News 2023
17 Dicembre - Auguri di Natale
Domenica, 17 Dicembre 2023. Straordinaria partecipazione dei soci alla Messa prenatalizia presieduta da Sua Eccellenza Reverendissima Mons. Paolo De Niccolò, Reggente Emerito della Prefettura della Casa Pontificia nella cappella dell’Associazione, concelebrata da Mons. Joseph Murphy, Assistente Spirituale del Sodalizio.
Sua Eccellenza Mons. De Niccolò, in un clima di festosa partecipazione, ha rivolto un affettuoso saluto agli appartenenti all’Associazione, notando con piacere la grande partecipazione che cresce sempre più, in ampio senso, anche nella tutela giuridica voluta dal Santo Padre nella sua costituzione.
La Domenica attuale è chiamata gaudete, gaudete in Dominus semper, rallegratevi, rallegratevi sempre, ve lo dico e ve lo ripeto il Signore è vicino. Questo brano è tratto dal capitolo quarto della lettera di San Paolo ai Filippesi. Oggi il colore dei paramenti è rosaceo, come nella Domenica di Natale per indicarci praticamente che il natale è prossimo e il Signore è vicino, e per questo dobbiamo rallegrarci. Il mondo che ci circonda non è proprio adatto per rallegrarci, guerre alle porte di casa, povertà e malattie di ogni genere, perdita dell’orientamento e del rispetto della persona umana, vite che vengono distrutte per bieco egoismo. Ebbene, significa che nel mondo che ci circonda non possiamo trovare grandi argomenti per rallegrarci e per fare festa se non nella profonda e intensa fiducia nel Signore. Qualsiasi cosa possiamo inventarci per gioire un po’, se non è fondata nella fede Signore, nessuna felicità terrena oltre che in se stessa non ha fondamento sufficiente per durare, è effimera e concentrata in pochi momenti se non è fondata nel Signore. Questo non tanto non per affliggerci ulteriormente oltre quello che quotidianamente passiamo, quanto per fondare sempre di più nella nostra fede, nell’aiuto di Dio, nel compimento volontà di Dio, la ragione della nostra felicità.
L’amore di Dio e l’amore del prossimo attraverso tutti i canali della cultura e della carità. Anche la Vostra associazione è cresciuta molto dal punto di vista spirituale, culturale, formativo e caritativo e questo la dice lunga circa la fede suoi organizzatori e anche dei soci.
Nel Vangelo di oggi, Giovanni Battista (GV1,6-8.19-28) rispondendo ai farisei, afferma in mezzo a voi sta uno che voi non conoscete. Può capitare anche a noi di non conoscere davvero il Signore o tal volta non riconoscerlo più. Infatti la conoscenza del Signore, la relazione con lui, è qualcosa di dinamico che cresce, cambia, si approfondisce in relazione al nostro maturare come persone. Il Dio che ho imparato a conoscere da bambino nel catechismo, il Dio del quale ho fatto esperienza da adolescente, magari nei gruppi giovanili della parrocchia, dell’oratorio o anche dell’Associazione, il Dio con il quale mi sono relazionato nelle scelte importanti della mia vita, forse quel Dio non riesco più a trovarlo. Forse quel Dio oggi non dice più nulla alla mia vita. Forse quel Dio non lo conosco più. Forse oggi mi sono messo nella felice occasione di cercare Dio, oltre gli schemi educativi ricevuti e quelli dati a me creati da Dio che mi attende nelle mie necessità. Quel Dio che attende di relazionarsi con la persona che oggi sono. Quello è il Dio che mi attende. Inquadriamo bene questo tipo di attesa nella nostra persona, nella nostra interiorità, perché Egli è la fonte della nostra felicità, anche terrena per il nostro rallegrarci nel Signore. Quel Dio che attende di relazionarsi con la persona che sono oggi, quel Dio che mi attende finalmente nella realtà e non in un mondo inventato, virtuale per stare apparentemente bene. Conoscere Dio è invece lasciarsi conoscere da Dio. E’ conoscere e accettare se stessi. E’ iniziare nuovamente a gustare la vita in abbondanza. La nostra vita è nel radicamento in Dio. Le parole finali del profeta ecco la fonte della nostra felicità è nel radicamento in Dio. Coraggio, sfiduciati non temete ecco che egli ci salverà.
Successivamente, impartita la benedizione del Presepe, allestito nel Salone dei Papi, in una gioiosa atmosfera familiare Sua Eccellenza Mons. De Niccolò si è trattenuto affettuosamente per lo scambio degli auguri di natale con tutti i sodali dell’Associazione.
Sua Eccellenza Mons. De Niccolò, in un clima di festosa partecipazione, ha rivolto un affettuoso saluto agli appartenenti all’Associazione, notando con piacere la grande partecipazione che cresce sempre più, in ampio senso, anche nella tutela giuridica voluta dal Santo Padre nella sua costituzione.
La Domenica attuale è chiamata gaudete, gaudete in Dominus semper, rallegratevi, rallegratevi sempre, ve lo dico e ve lo ripeto il Signore è vicino. Questo brano è tratto dal capitolo quarto della lettera di San Paolo ai Filippesi. Oggi il colore dei paramenti è rosaceo, come nella Domenica di Natale per indicarci praticamente che il natale è prossimo e il Signore è vicino, e per questo dobbiamo rallegrarci. Il mondo che ci circonda non è proprio adatto per rallegrarci, guerre alle porte di casa, povertà e malattie di ogni genere, perdita dell’orientamento e del rispetto della persona umana, vite che vengono distrutte per bieco egoismo. Ebbene, significa che nel mondo che ci circonda non possiamo trovare grandi argomenti per rallegrarci e per fare festa se non nella profonda e intensa fiducia nel Signore. Qualsiasi cosa possiamo inventarci per gioire un po’, se non è fondata nella fede Signore, nessuna felicità terrena oltre che in se stessa non ha fondamento sufficiente per durare, è effimera e concentrata in pochi momenti se non è fondata nel Signore. Questo non tanto non per affliggerci ulteriormente oltre quello che quotidianamente passiamo, quanto per fondare sempre di più nella nostra fede, nell’aiuto di Dio, nel compimento volontà di Dio, la ragione della nostra felicità.
