli altri e non per i nostri interessi o vantaggi. Si tratta di rispondere all’amore straordinario e senza limiti di Dio. Questo è il significato autentico e la motivazione profonda del nostro servizio. Viviamo il nostro servizio con amore. Ciò che faremo al più piccolo dei fratelli o sorelle di Gesù lo faremo a lui. Quando siamo di servizio, ogni persona che incontriamo è una persona per la quale Cristo è morto, una persona alla quale egli ha offerto una vita nuova, una persona che siamo chiamati ad accogliere come Gesù, una persona che aspetta da noi un segno di accoglienza.
Al termine della Santa Messa, il Presidente ha rivolto un caloroso saluto a tutti i soci unitamente alle famiglie e agli amici e, un particolare ringraziamento a Mons. Joseph Murphy e a Mons. Ivan Santus, Mons. Massimiliano Boiardi e Mons. Jan Dubina, ricordando ai nuovi soci che con la Solenne promessa prestata, ciascuno ha rinnovato l’impegno verso Dio, verso gli altri e verso se stesso. Una promessa di amore, di servizio, di fedeltà. Una scelta di vivere secondo i valori del Vangelo, di mettere al centro della vostra vita l’insegnamento di Gesù e di testimoniarlo con le vostra azioni quotidiane. Il Giubileo, ormai alle porte, è un tempo di grazia, di perdono, di rinnovamento spirituale, in cui siamo chiamati a riscoprire la misericordia di Dio e a diventare strumenti di questa misericordia nell’accoglienza dei fedeli. L’accoglienza è un momento cruciale del nostro servizio. Oggi, più che mai il mondo ha bisogno del vostro entusiasmo, della vostra energia, del vostro coraggio. Che il Signore vi benedica e custodisca il vostro operato.
Successivamente, tutti i presenti, unitamente ad amici e familiari sono stati invitati a visitare le suggestive e meravigliose stanze del Vescovo di Roma, all’interno della Basilica Papale di San Giovanni in Laterano. Dieci sale maestosamente affrescate, tra cui la Sala dei pontefici in cui furono firmati l’11febbraio 1929 i Patti Lateranensi e ove è conservata ripiegata la bandiera pontificia che venne ammainata a Castel Sant’Angelo dopo la presa di Porta Pia, e i sobri interni dell’appartamento privato riservato al Sommo Pontefice. Accompagnati in ordinati gruppi da guide serie e professionali, il percorso culturale è iniziato dalla Sala dei pontefici, raffigurante diciannove pontefici lungo il fregio del registro superiore della sala. Quindi il cammino è proseguito con la visita alla Sala degli Imperatori, dal nome dei quattordici imperatori che hanno difeso e custodito la fede cristiana nei propri regni, rappresentati all’interno della sala, riccamente impreziosita ulteriormente da magnifici arazzi e quadri a tema religioso. La Sala di Samuele dalle decorazioni parietali rappresentanti le vicende bibliche di Samuele, realizzate da Cesare Nebbia e Giovanni Guerra. La Sala di David, la cui volta raffigurante cinque episodi della vita del re David, finemente decorata con stucchi dorati e caratterizzata ai quattro angoli della sala dagli stemmi araldici di Papa Sisto V, con a latere coppie di figure allegoriche femminili: la Concordia, la Pietà, la Temperanza, la Prudenza, la Giustizia e la Fortezza. La Sala di Salomone, con cinque affreschi rappresentanti alcuni episodi della vita del re Salomone e dalle cui finestre è possibile vedere il meraviglioso obelisco, alto 32 metri in granito rosso, trasportato da Tebe a Roma dall’imperatore Costanzo II°, e successivamente trasportato dal Circo Massimo al Laterano da Papa Sisto V e per collocarlo in asse con la Basilica di Santa Maria Maggiore. La Sala di Elia, la cui volta, finemente affrescata con cinque episodi della vita del profeta Elia che combatte per la purificazione del culto a scapito di quello verso falsi dei. La Sala degli Apostoli, dalle decorazioni parietali dove sono affrescati dieci grandi episodi della vita di Gesù, afferenti la missione degli Apostoli. La disposizione di questi affreschi è pensata al fine di dare l’illusione che vi siano grandi arazzi alternati da quadri. La Sala di Costantino il Grande dagli affreschi raffiguranti la vita dell’imperatore, tra figure allegoriche e paesaggi simbolici. Infine, l’appartamento privato del Sommo Pontefice, composto da quattro stanze arredate in modo austero: la sala da pranzo, la camera da letto, la biblioteca con anticamera e infine la cappella, in cui il Sommo Pontefice è Servus servorum Dei.
Luca Valente
24 Marzo - Domenica delle Palme
Domenica, 24 Marzo 2024.Messa Solenne nella Cappella dell’Associazione presieduta Mons. Joseph Murphy, Assistente Spirituale del Sodalizio per la celebrazione della Domenica delle Palme, preceduta dalla benedizione degli ulivi distribuiti ai numerosi soci, allievi, aspiranti, familiari ed amici accorsi.
Nell’omelia Mons. Murphy, commentando la Passione di nostro Signore Gesù Cristo secondo il Vangelo di Marco (Mc 14,1-15,47) ha voluto sottolineare l’importanza della liturgia con la quale entriamo nella settimana santa, la settimana più importante dell’anno liturgico, la settimana in cui ricordiamo e partecipiamo alla passione, alla morte e alla resurrezione di Gesù.
La lettura della Passione ci invita proprio a meditare sul significato di ciò che è capitato a Gesù, la sua passione e morte, un evento atroce, l’esecuzione di un criminale secondo tutto il rigore della prassi romana. Gesù viene giustiziato. Se ci fosse solo questo brutto evento non capiremmo in pieno il suo significato. E’ per questo motivo che Gesù il giorno prima della sua morte ha voluto dare un significato a ciò che stava per accadere.
Questo significato, lo troviamo proprio nella celebrazione della Pasqua, festa annuale in cui si ricordava la liberazione del popolo di Israele dalla schiavitù in Egitto. Gesù ha voluto dare a questa festa un significato nuovo più pieno, un significato si di liberazione della schiavitù ma questa volta di liberazione dalla schiavitù dalla morte, attraverso la consegna libera che fa di stesso alla morte.
Gesù ci libera dalla schiavitù alla morte attraverso un’azione simbolica, che noi ricordiamo ogni giorno. Attraverso l’istituzione della eucarestia all’ultima cena Gesù prende il pane offre la benedizione, spezza il pane e lo distribuisce dicendo questo è il mio corpo, poi con il calice pieno di vino dice questo è il mio sangue per l’alleanza versato per voi.
