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Periodico dell'Associazione

 

News 2024

24 Marzo - Domenica delle Palme
Domenica, 24 Marzo 2024.Messa Solenne nella Cappella dell’Associazione presieduta Mons. Joseph Murphy, Assistente Spirituale del Sodalizio per la celebrazione della Domenica delle Palme, preceduta dalla benedizione degli ulivi distribuiti ai numerosi soci allievi, aspiranti, familiari ed amici accorsi.
Nell’omelia Mons. Murphy, commentando la Passione di nostro Signore Gesù Cristo secondo il Vangelo di Marco (Mc 14,1-15,47) ha voluto sottolineare l’importanza della liturgia con la quale entriamo nella settimana santa, la settimana più importante dell’anno liturgico, la settimana in cui ricordiamo e partecipiamo alla passione, alla morte e alla resurrezione di Gesù.
La lettura della Passione ci invita proprio a meditare sul significato di ciò che è capitato a Gesù, la sua passione e morte, un evento atroce, l’esecuzione di un criminale secondo tutto il rigore della prassi romana. Gesù viene giustiziato. Se ci fosse solo questo brutto evento non capiremmo in pieno il suo significato. E’ per questo motivo che Gesù il giorno prima della sua morte ha voluto dare un significato a ciò che stava per accadere.
Questo significato, lo troviamo proprio nella celebrazione della Pasqua, festa annuale in cui si ricordava la liberazione del popolo di Israele dalla schiavitù in Egitto. Gesù ha voluto dare a questa festa un significato nuovo più pieno, un significato si di liberazione della schiavitù ma questa volta di liberazione dalla schiavitù dalla morte, attraverso la consegna libera che fa di stesso alla morte.
Gesù ci libera dalla schiavitù alla morte attraverso un’azione simbolica, che noi ricordiamo ogni giorno. Attraverso l’istituzione della eucarestia all’ultima cena Gesù prende il pane offre la benedizione, spezza il pane e lo distribuisce dicendo questo è il mio corpo, poi con il calice pieno di vino dice questo è il mio sangue per l’alleanza versato per voi.
Questo da un nuovo significato sia alla Pasqua sia alla sua morte. Gesù sa che sarà tradito, Gesù sa che perfino Pietro lo tradirà. Un altro uomo sarebbe forse deluso, arrabbiato ma non Gesù. Gesù ama i suoi fino alla fine ed esprime questo amore attraverso questo grande dono che offre ai suoi discepoli, prendete io mi do a voi questo è il mio corpo, questo il mio sangue, sangue di vita, simbolo di vita con Dio. Nel versare il suo sangue, nel consegnare la sua vita stabilisce l’alleanza tra Dio e il popolo, tra lui stesso ei suoi discepoli.
Noi dobbiamo ricordare che quando ci raduniamo per la celebrazione della messa, non è un semplice momento conviviale, non è il raduno degli amici per ricordare una grande figura del passato.
Noi dobbiamo ricordare che la messa eucaristica per i cristiani ci è stata data in circostanze drammatiche, in cui Gesù è circondato dal tradimento, dal rinnegamento, dall’inimicizia e in mezzo a queste situazioni così disperate, Gesù parla del suo amore, consegnando la sua vita per la vita dell’uomo ed è questo che da il significato pieno a ciò che si sta per compiere. Tutto questo è contraddistinto dall’amore di Gesù, lui subisce tutto questo per noi.
Quando noi partecipiamo alla Santa messa, credo che il primo atteggiamento che dobbiamo avere è quello del ringraziamento attraverso l’eucarestia che vuol dire rendere grazia, un rendimento di grazia per tutto ciò che Gesù ha fatto per noi e continua a fare per noi.
Non è solo un ricordo non è solo una evocazione del passato, ma misteriosamente, in ogni singola messa, il sacrificio di Gesù sul calvario è reso presente e opera il bene che Gesù ha fatto a tutta l’umanità sul calvario,quindi ci viene comunicato continuamente in ogni celebrazione della Santa messa.
Quindi, dobbiamo pensare a questo grande dono che Gesù ci ha dato, è stato lui a dire: fate questo in memoria di me. È sempre lui a offrire il suo corpo e la sua vita per noi per la nostra salvezza.
Certamente Gesù avrebbe potuto sfuggire a questo destino, ma per manifestare il suo amore per il padre e per gli uomini ha accettato tutto.