L’amore di Dio e l’amore del prossimo attraverso tutti i canali della cultura e della carità. Anche la Vostra associazione è cresciuta molto dal punto di vista spirituale, culturale, formativo e caritativo e questo la dice lunga circa la fede suoi organizzatori e anche dei soci.
Nel Vangelo di oggi, Giovanni Battista (GV1,6-8.19-28) rispondendo ai farisei, afferma in mezzo a voi sta uno che voi non conoscete. Può capitare anche a noi di non conoscere davvero il Signore o tal volta non riconoscerlo più. Infatti la conoscenza del Signore, la relazione con lui, è qualcosa di dinamico che cresce, cambia, si approfondisce in relazione al nostro maturare come persone. Il Dio che ho imparato a conoscere da bambino nel catechismo, il Dio del quale ho fatto esperienza da adolescente, magari nei gruppi giovanili della parrocchia, dell’oratorio o anche dell’Associazione, il Dio con il quale mi sono relazionato nelle scelte importanti della mia vita, forse quel Dio non riesco più a trovarlo. Forse quel Dio oggi non dice più nulla alla mia vita. Forse quel Dio non lo conosco più. Forse oggi mi sono messo nella felice occasione di cercare Dio, oltre gli schemi educativi ricevuti e quelli dati a me creati da Dio che mi attende nelle mie necessità. Quel Dio che attende di relazionarsi con la persona che oggi sono. Quello è il Dio che mi attende. Inquadriamo bene questo tipo di attesa nella nostra persona, nella nostra interiorità, perché Egli è la fonte della nostra felicità, anche terrena per il nostro rallegrarci nel Signore. Quel Dio che attende di relazionarsi con la persona che sono oggi, quel Dio che mi attende finalmente nella realtà e non in un mondo inventato, virtuale per stare apparentemente bene. Conoscere Dio è invece lasciarsi conoscere da Dio. E’ conoscere e accettare se stessi. E’ iniziare nuovamente a gustare la vita in abbondanza. La nostra vita è nel radicamento in Dio. Le parole finali del profeta ecco la fonte della nostra felicità è nel radicamento in Dio. Coraggio, sfiduciati non temete ecco che egli ci salverà.
Successivamente, impartita la benedizione del Presepe, allestito nel Salone dei Papi, in una gioiosa atmosfera familiare Sua Eccellenza Mons. De Niccolò si è trattenuto affettuosamente per lo scambio degli auguri di natale con tutti i sodali dell’Associazione.
Luca Valente
8 Dicembre - Immacolata Concezione
Venerdì, 8 Dicembre 2023. La Santa Messa per la Solennità della Immacolata Concezione presso l’Altare della Cattedra nella Basilica Patriarcale di San Pietro in Vaticano è stata presieduta da Sua Eccellenza Reverendissima Mons. Luciano Russo, Arcivescovo di Monteverde, Segretario per le Rappresentanze Pontificie e concelebrata Mons. Joseph Murphy, Mons. Ivan Santus e Mons. Massimiliano Boiardi.
Nell’omelia Sua Eccellenza Mons. Russo ha ricordato l’importanza della Santa Vergine nel piano di Dio. A pochi giorni dall’inizio dell’avvento celebriamo oggi la solennità dell’Immacolata Concezione di Maria, madre di Gesù e madre nostra. Maria è senza dubbio il modello di vita cristiana che risponde sempre alla Sua chiamata: eccomi, sono la serva del Signore. Per questo vogliamo lodare e ringraziare il Signore, per averci dato Maria per tutti noi modello di vita cristiana che ci accompagna sempre con la sua materna protezione. So che anche voi che fate parte dell’Associazione Santi Pietro e Paolo qui in Vaticano la figura di Maria è essenziale perché invocata come protettrice dell’Associazione.
So che come Associazione vi impegnate in attività caritative e al servizio soprattutto nella Basilica di San Pietro, in occasione delle celebrazioni liturgiche pontificie. La vostra presenza così numerosa oggi attesta ancora di più la venerazione e la vostra devozione per la vergine Maria. Oggi, dunque, contempliamo e celebriamo l’umile fanciulla di Nazareth, preservata dal contagio del peccato originale, per poter essere degna dimora del verbo incarnato, Maria nuova Eva. Hai concepito per opera dello Spirito Santo e il mondo ha avuto il Salvatore. Il Vangelo di oggi ci ripropone il racconto dell’Annunciazione la vergine che rispondendo all’Angelo proclama: eccomi sono la serva del Signore avvenga di me quello che hai detto. Maria manifesta il suo totale assenso di mente di cuore e si dispone ad accogliere nel grembo verginale il figlio di Dio. Ecco questa sua pronta adesione alla volontà del Signore. Costituisce un modello per tutti noi affinché ci affidiamo liberamente al Signore. La testimonianza di Maria ci incoraggia e ci richiama allo spirito di umiltà ci esorta a riporre sicura speranza in Cristo, anche quando gli eventi sono oscuri e difficili da accettare. Maria quale stella fulgente che guida i nostri passi verso il Signore. Non è stata Maria a scegliere Dio, ma è stato Dio a scegliere Maria, e questo vale anche per noi. Non siamo stati noi a scegliere Dio ma è stato lui a chiamarci e a offrirci la salvezza. Abbiamo anche la possibilità di non rispondere alla chiamata di Dio, perché ci ha creato liberi. E’ Dio che ci offre la salvezza nella giovane di Nazareth e Maria risponde all’angelo positivamente e si abbandona completamente alla volontà di Dio. Dobbiamo chiederci se siamo capaci ogni giorno di rispondere al Signore allo stesso come Maria, quanto è difficile mettere in pratica ciò che il signore ci chiede, soprattutto quando non abbiamo la forza interiore di perdonare e di aiutare colui che ha bisogno di aiuto.