Questo da un nuovo significato sia alla Pasqua sia alla sua morte. Gesù sa che sarà tradito, Gesù sa che perfino Pietro lo tradirà. Un altro uomo sarebbe forse deluso, arrabbiato ma non Gesù. Gesù ama i suoi fino alla fine ed esprime questo amore attraverso questo grande dono che offre ai suoi discepoli, prendete io mi do a voi questo è il mio corpo, questo il mio sangue, sangue di vita, simbolo di vita con Dio. Nel versare il suo sangue, nel consegnare la sua vita stabilisce l’alleanza tra Dio e il popolo, tra lui stesso ei suoi discepoli.
Noi dobbiamo ricordare che quando ci raduniamo per la celebrazione della messa, non è un semplice momento conviviale, non è il raduno degli amici per ricordare una grande figura del passato.
Noi dobbiamo ricordare che la messa eucaristica per i cristiani ci è stata data in circostanze drammatiche, in cui Gesù è circondato dal tradimento, dal rinnegamento, dall’inimicizia e in mezzo a queste situazioni così disperate, Gesù parla del suo amore, consegnando la sua vita per la vita dell’uomo ed è questo che da il significato pieno a ciò che si sta per compiere. Tutto questo è contraddistinto dall’amore di Gesù, lui subisce tutto questo per noi.
Quando noi partecipiamo alla Santa messa, credo che il primo atteggiamento che dobbiamo avere è quello del ringraziamento attraverso l’eucarestia che vuol dire rendere grazia, un rendimento di grazia per tutto ciò che Gesù ha fatto per noi e continua a fare per noi.
Non è solo un ricordo non è solo una evocazione del passato, ma misteriosamente, in ogni singola messa, il sacrificio di Gesù sul calvario è reso presente e opera il bene che Gesù ha fatto a tutta l’umanità sul calvario,quindi ci viene comunicato continuamente in ogni celebrazione della Santa messa.
Quindi, dobbiamo pensare a questo grande dono che Gesù ci ha dato, è stato lui a dire: fate questo in memoria di me. È sempre lui a offrire il suo corpo e la sua vita per noi per la nostra salvezza.
Certamente Gesù avrebbe potuto sfuggire a questo destino, ma per manifestare il suo amore per il padre e per gli uomini ha accettato tutto.
Voi vedete che nel processo di Gesù si sono due accuse: uno i falsi testimoni dicono che quest’uomo distruggerà il tempio in tre giorni. Nel vangelo giudaico non è detto io distruggerò, ma è detto voi distruggete il tempio, io ricostruirò. E cosa capita sul calvario? Il tempio il luogo della presenza di Dio che è il suo corpo viene distrutto e tre giorni dopo è risorto. Quindi è vero ciò che Gesù ha detto.
La seconda accusa del sommo sacerdote sei tu il Cristo il figlio del pentimento? Una domanda sulla propria identità, alla quale Gesù risponde: io lo so. Poi è quando sulla croce viene provocato dalla gente Tu che distruggi il tempio e lo ricostruisci in tre giorni, salva te stesso. Gesù accoglie pienamente la volontà del padre. E anche questo grido ultimo: Dio mio, Dio mio perché mi hai abbandonato? Se si legge attentamente il salmo 22, si trova che Gesù si rivolge a Dio con un’espressione di fiducia e poi alla fine sa che Dio è vicino. Gesù dice: Signore mia forza vieni presto in mio aiuto, poi dice il Signore mi ha ascoltato. Gesù sa che Dio è con lui. Quindi in un modo molto provvidenziale le due accuse rivolte a Gesù al processo adesso sono trasformate in verità. Gesù è il vero figlio di Dio. Se Gesù accoglie la morte, se non risponde alla provocazione, non dimostra il suo potere, vuole dimostrare fin dove arriva l’amore di Dio per l’uomo. Gesù accetta questo momento drammatico per farci risorgere e tutto questo per noi. Una delle prime figure che apparve in questo racconto della passione è una donna che non viene nominata che porta un vaso di alabastro pieno di un raro profumo e lo rompe e versa questo profumo costosissimo interamente. Lei apre tutto il suo cuore a Gesù, lei ha capito l’amore di Gesù e risponde con amore. Questa deve essere la nostra reazione in questa settima, noi siamo chiamati proprio ad accompagnare Gesù durante la sua passione, morte, fino alla sepoltura nella tomba e alla sua resurrezione. Accompagniamo Gesù con amore e ringraziamolo per tutto ciò che ha fatto per noi. Accogliamo il suo dono di vita, di verità e di amore.
Nell’omelia Mons. Murphy, commentando la Passione di nostro Signore Gesù Cristo secondo il Vangelo di Marco (Mc 14,1-15,47) ha voluto sottolineare l’importanza della liturgia con la quale entriamo nella settimana santa, la settimana più importante dell’anno liturgico, la settimana in cui ricordiamo e partecipiamo alla passione, alla morte e alla resurrezione di Gesù.
La lettura della Passione ci invita proprio a meditare sul significato di ciò che è capitato a Gesù, la sua passione e morte, un evento atroce, l’esecuzione di un criminale secondo tutto il rigore della prassi romana. Gesù viene giustiziato. Se ci fosse solo questo brutto evento non capiremmo in pieno il suo significato. E’ per questo motivo che Gesù il giorno prima della sua morte ha voluto dare un significato a ciò che stava per accadere.
Questo significato, lo troviamo proprio nella celebrazione della Pasqua, festa annuale in cui si ricordava la liberazione del popolo di Israele dalla schiavitù in Egitto. Gesù ha voluto dare a questa festa un significato nuovo più pieno, un significato si di liberazione della schiavitù ma questa volta di liberazione dalla schiavitù dalla morte, attraverso la consegna libera che fa di stesso alla morte.
Gesù ci libera dalla schiavitù alla morte attraverso un’azione simbolica, che noi ricordiamo ogni giorno. Attraverso l’istituzione della eucarestia all’ultima cena Gesù prende il pane offre la benedizione, spezza il pane e lo distribuisce dicendo questo è il mio corpo, poi con il calice pieno di vino dice questo è il mio sangue per l’alleanza versato per voi.
Questo da un nuovo significato sia alla Pasqua sia alla sua morte. Gesù sa che sarà tradito, Gesù sa che perfino Pietro lo tradirà. Un altro uomo sarebbe forse deluso, arrabbiato ma non Gesù. Gesù ama i suoi fino alla fine ed esprime questo amore attraverso questo grande dono che offre ai suoi discepoli, prendete io mi do a voi questo è il mio corpo, questo il mio sangue, sangue di vita, simbolo di vita con Dio. Nel versare il suo sangue, nel consegnare la sua vita stabilisce l’alleanza tra Dio e il popolo, tra lui stesso ei suoi discepoli.
Noi dobbiamo ricordare che quando ci raduniamo per la celebrazione della messa, non è un semplice momento conviviale, non è il raduno degli amici per ricordare una grande figura del passato.