Voi vedete che nel processo di Gesù si sono due accuse: uno i falsi testimoni dicono che quest’uomo distrugger° il tempio in tre giorni. Nel vangelo giudaico non è detto io distruggerò, ma è detto voi distruggete il tempio, io ricostruirò. E cosa capita sul calvario? Il tempio il luogo della presenza di Dio che è il suo corpo viene distrutto e tre giorni dopo è risorto. Quindi è vero ciò che Gesù ha detto.
La seconda accusa del sommo sacerdote sei tu il Cristo il figlio del pentimento? Una domanda sulla propria identità, alla quale Gesù risponde: io lo so. Poi è quando sulla croce viene provocato dalla gente Tu che distruggi il tempio e lo ricostruisci in tre giorni, salva te stesso. Gesù accoglie pienamente la volontà del padre. E anche questo grido ultimo: Dio mio, Dio mio perché mi hai abbandonato? Se si legge attentamente il salmo 22, si trova che Gesù si rivolge a Dio con un’espressione di fiducia e poi alla fine sa che Dio è vicino. Gesù dice: Signore mia forza vieni presto in mio aiuto, poi dice il Signore mi ha ascoltato. Gesù sa che Dio è con lui. Quindi in un modo molto provvidenziale le due accuse rivolte a Gesù al processo adesso sono trasformate in verità. Gesù è il vero figlio di Dio. Se Gesù accoglie la morte, se non risponde alla provocazione, non dimostra il suo potere, vuole dimostrare fin dove arriva l’amore di Dio per l’uomo. Gesù accetta questo momento drammatico per farci risorgere e tutto questo per noi. Una delle prime figure che apparve in questo racconto della passione è una donna che non viene nominata che porta un vaso di alabastro pieno di un raro profumo e lo rompe e versa questo profumo costosissimo interamente. Lei apre tutto il suo cuore a Gesù, lei ha capito l’amore di Gesù e risponde con amore. Questa deve essere la nostra reazione in questa settima, noi siamo chiamati proprio ad accompagnare Gesù durante la sua passione, morte, fino alla sepoltura nella tomba e alla sua resurrezione. Accompagniamo Gesù con amore e ringraziamolo per tutto ciò che ha fatto per noi. Accogliamo il suo dono di vita, di verità e di amore.

Luca Valente

18 Febbraio - Ritiro spirituale
Domenica, 18 Febbraio 2024, tradizionale Ritiro Spirituale di preparazione al cammino quaresimale presso la Casa di Esercizi Spirituali dei Padri Passionisti al Celio. Dopo le Lodi mattutine presiedute da Mons. Murphy, Padre Nunno Ventura, dottorando in Teologia Dogmatica presso la Pontificia Università Gregoriana, ha proposto due importanti meditazioni partendo dall’esegesi del versetto: “Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua”, tratto dal Vangelo secondo Luca (9, 23, 33-46)
Nella prima meditazione, Padre Nunno si è interrogato sul significato intrinseco del racconto di Luca: che cosa vuol dire prendere la croce, la nostra croce, ma soprattutto qual’é la nostra croce ?
Tipico della quaresima è il testo della prima lettera di San Pietro Apostolo (1Pt, 3,18-22) il cammino della croce dei discepoli che non può essere altro che il cammino della croce di Gesù. Possiamo trovare alcune croci senza Cristo, però mai, mai troveremo il Cristo senza croce. Il risorto quando appare nel primo giorno della prima settimana al cenacolo dei discepoli, appare con le sue piaghe perché la resurrezione non è l’eliminazione, la cancellazione delle piaghe, ma é la sua trasfigurazione con la luce pasquale, la croce è il simbolo del cristianesimo e ciò che ci identifica.