Maria che è stata una madre e una donna di fede ha seguito fino alla fine il figlio. Per questo Maria è il modello da seguire, è la stella luminosa che accompagna il nostro cammino di fede. E’ a Lei che ci possiamo rivolgere quando abbiamo bisogno di qualcosa come cristiani, come religiosi, come consacrati. A te Vergine Maria ci possiamo rivolgere come madre per condurci a Gesù, per indicarci la via per ottenere di salvezza. Lei è la piena di grazia perché è la stessa grazia che è Dio. Rallegrati Maria piena di Grazia. Volgiamo gli occhi a Maria, perché ci aiuti nostra invocata a tenere viva nei nostri cuori la fede, la speranza e la carità, contro le seduzioni del male. Perché possiamo essere testimoni di Gesù. Porta Santa dell’eterna salvezza. Chiediamo in questa celebrazione eucaristica il dono della responsabilità e dell’amore. Che L’immacolata Concezione protegga sempre la Vostra Associazione e vi aiuti affinché siate sempre più e sempre meglio una comunità di fede speranza e carità.
Al termine della celebrazione eucaristica, si è svolta la tradizionale processione nei Giardini Vaticani, sino alla riproduzione della Grotta di Lourdes, accompagnata dall’intonazione del Santo Rosario, dai canti mariani e dagli inni e eseguiti dalla Fanfara dell’Associazione.
Successivamente, deposto l’omaggio floreale alla Vergine Maria e impartita la benedizione eucaristica, tutti i bambini presenti e i gentili ospiti hanno ricevuto dalle mani di Mons. Russo in dono un piccolo presepe.
Il Presidente Milli, infine, ringraziando Sua Eccellenza Reverendissima Mons. Luciano Russo con un pregevole dono segno dell’affetto dell’Associazione, ha ricordato come la Festa del’Immacolata ci veda uniti nella preghiera e nel rinnovarsi della nostra fede. Oggi celebriamo l’amore materno di Maria,a lei chiediamo protezione, lungimiranza, forza e fermezza nella fede. Ritengo che oggi in questo tempo così difficile e per tanti aspetti doloroso come famiglia umana, sia una opportunità benedetta adoperarsi verso l’altro una vera responsabilità. Far parte di una comunità come la nostra sia realmente una benedizione e allo stesso tempo una grande responsabilità. Sono certo che ognuno di noi può sempre fare molto.
Con l’Immacolata Concezione di Maria ci offre un esempio incrollabile di fede e di amore. Per questo incontrarci in questa giornata sempre offre un momento di vera condivisione dal quale trarre insegnamento sulla base di quel messaggio di amore rivolto a tutti noi. Il mio invito e il mio auspicio di proseguire con fiducia nel nostro servizio e nelle tante iniziative dell’Associazione, che ci porterà al Giubileo 2025 la cui grandezza dell’evento non deve spaventarci. Il nostro Sodalizio non è qualcosa di astratto di impalpabile ma è soprattutto comunità di persone che scelgono di abbracciare una missione. .
Nell’omelia Sua Eccellenza Mons. Russo ha ricordato l’importanza della Santa Vergine nel piano di Dio. A pochi giorni dall’inizio dell’avvento celebriamo oggi la solennità dell’Immacolata Concezione di Maria, madre di Gesù e madre nostra. Maria è senza dubbio il modello di vita cristiana che risponde sempre alla Sua chiamata: eccomi, sono la serva del Signore. Per questo vogliamo lodare e ringraziare il Signore, per averci dato Maria per tutti noi modello di vita cristiana che ci accompagna sempre con la sua materna protezione. So che anche voi che fate parte dell’Associazione Santi Pietro e Paolo qui in Vaticano la figura di Maria è essenziale perché invocata come protettrice dell’Associazione.
So che come Associazione vi impegnate in attività caritative e al servizio soprattutto nella Basilica di San Pietro, in occasione delle celebrazioni liturgiche pontificie. La vostra presenza così numerosa oggi attesta ancora di più la venerazione e la vostra devozione per la vergine Maria. Oggi, dunque, contempliamo e celebriamo l’umile fanciulla di Nazareth, preservata dal contagio del peccato originale, per poter essere degna dimora del verbo incarnato, Maria nuova Eva. Hai concepito per opera dello Spirito Santo e il mondo ha avuto il Salvatore. Il Vangelo di oggi ci ripropone il racconto dell’Annunciazione la vergine che rispondendo all’Angelo proclama: eccomi sono la serva del Signore avvenga di me quello che hai detto. Maria manifesta il suo totale assenso di mente di cuore e si dispone ad accogliere nel grembo verginale il figlio di Dio. Ecco questa sua pronta adesione alla volontà del Signore. Costituisce un modello per tutti noi affinché ci affidiamo liberamente al Signore. La testimonianza di Maria ci incoraggia e ci richiama allo spirito di umiltà ci esorta a riporre sicura speranza in Cristo, anche quando gli eventi sono oscuri e difficili da accettare. Maria quale stella fulgente che guida i nostri passi verso il Signore. Non è stata Maria a scegliere Dio, ma è stato Dio a scegliere Maria, e questo vale anche per noi. Non siamo stati noi a scegliere Dio ma è stato lui a chiamarci e a offrirci la salvezza. Abbiamo anche la possibilità di non rispondere alla chiamata di Dio, perché ci ha creato liberi. E’ Dio che ci offre la salvezza nella giovane di Nazareth e Maria risponde all’angelo positivamente e si abbandona completamente alla volontà di Dio. Dobbiamo chiederci se siamo capaci ogni giorno di rispondere al Signore allo stesso come Maria, quanto è difficile mettere in pratica ciò che il signore ci chiede, soprattutto quando non abbiamo la forza interiore di perdonare e di aiutare colui che ha bisogno di aiuto.