Noi dobbiamo ricordare che la messa eucaristica per i cristiani ci è stata data in circostanze drammatiche, in cui Gesù è circondato dal tradimento, dal rinnegamento, dall’inimicizia e in mezzo a queste situazioni così disperate, Gesù parla del suo amore, consegnando la sua vita per la vita dell’uomo ed è questo che da il significato pieno a ciò che si sta per compiere. Tutto questo è contraddistinto dall’amore di Gesù, lui subisce tutto questo per noi.
Quando noi partecipiamo alla Santa messa, credo che il primo atteggiamento che dobbiamo avere è quello del ringraziamento attraverso l’eucarestia che vuol dire rendere grazia, un rendimento di grazia per tutto ciò che Gesù ha fatto per noi e continua a fare per noi.
Non è solo un ricordo non è solo una evocazione del passato, ma misteriosamente, in ogni singola messa, il sacrificio di Gesù sul calvario è reso presente e opera il bene che Gesù ha fatto a tutta l’umanità sul calvario,quindi ci viene comunicato continuamente in ogni celebrazione della Santa messa.
Quindi, dobbiamo pensare a questo grande dono che Gesù ci ha dato, è stato lui a dire: fate questo in memoria di me. È sempre lui a offrire il suo corpo e la sua vita per noi per la nostra salvezza.
Certamente Gesù avrebbe potuto sfuggire a questo destino, ma per manifestare il suo amore per il padre e per gli uomini ha accettato tutto.
Voi vedete che nel processo di Gesù si sono due accuse: uno i falsi testimoni dicono che quest’uomo distruggerà il tempio in tre giorni. Nel vangelo giudaico non è detto io distruggerò, ma è detto voi distruggete il tempio, io ricostruirò. E cosa capita sul calvario? Il tempio il luogo della presenza di Dio che è il suo corpo viene distrutto e tre giorni dopo è risorto. Quindi è vero ciò che Gesù ha detto.
La seconda accusa del sommo sacerdote sei tu il Cristo il figlio del pentimento? Una domanda sulla propria identità, alla quale Gesù risponde: io lo so. Poi è quando sulla croce viene provocato dalla gente Tu che distruggi il tempio e lo ricostruisci in tre giorni, salva te stesso. Gesù accoglie pienamente la volontà del padre. E anche questo grido ultimo: Dio mio, Dio mio perché mi hai abbandonato? Se si legge attentamente il salmo 22, si trova che Gesù si rivolge a Dio con un’espressione di fiducia e poi alla fine sa che Dio è vicino. Gesù dice: Signore mia forza vieni presto in mio aiuto, poi dice il Signore mi ha ascoltato. Gesù sa che Dio è con lui. Quindi in un modo molto provvidenziale le due accuse rivolte a Gesù al processo adesso sono trasformate in verità. Gesù è il vero figlio di Dio. Se Gesù accoglie la morte, se non risponde alla provocazione, non dimostra il suo potere, vuole dimostrare fin dove arriva l’amore di Dio per l’uomo. Gesù accetta questo momento drammatico per farci risorgere e tutto questo per noi. Una delle prime figure che apparve in questo racconto della passione è una donna che non viene nominata che porta un vaso di alabastro pieno di un raro profumo e lo rompe e versa questo profumo costosissimo interamente. Lei apre tutto il suo cuore a Gesù, lei ha capito l’amore di Gesù e risponde con amore. Questa deve essere la nostra reazione in questa settima, noi siamo chiamati proprio ad accompagnare Gesù durante la sua passione, morte, fino alla sepoltura nella tomba e alla sua resurrezione. Accompagniamo Gesù con amore e ringraziamolo per tutto ciò che ha fatto per noi. Accogliamo il suo dono di vita, di verità e di amore.
Luca Valente
18 Febbraio - Ritiro spirituale
Domenica, 18 Febbraio 2024, tradizionale Ritiro Spirituale di preparazione al cammino quaresimale presso la Casa di Esercizi Spirituali dei Padri Passionisti al Celio. Dopo le Lodi mattutine presiedute da Mons. Murphy, Padre Nunno Ventura, dottorando in Teologia Dogmatica presso la Pontificia Università Gregoriana, ha proposto due importanti meditazioni partendo dall’esegesi del versetto: “Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua”, tratto dal Vangelo secondo Luca (9, 23, 33-46)
Nella prima meditazione, Padre Nunno si è interrogato sul significato intrinseco del racconto di Luca: che cosa vuol dire prendere la croce, la nostra croce, ma soprattutto qual’é la nostra croce ?
Tipico della quaresima è il testo della prima lettera di San Pietro Apostolo (1Pt, 3,18-22) il cammino della croce dei discepoli che non può essere altro che il cammino della croce di Gesù. Possiamo trovare alcune croci senza Cristo, però mai, mai troveremo il Cristo senza croce. Il risorto quando appare nel primo giorno della prima settimana al cenacolo dei discepoli, appare con le sue piaghe perché la resurrezione non è l’eliminazione, la cancellazione delle piaghe, ma é la sua trasfigurazione con la luce pasquale, la croce è il simbolo del cristianesimo e ciò che ci identifica.
In questo breve versetto ci sono le quattro caratteristiche del discepolo: 1) la libertà. Gesù ci invita non ci costringe, perché nell’amore non c’è spazio per la costrizione. Noi tutti siamo qui perché abbiamo scelto liberamente di essere cristiani. La prima esigenza è la libertà. Siamo figli, non siamo schiavi. Il maligno ci toglie invece la libertà, il peccato ci vuole schiavi, solo Cristo ci rende liberi; 2) rinunciare a se stesso. Rinunciare a se stesso è sapere di essere qui per servire gli altri, è un’inversione della logica del mondo, l’io in funzione dell’altro; 3) prendere la croce. La croce di Gesù è prima di tutto è una storia di amore e fedeltà che non ha rinunciato alla sofferenza. Cristo ha amato più che ha sofferto, perché ha amato ha sofferto di più. E’ il viaggio dell’io al tu. Qual’é la mia croce ? La domanda è come sarei felice se Cristo non fosse nella mia vita? Questa è la mia croce. La croce è tutto quello che non riesco a cambiare. La croce è il cammino che porta alla resurrezione. La croce non è la meta è il cammino che porta alla resurrezione, e io sono invitato a questo cammino. 4) che tu mi segua. Gesù ci accompagna e ci precede. Il cammino del cristiano è fatto con lui e non da solo. Domandiamoci come abbracciare la croce? . La prima reazione che dobbiamo avere davanti ad una sofferenza, a una croce, è l’intento di cancellare le cause di quelle sofferenze. Il primo rapporto che devo avere con questa croce è cancellare le cause di questa sofferenza. Il primo atteggiamento è l’intenzione. La tentazione della rassegnazione è la peggiore delle sofferenze di una persona che non vuole vivere. La natura delle persone è più complessa. Quali sono i due errori che noi possiamo fare per prendere questa croce che non posso cambiare ? Il primo errore è l’alienazione, alcool, droga, lavoro, gioco, vita dissoluta. Io so che ho questa malattia, ma voglio dimenticare questa sofferenza, e faccio di tutto per fuggire. Faccio finta che questa questione non c’è. Allora, in questo desiderio di essere libero da questa croce diventiamo schiavi di altre croci. Davanti a un problema non dobbiamo andare in alienazione. Secondo atteggiamento sbagliato: non dobbiamo rivoltarci. La rivolta, questa aggressività interiore ed esteriore per tutto quello che ci fa soffrire, una vera violenza con noi stessi e con gli altri per finire poi nella vittimizzazione. L’atteggiamento corretto è prendere la croce nella sequela di Gesù. San Paolo, nella lettera ai Filippesi, dice abbiate gli stessi sentimenti che aveva Gesù per seguire le sue orme. Occorre prendere quella situazione come Gesù ha preso la sua croce. La domanda è che atteggiamento avresti tu Gesù con questa situazione. Qui arriva il vero dolore salvifico, di crescita, che porta alla luce l’uomo buono. Il dolore di crescita in tutte quelle situazioni ingiuste, che io accetto di vivere con amore. Quando abito un luogo di sofferenza con amore, quel luogo diventa luogo di salvezza, come il Golgota, il luogo del calvario, è diventato uno spazio di salvezza perché abitato da Gesù.