In questo breve versetto ci sono le quattro caratteristiche del discepolo: 1) la libertà. Gesù ci invita non ci costringe, perché nell’amore non c’è spazio per la costrizione. Noi tutti siamo qui perché abbiamo scelto liberamente di essere cristiani. La prima esigenza è la libertà. Siamo figli, non siamo schiavi. Il maligno ci toglie invece la libertà, il peccato ci vuole schiavi, solo Cristo ci rende liberi; 2) rinunciare a se stesso. Rinunciare a se stesso è sapere di essere qui per servire gli altri, è un’inversione della logica del mondo, l’io in funzione dell’altro; 3) prendere la croce. La croce di Gesù è prima di tutto è una storia di amore e fedeltà che non ha rinunciato alla sofferenza. Cristo ha amato più che ha sofferto, perché ha amato ha sofferto di più. E’ il viaggio dell’io al tu. Qual’é la mia croce ? La domanda è come sarei felice se Cristo non fosse nella mia vita? Questa è la mia croce. La croce è tutto quello che non riesco a cambiare. La croce è il cammino che porta alla resurrezione. La croce non è la meta è il cammino che porta alla resurrezione, e io sono invitato a questo cammino. 4) che tu mi segua. Gesù ci accompagna e ci precede. Il cammino del cristiano è fatto con lui e non da solo. Domandiamoci come abbracciare la croce? . La prima reazione che dobbiamo avere davanti ad una sofferenza, a una croce, è l’intento di cancellare le cause di quelle sofferenze. Il primo rapporto che devo avere con questa croce è cancellare le cause di questa sofferenza. Il primo atteggiamento è l’intenzione. La tentazione della rassegnazione è la peggiore delle sofferenze di una persona che non vuole vivere. La natura delle persone è più complessa. Quali sono i due errori che noi possiamo fare per prendere questa croce che non posso cambiare ? Il primo errore è l’alienazione, alcool, droga, lavoro, gioco, vita dissoluta. Io so che ho questa malattia, ma voglio dimenticare questa sofferenza, e faccio di tutto per fuggire. Faccio finta che questa questione non c’è. Allora, in questo desiderio di essere libero da questa croce diventiamo schiavi di altre croci. Davanti a un problema non dobbiamo andare in alienazione. Secondo atteggiamento sbagliato: non dobbiamo rivoltarci. La rivolta, questa aggressività interiore ed esteriore per tutto quello che ci fa soffrire, una vera violenza con noi stessi e con gli altri per finire poi nella vittimizzazione. L’atteggiamento corretto è prendere la croce nella sequela di Gesù. San Paolo, nella lettera ai Filippesi, dice abbiate gli stessi sentimenti che aveva Gesù per seguire le sue orme. Occorre prendere quella situazione come Gesù ha preso la sua croce. La domanda è che atteggiamento avresti tu Gesù con questa situazione. Qui arriva il vero dolore salvifico, di crescita, che porta alla luce l’uomo buono. Il dolore di crescita in tutte quelle situazioni ingiuste, che io accetto di vivere con amore. Quando abito un luogo di sofferenza con amore, quel luogo diventa luogo di salvezza, come il Golgota, il luogo del calvario, è diventato uno spazio di salvezza perché abitato da Gesù.
Nella seconda meditazione, Padre Nunno ha approfondito il tema del perdono, nel Vangelo di Luca. Il Vangelo di Luca racconta la vita della prima chiesa. Il Vangelo di Luca è stato dedicato ad un teofilo che più che un personaggio storico, possiamo pensare a ciascuno di noi. Teofilo proviene dal greco e vuol dire l’amico di Dio. Tutti noi per diventare più amici di Dio dobbiamo conoscere Gesù e coloro che per primi hanno vissuto questa via, questo cammino di Gesù. Il cammino di Gesù a Gerusalemme è il primo nome che danno ai cristiani, chiamati quelli del cammino, quelli che fanno lo stesso cammino di Gesù. In questa meditazione mi piacerebbe farvi paragonare la morte di Gesù secondo Luca e la morte del primo martire Santo Stefano, come è morto Gesù, come è morto Stefano, che parole ha detto Gesù nell’ora della sua morte, che parole ha detto Stefano nell’ora della sua morte. Quali sono le tre parole che ha detto Gesù in croce: padre perdona loro perché non sanno quello che fanno; in verità io ti dico che oggi sarai con me in paradiso; padre nelle tue mani consegno il mio spirito;