Maria che è stata una madre e una donna di fede ha seguito fino alla fine il figlio. Per questo Maria è il modello da seguire, è la stella luminosa che accompagna il nostro cammino di fede. E’ a Lei che ci possiamo rivolgere quando abbiamo bisogno di qualcosa come cristiani, come religiosi, come consacrati. A te Vergine Maria ci possiamo rivolgere come madre per condurci a Gesù, per indicarci la via per ottenere di salvezza. Lei è la piena di grazia perché è la stessa grazia che è Dio. Rallegrati Maria piena di Grazia. Volgiamo gli occhi a Maria, perché ci aiuti nostra invocata a tenere viva nei nostri cuori la fede, la speranza e la carità, contro le seduzioni del male. Perché possiamo essere testimoni di Gesù. Porta Santa dell’eterna salvezza. Chiediamo in questa celebrazione eucaristica il dono della responsabilità e dell’amore. Che L’immacolata Concezione protegga sempre la Vostra Associazione e vi aiuti affinché siate sempre più e sempre meglio una comunità di fede speranza e carità.
Al termine della celebrazione eucaristica, si è svolta la tradizionale processione nei Giardini Vaticani, sino alla riproduzione della Grotta di Lourdes, accompagnata dall’intonazione del Santo Rosario, dai canti mariani e dagli inni e eseguiti dalla Fanfara dell’Associazione.
Successivamente, deposto l’omaggio floreale alla Vergine Maria e impartita la benedizione eucaristica, tutti i bambini presenti e i gentili ospiti hanno ricevuto dalle mani di Mons. Russo in dono un piccolo presepe.
Il Presidente Milli, infine, ringraziando Sua Eccellenza Reverendissima Mons. Luciano Russo con un pregevole dono segno dell’affetto dell’Associazione, ha ricordato come la Festa del’Immacolata ci veda uniti nella preghiera e nel rinnovarsi della nostra fede. Oggi celebriamo l’amore materno di Maria,a lei chiediamo protezione, lungimiranza, forza e fermezza nella fede. Ritengo che oggi in questo tempo così difficile e per tanti aspetti doloroso come famiglia umana, sia una opportunità benedetta adoperarsi verso l’altro una vera responsabilità. Far parte di una comunità come la nostra sia realmente una benedizione e allo stesso tempo una grande responsabilità. Sono certo che ognuno di noi può sempre fare molto.
Con l’Immacolata Concezione di Maria ci offre un esempio incrollabile di fede e di amore. Per questo incontrarci in questa giornata sempre offre un momento di vera condivisione dal quale trarre insegnamento sulla base di quel messaggio di amore rivolto a tutti noi. Il mio invito e il mio auspicio di proseguire con fiducia nel nostro servizio e nelle tante iniziative dell’Associazione, che ci porterà al Giubileo 2025 la cui grandezza dell’evento non deve spaventarci. Il nostro Sodalizio non è qualcosa di astratto di impalpabile ma è soprattutto comunità di persone che scelgono di abbracciare una missione. .
Luca Valente
26 Novembre - Ritiro Spirituale
Domenica, 26 Novembre 2023, come da tradizione, in preparazione al Santo Natale, numerosi soci e aspiranti hanno partecipato al Ritiro Spirituale presso l’antica Casa dei Padri Passionisti al Celio. Dopo le Lodi mattutine presiedute da Mons. Murphy, P. Nuno Filipe Ventura Martins, C.P., dottorando in Teologia Dogmatica presso la Pontificia Università Gregoriana, ha condiviso due impegnative meditazioni partendo dall’esegesi del versetto “Mentre aspettate e affrettate la venuta del giorno di Dio, tratto dalla Seconda Lettera dell’Apostolo Pietro (2 Pt 3,12).
Nella prima meditazione, P. Nuno ha sottolineato la peculiarità intrinseca della parola aspettare contenuta nel versetto, poiché siamo abituati ad aspettare la venuta del Signore. Si dice che l’Avvento è il tempo dell’attesa, però Pietro ci invita ad affrettare questa venuta. Come possiamo noi affrettare questa venuta? Il Dio che ci ha creato senza di noi non ci salverà senza di noi, il Dio che ha voluto la salvezza degli uomini per venire, per diventare uomo ha avuto bisogno del sì di una creatura umana, Maria Santissima e se anche oggi il Signore vuole venire a noi ha bisogno del nostro sì. Il brano del Vangelo che ci accompagnerà questa mattinata sarà il brano dell’Annunciazione a Maria, secondo l’evangelista Luca (Luca 1,26,38). Il tempo di Avvento è il tempo della attesa ma anche il tempo della speranza non passiva ma attiva. Il tempo dell’Avvento è così il tempo dell’attesa e della speranza perché sappiamo che il Signore mai ci lascia soli. Il Signore è il primo che fa il primo passo per venire incontro a noi. Nella Lettera ai Colossesi, Paolo dice Cristo è in voi, la speranza e la gloria. Cristo è vera speranza. In tempo di Avvento la Chiesa fa memoria delle tre venute di Cristo nella storia umana. Una la venuta storica la nascita di Cristo a Betlemme, dopo la venuta futura di Cristo nella Gloria, quello che noi chiamiamo la parusia, poi la venuta più comune e più nascosta la venuta di Cristo in ciascun giorno. Cristo viene a noi ogni giorno nei sacramenti.