Nella seconda meditazione, Padre Nunno ha approfondito il tema del perdono, nel Vangelo di Luca. Il Vangelo di Luca racconta la vita della prima chiesa. Il Vangelo di Luca è stato dedicato ad un teofilo che più che un personaggio storico, possiamo pensare a ciascuno di noi. Teofilo proviene dal greco e vuol dire l’amico di Dio. Tutti noi per diventare più amici di Dio dobbiamo conoscere Gesù e coloro che per primi hanno vissuto questa via, questo cammino di Gesù. Il cammino di Gesù a Gerusalemme è il primo nome che danno ai cristiani, chiamati quelli del cammino, quelli che fanno lo stesso cammino di Gesù. In questa meditazione mi piacerebbe farvi paragonare la morte di Gesù secondo Luca e la morte del primo martire Santo Stefano, come è morto Gesù, come è morto Stefano, che parole ha detto Gesù nell’ora della sua morte, che parole ha detto Stefano nell’ora della sua morte. Quali sono le tre parole che ha detto Gesù in croce: padre perdona loro perché non sanno quello che fanno; in verità io ti dico che oggi sarai con me in paradiso; padre nelle tue mani consegno il mio spirito;
Quali sono le due parole che dice Stefano: Signore Gesù accogli il mio spirito. Non imputare loro questo peccato. Luca racconta Stefano nell’ora della sua morte con le stesse parole che Gesù sulla croce, dicendo adesso il cristiano deve prendere la sua croce con le stesse sette parole che Gesù ha detto: Dio mio, Dio mio perché mi hai abbandonato; Donna ecco tuo figlio, ecco tua madre; Ho sete; Tutto è compiuto; Padre perdonali non sanno quello che fanno; In verità io ti dico che oggi sarai con me in paradiso; Padre nelle tue mani consegno il mio spirito. La prima parola che Gesù dice in croce è perdonali, una parola capace di trasformare un luogo maledetto in uno spazio di salvezza. Gesù porta a compimento la sua missione, alla salvezza coloro che si sono smarriti, che si sono perduti. Questa parola è una preghiera. Il Perdono è un rapporto che è stato corrotto. Il cardinale Tolentino Mendoza scriveva così: il perdono non è una cosa che io creo in me stesso, è una cosa che lascio fare a Dio in me. Che Dio ricostruisca questo rapporto corrotto. Lasciare che Dio con la sua misericordia ci porti un poco di calma alla nostra rabbia. Perdonare non è dimenticare, ma è imparare a ricordare in un altro modo, in un'altra maniera, senza rancore, senza volontà di vendetta. La vendetta all’altro non fa niente, ma a noi ci distrugge. Perdonare vuol dire tu sei più del male che mia hai fatto, ma devo chiedere aiuto al Signore. L’unica cosa che Dio non ci perdona è ciò che non presentiamo a Lui. Nella storia della vita di San Girolamo, si racconta che Girolamo alla fine della sua vita chiese a Dio cosa vuoi da me? E Dio rispose: dammi il tuo peccato, affinché ti possa perdonare. Anche i nostri peccati hanno il loro posto nel nostro cammino spirituale e verso la santità. Pietro non sarebbe Pietro se non avesse negato Gesù. Paolo non sarebbe Paolo se prima non avesse perseguitato i cristiani. Con il dolore io imparo. I peccati hanno luogo lungo il cammino verso Dio. Sant’Ignazio parla del dono delle lacrime. Dio raccoglie tutte le nostre lacrime. E’ buono sapere che Gesù finisce la sua vita con la coscienza che ci si può affidare al Padre. Gesù consegna se stesso alle braccia, alle mani del Padre. E’ urgente riscoprire la provvidenza di Dio. Credere che siamo in buone mani. La fede è accettare che la nostra vita è nelle mani di Dio e non nelle nostre mani, anche se non lo capiamo o desideriamo altre cose. Chiediamo al Signore ci darci ciò che è bene per noi.
Successivamente, la Santa Messa è stata concelebrata da Mons. Murphy e da padre Nunno che durante l’Omelia, ha ricordato come con l’imposizione delle ceneri sia iniziata la Santa Quaresima, tempo di conversione. In questa prima settimana di Quaresima abbiamo sentito dal Vangelo convertitevi. Che cos’è la conversione? Mi piacerebbe presentare la conversione come un aggiornamento che serve a correggere gli errori del sistema, a fornire qualche altra funzionalità. Questa conversione si può fare solo con i fratelli, a questo siamo invitati in questa periodo di quaresima. La tentazione è parte dalla realtà umana. Presentandoci le tentazioni di Gesù nel deserto, alla luce della vittoria di Cristo sulle tentazioni, Gesù ci invita ad allontanare le tentazioni da noi. Prima di tutto è importate chiarire che la tentazione in se non è un peccato, è il luogo, lo spazio dove si esercita la libertà , la verità del mio amore per Gesù, quello che è importante per me non è peccato ma parta al peccato. Come vediamo, la tentazione nel deserto della vita è come un miscuglio di infedeltà umana e fedeltà al divino. Nel racconto delle tentazioni di Marco, si dice solo che Gesù è stato tentato e mentre era tentato gli angeli lo servivano, una buona caratterizzazione della nostra vita. Vuol dire che la Grazia di Dio è con noi. San Paolo dice: Gesù vi darà i mezzi per superare la tentazione con la Grazia di Dio. Noi chiediamo al Signore di non lasciarci soli alla tentazione. Chiediamo al Signore di vincere la tentazione con il suo aiuto, con la sua Grazia. Riconosciamo che la Grazia del Signore è con noi e di riuscire vittoriosi con Cristo resuscitato.
