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pp0401Il cammino sinodale...

p1102pPellegrini di speranza...

p1102pLa tradizionale processione...

 

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bili nei confronti di un’umanità sottoposta sempre più alla violenza. In questo contesto, fa appello ad un uso più responsabile e solidale dei beni della Terra e al condono dei debiti di Paesi poveri (n. 16). Ricordando che durante il Giubileo si compiranno 1700 anni dalla celebrazione del primo Concilio di Nicea, auspica che tale ricorrenza possa incoraggiare il rinnovamento di forme sinodali all’interno della Chiesa e progressi nel cammino verso l’unità visibile di tutte le Chiese e Comunità ecclesiali (n. 17).Infine, nella sezione intitolata «Ancorati alla speranza» (nn. 18-25), Papa Francesco esorta i battezzati a costruire la propria esistenza sulla roccia della fede, della speranza e della carità, e a vivere non in modo isolato ma sempre nella dimensione comunitaria ed ecclesiale, che è il vero contesto in cui si sviluppa la vita cristiana. La speranza «imprime l’orientamento, indica la direzione e la finalità dell’esistenza credente» (n. 18). Svolge un ruolo imprescindibile nell’evangelizza-zione ed è un elemento essenziale della testimonianza cristiana; infatti «abbiamo bisogno di “abbondare nella speranza” (cfr. Rm 15,13) per testimoniare in modo credibile e attraente la fede e l’amore che portiamo nel cuore; perché la fede sia gioiosa, la carità entusiasta; perché ognuno sia in grado di donare anche un sorriso, un gesto di amicizia, uno sguardo fraterno, un ascolto sincero, un servizio gratuito, sapendo che, nello Spirito di Gesù, ciò può diventare per chi lo riceve un seme fecondo di speranza» (n. 18).
A questo punto, il Santo Padre si sofferma sulle ragioni della nostra speranza, tra le quali: la fede nella vita eterna, che trasforma la nostra comprensione della storia dell’umanità e di ciascuno di noi (n. 19), la fede in Gesù morto e risorto, nel quale siamo stati battezzati, la testimonianza dei martiri (n. 20), il compimento della nostra vocazione alla felicità vera e definitiva (n. 21), il giudizio di Dio, che è amore (n. 22), e l’indulgenza, che è espressione della misericordia illimitata di Dio (n. 23).
Maria, la Madre di Dio, è la più alta testimone della speranza. I fedeli la invocano come la Stella del mare, Stella maris, dando così espressione alla speranza certa che «nelle burrascose vicende della vita la Madre di Dio viene in nostro aiuto, ci sorregge e ci invita ad avere fiducia e a continuare a sperare» (n. 24). I tanti santuari mariani sparsi nel mondo sono luoghi di accoglienza che genera no speranza. Per il popolo di Dio, Maria è «segno di sicura speranza e di consolazione» (Concilio Vaticano II, Lumen gentium, n. 68).
La speranza è l’àncora della nostra esistenza: «In essa infatti abbiamo come un’àncora sicura e

salda per la nostra vita: essa entra fino al di là del santuario, dove Gesù è entrato come precursore per noi» (Eb 6,19-20). Il Giubileo ci invita «a non perdere mai la speranza che ci è stata donata, a tenerla stretta trovando rifugio in Dio» (n. 25).Se ci affidiamo al Signore Gesù, le tempeste della vita non potranno mai avere il sopravvento. La speranza ci permette di superare il peccato, la paura e la morte, e ci spinge a camminare «senza perdere di vista la grandezza della meta alla quale siamo chiamati, il Cielo» (n. 25).
Il Santo Padre auspica che la celebrazione del prossimo Giubileo possa aiutarci «a ritrovare la fiducia necessaria, nella Chiesa come nella società, nelle relazioni interpersonali,nella promozione della dignità di ogni persona e nel rispetto del creato» (n. 25). Da questo si capisce l’importanza della testimonianza dei credenti, i quali devono essere per il mondo lievito di genuina speranza, annunciatori di un mondo migliore dove regnano la giustizia e la concordia. «Possa la forza della speranza riempire il nostro presente, nell’attesa fiduciosa del ritorno del Signore Gesù Cristo, al quale va la lode e la gloria ora e per i secoli futuri» (n. 25).

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La scelta della speranza come tema per il Giubileo del 2025 è quanto mai opportuna, come si evince da queste parole di San Giovanni Paolo II, pronunciate durante la fase preparatoria del Grande Giubileo del 2000 e ancora attualissime: «Molti pericoli sembrano incombere sul futuro dell’umanità e tante incertezze gravano sui destini personali, e non di rado ci si sente incapaci di fronteggiarli. Anche la crisi del senso dell’esistere e l’enigma del dolore e della morte tornano con insistenza a bussare alla porta del cuore dei nostri contemporanei. Il messaggio di speranza che viene da Gesù Cristo illumina questo orizzonte denso di incertezza e di pessimismo. La speranza ci sostiene e protegge nel buon combattimento della fede (cfr. Rm 12,12). Essa si alimenta nella preghiera, in modo particolarissimo nel “Padre nostro”, “sintesi di tutto ciò che la speranza ci fa desiderare” (Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 1820). Oggi non basta risvegliare la speranza nell’interiorità delle singole coscienze; occorre varcare insieme la soglia della speranza» (Udienza Generale, 11 novembre 1998).

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