Con i sacramenti della chiesa, la sua parola, i segni del tempio. Dio vuole arrivare a noi. San Bernardo Abate, un teologo, grande autore di spiritualità del medio evo, ha scritto questa tripla venuta di Cristo. La venuta di cristo nella vita cristiana avviene attraverso i sacramenti. Aspettiamo Cristo perché è nostra speranza. I vangeli dell’infanzia di Gesù sono narrati da Matteo e Luca, che raccontano i primi giorni di Gesù, e sono una teologia narrativa dicendo qual’é l’identità e la missione di Gesù. Nel vangelo di Luca ci sono quattro aspetti dell’identità di Gesù: Gesù figlio di Maria; Gesù figlio di Davide; Gesù figlio dell’altissimo; Gesù è Gesù”.
Nella seconda meditazione, P. Nuno si è soffermato sul significato della parola affrettare. Nel brano dell’Annunciazione a Maria, la gioia e la felicità si trovano nell’amore, nell’esperienza di essere amati senza meriti, senza alcun ritorno. Ogni essere umano è amato da Dio. È l’amore di Dio che ci sottrae alla paura della solitudine. Dobbiamo scoprire l’amore redentore. Soltanto l’amore di Dio è capace di redimere la nostra vita; noi avanziamo nella vita solo con l’amore che ci sveglia, capace di cambiare la nostra vita. Nella vita degli evangelizzatori vi sono tre regole basilari: 1) non avere paura; 2) non mettere paura; 3) liberare dalla paura. Gesù non era autoritario ma aveva autorità, non usava la forza ma era credibile. Prima del sì umano c’è il sì divino. Un sì umano di gratitudine ad un sì divino di redenzione immeritato. L’amore di Dio arriva attraverso un sussurro degli angeli. Gesù ci accompagna nelle difficoltà della nostra vita. Essere padre è essere vicino al figlio, per crescere. Io sono con te, non sei solo, dice il padre al figlio. Il sì di Maria è di consegnare la sua vita a Dio. Vuol dire mettere il cuore nelle mani di Dio.
Successivamente, la Santa Messa è stata concelebrata da Mons. Murphy e da P. Nuno. Commentando le letture del giorno, ha evidenziato la responsabilità di appartenere al regno di Dio. Nella prima lettura, tratta dal profeta Ezechiele, il nostro Dio si prende cura del suo gregge, per descrivere la sua azione pastorale. La sua azione è rivolta a cercare, a guarire, a vegliare, a raccogliere dalla dispersione, a pascere. È confortante sentire che siamo amati così da Gesù che si prende cura di noi. Ci sana e ci porta ai pascoli più belli. Ma c’è anche il giudizio di Dio, elemento centrale della fede cristiana che ci porta alla responsabilità della nostra vita cristiana. Occorre così chiedersi che cosa sto facendo di questo dono concesso da Dio che è la vita? L’altro elemento centrale delle letture è la misericordia. Accogliere Cristo richiede di aprire il cuore alla miseria dell’umanità sofferente. L’unica verità di Cristo è la misericordia, che si traduce in opere concrete e non in sentimenti, si parla infatti di opere di misericordia. La misericordia comincia nel cuore e finisce nelle mani. Come ci ricorda San Giovanni della Croce è la misericordia che ci fa entrare nel regno di Cristo. Nel pomeriggio, dopo la recita del Santo Rosario nel suggestivo quadro del parco, la giornata si è conclusa con la preghiera dei Vespri e la Benedizione.
Nella prima meditazione, P. Nuno ha sottolineato la peculiarità intrinseca della parola aspettare contenuta nel versetto, poiché siamo abituati ad aspettare la venuta del Signore. Si dice che l’Avvento è il tempo dell’attesa, però Pietro ci invita ad affrettare questa venuta. Come possiamo noi affrettare questa venuta? Il Dio che ci ha creato senza di noi non ci salverà senza di noi, il Dio che ha voluto la salvezza degli uomini per venire, per diventare uomo ha avuto bisogno del sì di una creatura umana, Maria Santissima e se anche oggi il Signore vuole venire a noi ha bisogno del nostro sì. Il brano del Vangelo che ci accompagnerà questa mattinata sarà il brano dell’Annunciazione a Maria, secondo l’evangelista Luca (Luca 1,26,38). Il tempo di Avvento è il tempo della attesa ma anche il tempo della speranza non passiva ma attiva. Il tempo dell’Avvento è così il tempo dell’attesa e della speranza perché sappiamo che il Signore mai ci lascia soli. Il Signore è il primo che fa il primo passo per venire incontro a noi. Nella Lettera ai Colossesi, Paolo dice Cristo è in voi, la speranza e la gloria. Cristo è vera speranza. In tempo di Avvento la Chiesa fa memoria delle tre venute di Cristo nella storia umana. Una la venuta storica la nascita di Cristo a Betlemme, dopo la venuta futura di Cristo nella Gloria, quello che noi chiamiamo la parusia, poi la venuta più comune e più nascosta la venuta di Cristo in ciascun giorno. Cristo viene a noi ogni giorno nei sacramenti.
Con i sacramenti della chiesa, la sua parola, i segni del tempio. Dio vuole arrivare a noi. San Bernardo Abate, un teologo, grande autore di spiritualità del medio evo, ha scritto questa tripla venuta di Cristo. La venuta di cristo nella vita cristiana avviene attraverso i sacramenti. Aspettiamo Cristo perché è nostra speranza. I vangeli dell’infanzia di Gesù sono narrati da Matteo e Luca, che raccontano i primi giorni di Gesù, e sono una teologia narrativa dicendo qual’é l’identità e la missione di Gesù. Nel vangelo di Luca ci sono quattro aspetti dell’identità di Gesù: Gesù figlio di Maria; Gesù figlio di Davide; Gesù figlio dell’altissimo; Gesù è Gesù”.