Nel pomeriggio, la recita del Santo Rosario all’interno della Cappella della Casa dei padri passionisti è proseguita con la partecipazione diretta di cinque soci, alla quale è seguita l’esposizione del Santissimo Sacramento, con la preghiera dei Vespri e la benedizione Eucaristica. Il ritiro è poi giunto a termine con l’intonazione del tradizionale Salve Regina.
Nella prima meditazione, Padre Nunno si è interrogato sul significato intrinseco del racconto di Luca: che cosa vuol dire prendere la croce, la nostra croce, ma soprattutto qual’é la nostra croce ?
Tipico della quaresima è il testo della prima lettera di San Pietro Apostolo (1Pt, 3,18-22) il cammino della croce dei discepoli che non può essere altro che il cammino della croce di Gesù. Possiamo trovare alcune croci senza Cristo, però mai, mai troveremo il Cristo senza croce. Il risorto quando appare nel primo giorno della prima settimana al cenacolo dei discepoli, appare con le sue piaghe perché la resurrezione non è l’eliminazione, la cancellazione delle piaghe, ma é la sua trasfigurazione con la luce pasquale, la croce è il simbolo del cristianesimo e ciò che ci identifica.
In questo breve versetto ci sono le quattro caratteristiche del discepolo: 1) la libertà. Gesù ci invita non ci costringe, perché nell’amore non c’è spazio per la costrizione. Noi tutti siamo qui perché abbiamo scelto liberamente di essere cristiani. La prima esigenza è la libertà. Siamo figli, non siamo schiavi. Il maligno ci toglie invece la libertà, il peccato ci vuole schiavi, solo Cristo ci rende liberi; 2) rinunciare a se stesso. Rinunciare a se stesso è sapere di essere qui per servire gli altri, è un’inversione della logica del mondo, l’io in funzione dell’altro; 3) prendere la croce. La croce di Gesù è prima di tutto è una storia di amore e fedeltà che non ha rinunciato alla sofferenza. Cristo ha amato più che ha sofferto, perché ha amato ha sofferto di più. E’ il viaggio dell’io al tu. Qual’é la mia croce ? La domanda è come sarei felice se Cristo non fosse nella mia vita? Questa è la mia croce. La croce è tutto quello che non riesco a cambiare. La croce è il cammino che porta alla resurrezione. La croce non è la meta è il cammino che porta alla resurrezione, e io sono invitato a questo cammino. 4) che tu mi segua. Gesù ci accompagna e ci precede. Il cammino del cristiano è fatto con lui e non da solo. Domandiamoci come abbracciare la croce? . La prima reazione che dobbiamo avere davanti ad una sofferenza, a una croce, è l’intento di cancellare le cause di quelle sofferenze. Il primo rapporto che devo avere con questa croce è cancellare le cause di questa sofferenza. Il primo atteggiamento è l’intenzione. La tentazione della rassegnazione è la peggiore delle sofferenze di una persona che non vuole vivere. La natura delle persone è più complessa. Quali sono i due errori che noi possiamo fare per prendere questa croce che non posso cambiare ? Il primo errore è l’alienazione, alcool, droga, lavoro, gioco, vita dissoluta. Io so che ho questa malattia, ma voglio dimenticare questa sofferenza, e faccio di tutto per fuggire. Faccio finta che questa questione non c’è. Allora, in questo desiderio di essere libero da questa croce diventiamo schiavi di altre croci. Davanti a un problema non dobbiamo andare in alienazione. Secondo atteggiamento sbagliato: non dobbiamo rivoltarci. La rivolta, questa aggressività interiore ed esteriore per tutto quello che ci fa soffrire, una vera violenza con noi stessi e con gli altri per finire poi nella vittimizzazione. L’atteggiamento corretto è prendere la croce nella sequela di Gesù. San Paolo, nella lettera ai Filippesi, dice abbiate gli stessi sentimenti che aveva Gesù per seguire le sue orme. Occorre prendere quella situazione come Gesù ha preso la sua croce. La domanda è che atteggiamento avresti tu Gesù con questa situazione. Qui arriva il vero dolore salvifico, di crescita, che porta alla luce l’uomo buono. Il dolore di crescita in tutte quelle situazioni ingiuste, che io accetto di vivere con amore. Quando abito un luogo di sofferenza con amore, quel luogo diventa luogo di salvezza, come il Golgota, il luogo del calvario, è diventato uno spazio di salvezza perché abitato da Gesù.
Nella seconda meditazione, Padre Nunno ha approfondito il tema del perdono, nel Vangelo di Luca. Il Vangelo di Luca racconta la vita della prima chiesa. Il Vangelo di Luca è stato dedicato ad un teofilo che più che un personaggio storico, possiamo pensare a ciascuno di noi. Teofilo proviene dal greco e vuol dire l’amico di Dio. Tutti noi per diventare più amici di Dio dobbiamo conoscere Gesù e coloro che per primi hanno vissuto questa via, questo cammino di Gesù. Il cammino di Gesù a Gerusalemme è il primo nome che danno ai cristiani, chiamati quelli del cammino, quelli che fanno lo stesso cammino di Gesù. In questa meditazione mi piacerebbe farvi paragonare la morte di Gesù secondo Luca e la morte del primo martire Santo Stefano, come è morto Gesù, come è morto Stefano, che parole ha detto Gesù nell’ora della sua morte, che parole ha detto Stefano nell’ora della sua morte. Quali sono le tre parole che ha detto Gesù in croce: padre perdona loro perché non sanno quello che fanno; in verità io ti dico che oggi sarai con me in paradiso; padre nelle tue mani consegno il mio spirito;
Quali sono le due parole che dice Stefano: Signore Gesù accogli il mio spirito. Non imputare loro questo peccato. Luca racconta Stefano nell’ora della sua morte con le stesse parole che Gesù sulla croce, dicendo adesso il cristiano deve prendere la sua croce con le stesse sette parole che Gesù ha detto: Dio mio, Dio mio perché mi hai abbandonato; Donna ecco tuo figlio, ecco tua madre; Ho sete; Tutto è compiuto; Padre perdonali non sanno quello che fanno; In verità io ti dico che oggi sarai con me in paradiso; Padre nelle tue mani consegno il mio spirito. La prima parola che Gesù dice in croce è perdonali, una parola capace di trasformare un luogo maledetto in uno spazio di salvezza. Gesù porta a compimento la sua missione, alla salvezza coloro che si sono smarriti, che si sono perduti. Questa parola è una preghiera. Il Perdono è un rapporto che è stato corrotto. Il cardinale Tolentino Mendoza scriveva così: il perdono non è una cosa che io creo in me stesso, è una cosa che lascio fare a Dio in me. Che Dio ricostruisca questo rapporto corrotto. Lasciare che Dio con la sua misericordia ci porti un poco di calma alla nostra rabbia. Perdonare non è dimenticare, ma è imparare a ricordare in un altro modo, in un'altra maniera, senza rancore, senza volontà di vendetta. La vendetta all’altro non fa niente, ma a noi ci distrugge. Perdonare vuol dire tu sei più del male che mia hai fatto, ma devo chiedere aiuto al Signore. L’unica cosa che Dio non ci perdona è ciò che non presentiamo a Lui. Nella storia della vita di San Girolamo, si racconta che Girolamo alla fine della sua vita chiese a Dio cosa vuoi da me? E Dio rispose: dammi il tuo peccato, affinché ti possa perdonare. Anche i nostri peccati hanno il loro posto nel nostro cammino spirituale e verso la santità. Pietro non sarebbe Pietro se non avesse negato Gesù. Paolo non sarebbe Paolo se prima non avesse perseguitato i cristiani. Con il dolore io imparo. I peccati hanno luogo lungo il cammino verso Dio. Sant’Ignazio parla del dono delle lacrime. Dio raccoglie tutte le nostre lacrime. E’ buono sapere che Gesù finisce la sua vita con la coscienza che ci si può affidare al Padre. Gesù consegna se stesso alle braccia, alle mani del Padre. E’ urgente riscoprire la provvidenza di Dio. Credere che siamo in buone mani. La fede è accettare che la nostra vita è nelle mani di Dio e non nelle nostre mani, anche se non lo capiamo o desideriamo altre cose. Chiediamo al Signore ci darci ciò che è bene per noi.