Quali sono le due parole che dice Stefano: Signore Gesù accogli il mio spirito. Non imputare loro questo peccato. Luca racconta Stefano nell’ora della sua morte con le stesse parole che Gesù sulla croce, dicendo adesso il cristiano deve prendere la sua croce con le stesse sette parole che Gesù ha detto: Dio mio, Dio mio perché mi hai abbandonato; Donna ecco tuo figlio, ecco tua madre; Ho sete; Tutto è compiuto; Padre perdonali non sanno quello che fanno; In verità io ti dico che oggi sarai con me in paradiso; Padre nelle tue mani consegno il mio spirito. La prima parola che Gesù dice in croce è perdonali, una parola capace di trasformare un luogo maledetto in uno spazio di salvezza. Gesù porta a compimento la sua missione, alla salvezza coloro che si sono smarriti, che si sono perduti. Questa parola è una preghiera. Il Perdono è un rapporto che è stato corrotto. Il cardinale Tolentino Mendoza scriveva così: il perdono non è una cosa che io creo in me stesso, è una cosa che lascio fare a Dio in me. Che Dio ricostruisca questo rapporto corrotto. Lasciare che Dio con la sua misericordia ci porti un poco di calma alla nostra rabbia. Perdonare non è dimenticare, ma è imparare a ricordare in un altro modo, in un'altra maniera, senza rancore, senza volontà di vendetta. La vendetta all’altro non fa niente, ma a noi ci distrugge. Perdonare vuol dire tu sei più del male che mia hai fatto, ma devo chiedere aiuto al Signore. L’unica cosa che Dio non ci perdona è ciò che non presentiamo a Lui. Nella storia della vita di San Girolamo, si racconta che Girolamo alla fine della sua vita chiese a Dio cosa vuoi da me? E Dio rispose: dammi il tuo peccato, affinché ti possa perdonare. Anche i nostri peccati hanno il loro posto nel nostro cammino spirituale e verso la santità. Pietro non sarebbe Pietro se non avesse negato Gesù. Paolo non sarebbe Paolo se prima non avesse perseguitato i cristiani. Con il dolore io imparo. I peccati hanno luogo lungo il cammino verso Dio. Sant’Ignazio parla del dono delle lacrime. Dio raccoglie tutte le nostre lacrime. E’ buono sapere che Gesù finisce la sua vita con la coscienza che ci si può affidare al Padre. Gesù consegna se stesso alle braccia, alle mani del Padre. E’ urgente riscoprire la provvidenza di Dio. Credere che siamo in buone mani. La fede è accettare che la nostra vita è nelle mani di Dio e non nelle nostre mani, anche se non lo capiamo o desideriamo altre cose. Chiediamo al Signore ci darci ciò che è bene per noi.
Successivamente, la Santa Messa è stata concelebrata da Mons. Murphy e da padre Nunno che durante l’Omelia, ha ricordato come con l’imposizione delle ceneri sia iniziata la Santa Quaresima, tempo di conversione. In questa prima settimana di Quaresima abbiamo sentito dal Vangelo convertitevi. Che cos’è la conversione? Mi piacerebbe presentare la conversione come un aggiornamento che serve a correggere gli errori del sistema, a fornire qualche altra funzionalità. Questa conversione si può fare solo con i fratelli, a questo siamo invitati in questa periodo di quaresima. La tentazione è parte dalla realtà umana. Presentandoci le tentazioni di Gesù nel deserto, alla luce della vittoria di Cristo sulle tentazioni, Gesù ci invita ad allontanare le tentazioni da noi. Prima di tutto è importate chiarire che la tentazione in se non è un peccato, è il luogo, lo spazio dove si esercita la libertà , la verità del mio amore per Gesù, quello che è importante per me non è peccato ma parta al peccato. Come vediamo, la tentazione nel deserto della vita è come un miscuglio di infedeltà umana e fedeltà al divino. Nel racconto delle tentazioni di Marco, si dice solo che Gesù è stato tentato e mentre era tentato gli angeli lo servivano, una buona caratterizzazione della nostra vita. Vuol dire che la Grazia di Dio è con noi. San Paolo dice: Gesù vi darà i mezzi per superare la tentazione con la Grazia di Dio. Noi chiediamo al Signore di non lasciarci soli alla tentazione. Chiediamo al Signore di vincere la tentazione con il suo aiuto, con la sua Grazia. Riconosciamo che la Grazia del Signore è con noi e di riuscire vittoriosi con Cristo resuscitato.
Nel pomeriggio, la recita del Santo Rosario all’interno della Cappella della Casa dei padri passionisti è proseguita con la partecipazione diretta di cinque soci, alla quale è seguita l’esposizione del Santissimo Sacramento, con la preghiera dei Vespri e la benedizione Eucaristica. Il ritiro è poi giunto a termine con l’intonazione del tradizionale Salve Regina.

Luca Valente