Nella seconda meditazione, P. Nuno si è soffermato sul significato della parola affrettare. Nel brano dell’Annunciazione a Maria, la gioia e la felicità si trovano nell’amore, nell’esperienza di essere amati senza meriti, senza alcun ritorno. Ogni essere umano è amato da Dio. È l’amore di Dio che ci sottrae alla paura della solitudine. Dobbiamo scoprire l’amore redentore. Soltanto l’amore di Dio è capace di redimere la nostra vita; noi avanziamo nella vita solo con l’amore che ci sveglia, capace di cambiare la nostra vita. Nella vita degli evangelizzatori vi sono tre regole basilari: 1) non avere paura; 2) non mettere paura; 3) liberare dalla paura. Gesù non era autoritario ma aveva autorità, non usava la forza ma era credibile. Prima del sì umano c’è il sì divino. Un sì umano di gratitudine ad un sì divino di redenzione immeritato. L’amore di Dio arriva attraverso un sussurro degli angeli. Gesù ci accompagna nelle difficoltà della nostra vita. Essere padre è essere vicino al figlio, per crescere. Io sono con te, non sei solo, dice il padre al figlio. Il sì di Maria è di consegnare la sua vita a Dio. Vuol dire mettere il cuore nelle mani di Dio.
Successivamente, la Santa Messa è stata concelebrata da Mons. Murphy e da P. Nuno. Commentando le letture del giorno, ha evidenziato la responsabilità di appartenere al regno di Dio. Nella prima lettura, tratta dal profeta Ezechiele, il nostro Dio si prende cura del suo gregge, per descrivere la sua azione pastorale. La sua azione è rivolta a cercare, a guarire, a vegliare, a raccogliere dalla dispersione, a pascere. È confortante sentire che siamo amati così da Gesù che si prende cura di noi. Ci sana e ci porta ai pascoli più belli. Ma c’è anche il giudizio di Dio, elemento centrale della fede cristiana che ci porta alla responsabilità della nostra vita cristiana. Occorre così chiedersi che cosa sto facendo di questo dono concesso da Dio che è la vita? L’altro elemento centrale delle letture è la misericordia. Accogliere Cristo richiede di aprire il cuore alla miseria dell’umanità sofferente. L’unica verità di Cristo è la misericordia, che si traduce in opere concrete e non in sentimenti, si parla infatti di opere di misericordia. La misericordia comincia nel cuore e finisce nelle mani. Come ci ricorda San Giovanni della Croce è la misericordia che ci fa entrare nel regno di Cristo. Nel pomeriggio, dopo la recita del Santo Rosario nel suggestivo quadro del parco, la giornata si è conclusa con la preghiera dei Vespri e la Benedizione.
Luca Valente
15 Ottobre - Apertura Anno Sociale 2023 - 2024
Domenica, 15 Ottobre 2023 Messa Solenne presieduta da Sua Eccellenza Reverendissima Mons. Pena Parra, Sostituto della Segreteria di Sato, nella Cappella dell’Associazione per l’apertura dell’anno sociale. Prima della Santa Messa, concelebrata dagli assistenti spirituali Mons. Joseph Murphy, Mons. Ivan Santus insieme a Mons. Josep Luis Serrano Pentinat, segretario particolare del Sostituto, ed al P. Paolo Benanti, , un caloroso benvenuto ha accolto Sua Eccellenza Mons. Pena Parra, per aver accettato contestualmente anche l’invito ad impartire il sacramento della confermazione ad un giovane aspirante del Sodalizio.
Nell’omelia Mons. Parra, commentando il Vangelo di Matteo (Mt 22,1-14) ha ricordato il triplice motivo di festa nel contesto della liturgia del giorno: «in primis in quanto giorno del Signore in cui arriva la gioia della Pasqua, in secundis per il sacramento della confermazione che verrà ricevuto ed infine per la concessione del Santo Padre, di cui il celebrante ha trasmesso la vicinanza e la benedizione, del titolo di questa cappella che sarà esteso oltre che all’Apostolo Pietro cui era già dedicata anche all’Apostolo Paolo.
Le letture che abbiamo ascoltato ci aiutano provvidenzialmente ad approfondire il significato di questi tre eventi e per parteciparvi più consapevolmente. Nella prima lettura il profeta Isaia ci presenta l’immagine del banchetto offerto da Dio a tutte le genti. Il profeta riprende un tema di predicazione molto antico, quello di dio che imbandisce nel giardino dell’eden un banchetto di pietanze e bevande prelibate per gli uomini sue creature , venendo egli stesso a sedere e conversare tra loro, come un sovrano con i suoi dignitari più fedeli e con i suoi amici più cari. Una immagine a cui però nel passo citato il profeta apporta qualcosa di nuovo identificando il luogo del banchetto con Gerusalemme e specificando il destino e la visione futura della Città Santa ad essere dimora di pace per tutte le genti.
E’ un richiamo autentico. La storia dimostra che non è nella città terrena di Gerusalemme che si sono compiuti i progetti divini . Noi sappiamo infatti, che la nuova Gerusalemme non è una città ma è una comunità e questa comunità e la Chiesa. Il cui banchetto regale non è più solo un’immagine profetica di eventi futuri , ma una realtà viva , presente, operante nei nostri animi. Noi oggi qui realizziamo la profezia di Isaia partecipando al banchetto che Dio ci offre nel pane e nel vino consacrati, non solo pietanze prelibate, poiché ci offre se stesso, il suo ruolo e il suo sangue, cibo di vita eterna e bevanda di immortalità. Le seconde letture ci ricordano questa verità in molti modi: ad esempio la bellezza di questa cappella richiama in qualche modo il giardino biblico di Dio, il luogo in cui entriamo in comunione con Dio, il destino glorioso che il padre ci ha preparato per l’eternità, di cui possiamo fare esperienze per quanto possibile in questa vita, nella gioia di rimanere fedeli alla Sua parola ed oggi alla sua grazia.