Successivamente, la Santa Messa è stata concelebrata da Mons. Murphy e da padre Nunno che durante l’Omelia, ha ricordato come con l’imposizione delle ceneri sia iniziata la Santa Quaresima, tempo di conversione. In questa prima settimana di Quaresima abbiamo sentito dal Vangelo convertitevi. Che cos’è la conversione? Mi piacerebbe presentare la conversione come un aggiornamento che serve a correggere gli errori del sistema, a fornire qualche altra funzionalità. Questa conversione si può fare solo con i fratelli, a questo siamo invitati in questa periodo di quaresima. La tentazione è parte dalla realtà umana. Presentandoci le tentazioni di Gesù nel deserto, alla luce della vittoria di Cristo sulle tentazioni, Gesù ci invita ad allontanare le tentazioni da noi. Prima di tutto è importate chiarire che la tentazione in se non è un peccato, è il luogo, lo spazio dove si esercita la libertà , la verità del mio amore per Gesù, quello che è importante per me non è peccato ma parta al peccato. Come vediamo, la tentazione nel deserto della vita è come un miscuglio di infedeltà umana e fedeltà al divino. Nel racconto delle tentazioni di Marco, si dice solo che Gesù è stato tentato e mentre era tentato gli angeli lo servivano, una buona caratterizzazione della nostra vita. Vuol dire che la Grazia di Dio è con noi. San Paolo dice: Gesù vi darà i mezzi per superare la tentazione con la Grazia di Dio. Noi chiediamo al Signore di non lasciarci soli alla tentazione. Chiediamo al Signore di vincere la tentazione con il suo aiuto, con la sua Grazia. Riconosciamo che la Grazia del Signore è con noi e di riuscire vittoriosi con Cristo resuscitato.
Nel pomeriggio, la recita del Santo Rosario all’interno della Cappella della Casa dei padri passionisti è proseguita con la partecipazione diretta di cinque soci, alla quale è seguita l’esposizione del Santissimo Sacramento, con la preghiera dei Vespri e la benedizione Eucaristica. Il ritiro è poi giunto a termine con l’intonazione del tradizionale Salve Regina.
Luca Valente
28 Gennaio - Assemblea Generale
Domenica, 28 Gennaio 2024, numerosi soci sono convenuti nella Cappella dell’Associazione per la celebrazione della Santa Messa officiata dall’Assistente Spirituale Mons. Joseph Murphy antecedentemente all’apertura dei lavori dell’Assemblea Generale del Sodalizio.
Nell’omelia, il celebrante, commentando il salmo responsoriale del giorno ha sottolineato il tema fondamentale del brano non solo di questa messa ma anche della nostra vita cristiana: se ascoltaste oggi la sua voce non indurite il cuore. E’ così importante ascoltare il Signore per conoscere Dio e conoscere le vie che vuole tracciare per noi.
Per capire la scena evangelica, la predica di Gesù a Cafarnao, dobbiamo tornare indietro alla figura di Mosè nella prima lettura al libro del Deuteronomio (Dt. 18,15-20) che contiene tre grandi discorsi di Mosè che ripercorre tutta la storia della liberazione, il loro viaggio attraverso nel deserto. Mosè ricorda loro la legge di Dio non entrerà che a Lui ha dato nella terra promessa prometterà loro un nuovo profeta il Signore sussisterà un profeta pari a me perché Mosè a differenza di tutti i profeti parlava con Dio faccia a faccia in un rapporto unico, privilegiato, a cui Dio ha dato a la Legge che il popolo di Israele deve seguire. Nel Vangelo abbiamo proprio questa scena molto semplice Gesù entra nella sinagoga e inizia i suoi insegnamenti e il popolo rimane stupito. Possiamo immaginare che avrebbe ripetuto ciò che ha detto all’inizio della sua apparizione, il tempo è compiuto, il Regno di Dio è vicino, convertitevi e credete al Vangelo. Gesù insegnava loro con autorità ma non come gli scribi che si rifacevano ad una tradizione che risaliva a Mosè. Gesù tira fuori da se stesso l’autorità dell’insegnamento e non da questa catena della tradizione, è lui il nuovo profeta, lui il profeta promesso ed è superiore a Mosè, tutto ciò che dice è proprio la parola di Dio stesso. Il suo insegnamento viene da Dio stesso e va ascoltato. Possiamo credere che la parola di Gesù viene da Dio. Nel Vangelo di Marco (Mc 1,21-28) l’uomo sotto l’influsso dello spirito impuro del male ha capito chi è Gesù e, Gesù da un ordine diretta allo spirito impuro: esci da lui ! C’è un timore reverenziale verso Gesù che comanda agli spiriti impuri., che scaccia gli spiriti maligni. Che cosa vuol dire tutto questo per noi?. La parola di Gesù che noi ascoltiamo può passare come l’acqua sulla roccia oppure entrare in cuore aperto, che ha il potere di liberarci dal male. Siamo disposti a lasciarci liberare dalle cattive abitudini grazie alla potenza di questa parola. Questo deve essere l’atteggiamento di tutti noi verso la parola di misericordia di Dio.
Al termine della Santa Messa, il Presidente dell’Assemblea ha dato inizio ai lavori dell’Assemblea Generale, che si è aperta con un affettuoso saluto dell’Assistente Spirituale, contento di vedere numerosi soci presenti a dimostrazione dell’affetto e dell’attaccamento alla nostra Associazione, augurando un anno di pace e prosperità. Mons. Murphy ha proseguito ricordando con affetto e gratitudine i soci che ci hanno lasciato nel corso dell’anno, per il loro prezioso servizio, ricordando in particolare il Cardinale Telesphore Placidus Toppo, Arcivescovo metropolita di Ranchi, Socio d’Onore, grande amico dell’Associazione, che ha spesso celebrato la messa qui. Vorrei ringraziare a nome di tutti i superiori della Curia romana, del Governatorato dello Stato Città del Vaticano e del Vicariato di Roma per i numerosi servizi che prestate con tanta abnegazione e in modo professionale, con quel sorriso che trasmette serenità e accoglienza. Insieme al Vice Assistente, Mons. Ivan Santus, vorrei ringraziare il Presidente Stefano Milli che l’anno scorso il Santo Padre, come segno di ringraziamento, ha deciso di annoverare tra i suoi Gentiluomini, oltre aver nominato Addetti di Anticamera il Vice Presidente Dott. Guido Orsi e il Dirigente della Sezione Liturgica Aurelio Ceresi. Vorrei esprimere la mia gratitudine in speciale modo alle vostre famiglie che fanno tanti sacrifici per aiutare gli impegni dei soci.
Come sapete, il Santo Padre ha concesso all’Associazione la personalità giuridica ed ha approvato il nuovo Statuto. Con questa decisione il Santo Padre ha voluto manifestarci il suo apprezzamento e la sua fiducia. La revisione dei testi normativi si era resa necessaria per renderli più conformi alla Legge n.550 del 5.12.2022 del Vaticano in tema di persone giuridiche. Tra qualche mese avremo il rinnovo delle cariche sociali per continuare il buon lavoro dell’Associazione. Il nuovo Consiglio sarà fortemente impegnato nei preparativi dell’Anno santo 2025 in stratta collaborazione con gli uffici della Curia, Governatorato e Vicariato. Attualmente è incorso il cammino sinodale con la consultazione dei soci per suggerimenti e osservazioni volti al miglioramento della vita associativa, che ha portato a n.71 risposte ai questionari formulati. Le osservazioni raccolte hanno sempre rivestito un senso costruttivo oltre ad essere pertinenti. Abbiamo bisogno del contributo dei soci che è molto prezioso per migliorare l’Associazione. Il Papa ci invita ad una preghiera più intensa per prepararci all’anno Santo 2025.
Affido tutti voi alla Virgo Fidelis e all’intercessione dei Santi Apostoli Pietro e Paolo invocando ampie benedizioni.
Successivamente, il Presidente Milli, rivolto un affettuoso saluto a tutti gli appartenenti al Sodalizio, ha ringraziato gli Assistenti Spirituali per la loro dedizione all’Associazione. Il Cammino sinodale, ha proseguito il Presidente Milli ha fatto emergere la buona salute del Sodalizio. L’Associazione in questi anni si è aperta a nuovi metodi comunicativi: il sistema informatico gestionale, perfezionamento delle commissioni d’ingresso degli aspiranti. Questi anni sono stati complessi e dolorosi da un punto di vista social. Anche il sodalizio ha sperimentato le difficoltà derivate dalla terribile stagione della pandemia, ma come comunità li abbiamo affrontati. Sono molto orgoglioso dei lavori fatti nella nostra sede oggi luogo d’incontro anche della Segreteria di stato e di altri uffici della Curia Romana. Inoltre, voglio qui ricordare come la nostra sede, recentemente sia stata ancor più impreziosita dal ritorno a casa di straordinari cimeli appartenenti alla nostra storia: lo scudo del Corpo della Guardia Palatina d’Onore che era presente all’ingresso del Comando e la bandiera storica, ora presente nel salone delle Conferenze del Sodalizio. A tal proposito, colgo anche questa occasione per ringraziare i Musei Vaticani e tutte le figure con le quali ho avuto il privilegio di dialogare affinché questi cimeli potessero tornare a far bella mostra nella nostra Sede. La concessione della personalità giuridica al Sodalizio da parte del Santo Padre costituisce un passaggio storico per la nostra Associazione. Per l’Anno Santo, Giubileo 2025, stiamo intensificando la collaborazione con il Dicastero per l’Evangelizzazione e L’ufficio delle Celebrazioni Liturgiche Pontificie. Ringrazio per il lavoro di tutte le Sezioni dell’associazione. A tutti noi l’augurio di proseguire sempre nella giusta direzione con il sostegno e sotto la protezione della nostra amata Vergine Maria.
Successivamente il Dirigente della Sezione Caritativa ha presentato il bilancio consuntivo 2022 e il bilancio preventivo 2023, frutto della sensibilità di tutti, approvati ad unanimità dall’Assemblea.
Il Tesoriere, di seguito, con la lettura del Bilancio consuntivo 2023 e del Bilancio preventivo 2024, ha riferito il consistente avanzo di gestione. Il Collegio dei Revisori, infine, dall’attenta valutazione della relazione contabile, premesso che nessuna verifica è intervenuta da parte della Segreteria di Stato, ha confermato il consistente stato patrimoniale e ha espresso parere favorevole ai bilanci presentati all’Assemblea. L’Assemblea dei soci ha approvato ad unanimità il bilancio consuntivo 2023 e successivamente il bilancio preventivo 2024.
Nell’omelia, il celebrante, commentando il salmo responsoriale del giorno ha sottolineato il tema fondamentale del brano non solo di questa messa ma anche della nostra vita cristiana: se ascoltaste oggi la sua voce non indurite il cuore. E’ così importante ascoltare il Signore per conoscere Dio e conoscere le vie che vuole tracciare per noi.