Ecco il compimento del mistero profetico: la celebrazione eucaristica. Ed ecco l’importanza di riunirci nel giorno del Signore, qui nel suo tempio sacro. A questo riguardo vorrei condividere un pensiero che mi viene continuamente nel cuore: quanto sia scarsa la partecipazione all’eucarestia oggi. Invitate gli altri a venire a messa. Fate di voi apostoli dell’eucarestia in due modi: la messa la domenica e l’adorazione eucaristica. L’adorazione si fa in silenzio, io e Lui. Lui e io. Passiamo adesso al Vangelo e più precisamente alla festa con cui Dio ci invita a partecipare. Se la prima lettura ci ha fatto riflettere sulla bellezza del dono dell’eucarestia questa parabola richiama la missione che da tale dono deriva. E’ la chiamata ad essere generosi e coraggiosi come i servitori e i messaggeri della parola stessa, ma soprattutto invitare tutti a partecipare alla festa, ove l’invito alla missione scaturisce dal banchetto eucaristico, perché dono di missione alla vita cristiana. Questi due aspetti dono e missione sono sempre collegati, lo vediamo proprio nella vita dei Santi. Apostoli Pietro e Paolo. Uno custode della fede, Pietro, nel senso di annunciarla fermamente fino all’estremo sacrificio della sua vita, l’altro, Paolo, evangelizzatore dei popoli. La seconda lettura mi ha colpito molto all’inizio nelle parole di Paolo, io sono felice nell’abbondanza e nella scarsità quando le cose vanno bene e quando le cose vanno male, niente ti turbi tieni solo Dio nella tua vita e basta. Lo vediamo anche nell’annuncio che si realizza in nostro fratello Alessio, che ricevendo il dono della confermazione attraverso il dono dello Spirito Santo, viene consacrato per essere testimone di cristo e portare a tutti la buona novella con forza, coraggio con costanza anche quando non trovasse giusta corrispondenza da chi è chiamato a raccoglierla. »
Infine Mons. Peña Parra ha voluto manifestare il suo apprezzamento per l’operato del Sodalizio: «Lo vediamo infine nel vostro servizio con cui contribuite a rendere concretamente la Basilica Papale di San Pietro e ciascuno di voi personalmente anche negli ambienti in cui operate luoghi d’incontro di Dio. Prima di tutto nell’assistenza che offrite nella liturgia e specialmente nell’adorazione eucaristica, animando gli spazi sacri con la vostra parola, poi nella cura con cui accompagnate le persone che incontrate nei luoghi in cui affondano le radici della nostra fede, assistendo tutti in questi momenti preziosi e indelebili e facendo in modo che ciascuno di loro si senta accolto, rassicurato e assistito con sollecitudine. Vi invito, pertanto, ad essere custodi della bellezza e al contempo discepoli desiderosi di crescere per divenire sempre più apostoli coraggiosi fermi nel fare il bene sempre, come Pietro e al contempo aperti agli altri come umili fratelli consapevolmente liberati dal peccato e dalla morte» Al termine della Santa Messa, il Presidente ha accolto Mons. Parra nel Salone delle Conferenze per mostrare a Sua Eccellenza la gloriosa bandiera della Guardia Palatina d’Onore, in tutta la Sua maestosità, recentemente restaurata dai Musei Vaticani.
Mons. Parra complimentandosi con il Presidente Stefano Milli per i risultati raggiunti dal Sodalizio ha concluso la giornata rivolgendo i suoi sinceri apprezzamenti per il servizio svolto dall’Associazione per la Santa Sede.
Nell’omelia Mons. Parra, commentando il Vangelo di Matteo (Mt 22,1-14) ha ricordato il triplice motivo di festa nel contesto della liturgia del giorno: «in primis in quanto giorno del Signore in cui arriva la gioia della Pasqua, in secundis per il sacramento della confermazione che verrà ricevuto ed infine per la concessione del Santo Padre, di cui il celebrante ha trasmesso la vicinanza e la benedizione, del titolo di questa cappella che sarà esteso oltre che all’Apostolo Pietro cui era già dedicata anche all’Apostolo Paolo.
Le letture che abbiamo ascoltato ci aiutano provvidenzialmente ad approfondire il significato di questi tre eventi e per parteciparvi più consapevolmente. Nella prima lettura il profeta Isaia ci presenta l’immagine del banchetto offerto da Dio a tutte le genti. Il profeta riprende un tema di predicazione molto antico, quello di dio che imbandisce nel giardino dell’eden un banchetto di pietanze e bevande prelibate per gli uomini sue creature , venendo egli stesso a sedere e conversare tra loro, come un sovrano con i suoi dignitari più fedeli e con i suoi amici più cari. Una immagine a cui però nel passo citato il profeta apporta qualcosa di nuovo identificando il luogo del banchetto con Gerusalemme e specificando il destino e la visione futura della Città Santa ad essere dimora di pace per tutte le genti.