Per capire la scena evangelica, la predica di Gesù a Cafarnao, dobbiamo tornare indietro alla figura di Mosè nella prima lettura al libro del Deuteronomio (Dt. 18,15-20) che contiene tre grandi discorsi di Mosè che ripercorre tutta la storia della liberazione, il loro viaggio attraverso nel deserto. Mosè ricorda loro la legge di Dio non entrerà che a Lui ha dato nella terra promessa prometterà loro un nuovo profeta il Signore sussisterà un profeta pari a me perché Mosè a differenza di tutti i profeti parlava con Dio faccia a faccia in un rapporto unico, privilegiato, a cui Dio ha dato a la Legge che il popolo di Israele deve seguire. Nel Vangelo abbiamo proprio questa scena molto semplice Gesù entra nella sinagoga e inizia i suoi insegnamenti e il popolo rimane stupito. Possiamo immaginare che avrebbe ripetuto ciò che ha detto all’inizio della sua apparizione, il tempo è compiuto, il Regno di Dio è vicino, convertitevi e credete al Vangelo. Gesù insegnava loro con autorità ma non come gli scribi che si rifacevano ad una tradizione che risaliva a Mosè. Gesù tira fuori da se stesso l’autorità dell’insegnamento e non da questa catena della tradizione, è lui il nuovo profeta, lui il profeta promesso ed è superiore a Mosè, tutto ciò che dice è proprio la parola di Dio stesso. Il suo insegnamento viene da Dio stesso e va ascoltato. Possiamo credere che la parola di Gesù viene da Dio. Nel Vangelo di Marco (Mc 1,21-28) l’uomo sotto l’influsso dello spirito impuro del male ha capito chi è Gesù e, Gesù da un ordine diretta allo spirito impuro: esci da lui ! C’è un timore reverenziale verso Gesù che comanda agli spiriti impuri., che scaccia gli spiriti maligni. Che cosa vuol dire tutto questo per noi?. La parola di Gesù che noi ascoltiamo può passare come l’acqua sulla roccia oppure entrare in cuore aperto, che ha il potere di liberarci dal male. Siamo disposti a lasciarci liberare dalle cattive abitudini grazie alla potenza di questa parola. Questo deve essere l’atteggiamento di tutti noi verso la parola di misericordia di Dio.
Al termine della Santa Messa, il Presidente dell’Assemblea ha dato inizio ai lavori dell’Assemblea Generale, che si è aperta con un affettuoso saluto dell’Assistente Spirituale, contento di vedere numerosi soci presenti a dimostrazione dell’affetto e dell’attaccamento alla nostra Associazione, augurando un anno di pace e prosperità. Mons. Murphy ha proseguito ricordando con affetto e gratitudine i soci che ci hanno lasciato nel corso dell’anno, per il loro prezioso servizio, ricordando in particolare il Cardinale Telesphore Placidus Toppo, Arcivescovo metropolita di Ranchi, Socio d’Onore, grande amico dell’Associazione, che ha spesso celebrato la messa qui. Vorrei ringraziare a nome di tutti i superiori della Curia romana, del Governatorato dello Stato Città del Vaticano e del Vicariato di Roma per i numerosi servizi che prestate con tanta abnegazione e in modo professionale, con quel sorriso che trasmette serenità e accoglienza. Insieme al Vice Assistente, Mons. Ivan Santus, vorrei ringraziare il Presidente Stefano Milli che l’anno scorso il Santo Padre, come segno di ringraziamento, ha deciso di annoverare tra i suoi Gentiluomini, oltre aver nominato Addetti di Anticamera il Vice Presidente Dott. Guido Orsi e il Dirigente della Sezione Liturgica Aurelio Ceresi. Vorrei esprimere la mia gratitudine in speciale modo alle vostre famiglie che fanno tanti sacrifici per aiutare gli impegni dei soci.
Come sapete, il Santo Padre ha concesso all’Associazione la personalità giuridica ed ha approvato il nuovo Statuto. Con questa decisione il Santo Padre ha voluto manifestarci il suo apprezzamento e la sua fiducia. La revisione dei testi normativi si era resa necessaria per renderli più conformi alla Legge n.550 del 5.12.2022 del Vaticano in tema di persone giuridiche. Tra qualche mese avremo il rinnovo delle cariche sociali per continuare il buon lavoro dell’Associazione. Il nuovo Consiglio sarà fortemente impegnato nei preparativi dell’Anno santo 2025 in stratta collaborazione con gli uffici della Curia, Governatorato e Vicariato. Attualmente è incorso il cammino sinodale con la consultazione dei soci per suggerimenti e osservazioni volti al miglioramento della vita associativa, che ha portato a n.71 risposte ai questionari formulati. Le osservazioni raccolte hanno sempre rivestito un senso costruttivo oltre ad essere pertinenti. Abbiamo bisogno del contributo dei soci che è molto prezioso per migliorare l’Associazione. Il Papa ci invita ad una preghiera più intensa per prepararci all’anno Santo 2025.
Affido tutti voi alla Virgo Fidelis e all’intercessione dei Santi Apostoli Pietro e Paolo invocando ampie benedizioni.
Successivamente, il Presidente Milli, rivolto un affettuoso saluto a tutti gli appartenenti al Sodalizio, ha ringraziato gli Assistenti Spirituali per la loro dedizione all’Associazione. Il Cammino sinodale, ha proseguito il Presidente Milli ha fatto emergere la buona salute del Sodalizio. L’Associazione in questi anni si è aperta a nuovi metodi comunicativi: il sistema informatico gestionale, perfezionamento delle commissioni d’ingresso degli aspiranti. Questi anni sono stati complessi e dolorosi da un punto di vista social. Anche il sodalizio ha sperimentato le difficoltà derivate dalla terribile stagione della pandemia, ma come comunità li abbiamo affrontati. Sono molto orgoglioso dei lavori fatti nella nostra sede oggi luogo d’incontro anche della Segreteria di stato e di altri uffici della Curia Romana. Inoltre, voglio qui ricordare come la nostra sede, recentemente sia stata ancor più impreziosita dal ritorno a casa di straordinari cimeli appartenenti alla nostra storia: lo scudo del Corpo della Guardia Palatina d’Onore che era presente all’ingresso del Comando e la bandiera storica, ora presente nel salone delle Conferenze del Sodalizio. A tal proposito, colgo anche questa occasione per ringraziare i Musei Vaticani e tutte le figure con le quali ho avuto il privilegio di dialogare affinché questi cimeli potessero tornare a far bella mostra nella nostra Sede. La concessione della personalità giuridica al Sodalizio da parte del Santo Padre costituisce un passaggio storico per la nostra Associazione. Per l’Anno Santo, Giubileo 2025, stiamo intensificando la collaborazione con il Dicastero per l’Evangelizzazione e L’ufficio delle Celebrazioni Liturgiche Pontificie. Ringrazio per il lavoro di tutte le Sezioni dell’associazione. A tutti noi l’augurio di proseguire sempre nella giusta direzione con il sostegno e sotto la protezione della nostra amata Vergine Maria.
Successivamente il Dirigente della Sezione Caritativa ha presentato il bilancio consuntivo 2022 e il bilancio preventivo 2023, frutto della sensibilità di tutti, approvati ad unanimità dall’Assemblea.
Il Tesoriere, di seguito, con la lettura del Bilancio consuntivo 2023 e del Bilancio preventivo 2024, ha riferito il consistente avanzo di gestione. Il Collegio dei Revisori, infine, dall’attenta valutazione della relazione contabile, premesso che nessuna verifica è intervenuta da parte della Segreteria di Stato, ha confermato il consistente stato patrimoniale e ha espresso parere favorevole ai bilanci presentati all’Assemblea. L’Assemblea dei soci ha approvato ad unanimità il bilancio consuntivo 2023 e successivamente il bilancio preventivo 2024.
Luca Valente