E’ un richiamo autentico. La storia dimostra che non è nella città terrena di Gerusalemme che si sono compiuti i progetti divini . Noi sappiamo infatti, che la nuova Gerusalemme non è una città ma è una comunità e questa comunità e la Chiesa. Il cui banchetto regale non è più solo un’immagine profetica di eventi futuri , ma una realtà viva , presente, operante nei nostri animi. Noi oggi qui realizziamo la profezia di Isaia partecipando al banchetto che Dio ci offre nel pane e nel vino consacrati, non solo pietanze prelibate, poiché ci offre se stesso, il suo ruolo e il suo sangue, cibo di vita eterna e bevanda di immortalità. Le seconde letture ci ricordano questa verità in molti modi: ad esempio la bellezza di questa cappella richiama in qualche modo il giardino biblico di Dio, il luogo in cui entriamo in comunione con Dio, il destino glorioso che il padre ci ha preparato per l’eternità, di cui possiamo fare esperienze per quanto possibile in questa vita, nella gioia di rimanere fedeli alla Sua parola ed oggi alla sua grazia.
Ecco il compimento del mistero profetico: la celebrazione eucaristica. Ed ecco l’importanza di riunirci nel giorno del Signore, qui nel suo tempio sacro. A questo riguardo vorrei condividere un pensiero che mi viene continuamente nel cuore: quanto sia scarsa la partecipazione all’eucarestia oggi. Invitate gli altri a venire a messa. Fate di voi apostoli dell’eucarestia in due modi: la messa la domenica e l’adorazione eucaristica. L’adorazione si fa in silenzio, io e Lui. Lui e io. Passiamo adesso al Vangelo e più precisamente alla festa con cui Dio ci invita a partecipare. Se la prima lettura ci ha fatto riflettere sulla bellezza del dono dell’eucarestia questa parabola richiama la missione che da tale dono deriva. E’ la chiamata ad essere generosi e coraggiosi come i servitori e i messaggeri della parola stessa, ma soprattutto invitare tutti a partecipare alla festa, ove l’invito alla missione scaturisce dal banchetto eucaristico, perché dono di missione alla vita cristiana. Questi due aspetti dono e missione sono sempre collegati, lo vediamo proprio nella vita dei Santi. Apostoli Pietro e Paolo. Uno custode della fede, Pietro, nel senso di annunciarla fermamente fino all’estremo sacrificio della sua vita, l’altro, Paolo, evangelizzatore dei popoli. La seconda lettura mi ha colpito molto all’inizio nelle parole di Paolo, io sono felice nell’abbondanza e nella scarsità quando le cose vanno bene e quando le cose vanno male, niente ti turbi tieni solo Dio nella tua vita e basta. Lo vediamo anche nell’annuncio che si realizza in nostro fratello Alessio, che ricevendo il dono della confermazione attraverso il dono dello Spirito Santo, viene consacrato per essere testimone di cristo e portare a tutti la buona novella con forza, coraggio con costanza anche quando non trovasse giusta corrispondenza da chi è chiamato a raccoglierla. »
Infine Mons. Peña Parra ha voluto manifestare il suo apprezzamento per l’operato del Sodalizio: «Lo vediamo infine nel vostro servizio con cui contribuite a rendere concretamente la Basilica Papale di San Pietro e ciascuno di voi personalmente anche negli ambienti in cui operate luoghi d’incontro di Dio. Prima di tutto nell’assistenza che offrite nella liturgia e specialmente nell’adorazione eucaristica, animando gli spazi sacri con la vostra parola, poi nella cura con cui accompagnate le persone che incontrate nei luoghi in cui affondano le radici della nostra fede, assistendo tutti in questi momenti preziosi e indelebili e facendo in modo che ciascuno di loro si senta accolto, rassicurato e assistito con sollecitudine. Vi invito, pertanto, ad essere custodi della bellezza e al contempo discepoli desiderosi di crescere per divenire sempre più apostoli coraggiosi fermi nel fare il bene sempre, come Pietro e al contempo aperti agli altri come umili fratelli consapevolmente liberati dal peccato e dalla morte» Al termine della Santa Messa, il Presidente ha accolto Mons. Parra nel Salone delle Conferenze per mostrare a Sua Eccellenza la gloriosa bandiera della Guardia Palatina d’Onore, in tutta la Sua maestosità, recentemente restaurata dai Musei Vaticani.
Mons. Parra complimentandosi con il Presidente Stefano Milli per i risultati raggiunti dal Sodalizio ha concluso la giornata rivolgendo i suoi sinceri apprezzamenti per il servizio svolto dall’Associazione per la Santa Sede.
Luca Valente
24 Settembre - Assemblea straordinaria sodalizio
Domenica, 24 Settembre 2023, numerosa partecipazione degli appartenenti al Sodalizio
all’Assemblea Straordinaria dell’Associazione, in previsione del cammino sinodale e dell’apertura dell’anno
sociale. Nella Santa Messa celebrata da Mons. Murphy, il celebrante commentando il Vangelo di Matteo
(Mt 20,1-16) si è soffermato sulla provocatorietà della parabola del giorno invitando i presenti a
discernere più attentamente sul suo significato più profondo.
Le parabole di Gesù sono sempre provocatorie. Quella di oggi è tra quelle più provocatorie almeno per il nostro modo di pensare. Come mai questo padrone della vigna fa venire operai alla giornata e paga agli ultimi che hanno lavorato solo un’ora lo stesso che ha dato a quelli che hanno lavorato tutta la giornata sotto il sole. Sembrerebbe un’ingiustizia. Allora c’è da capire che cosa vuole insegnare Gesù con questa parabola così provocatoria. Ovviamente vuole farci riflettere. La chiave di lettura però è in Isaia (Is 55,6-9). Il profeta Isaia citando Dio dice:perché i miei pensieri non sono i vostri pensieri, le vostre vie non sono le mie. In altre parole il modo di pensare di Dio non è lo stesso del modo di pensare dell’uomo. Noi ragioniamo secondo i criteri dell’uomo. Gesù vuole invitarci ad entrare nella mente di Dio e cominciare a vedere le cose con gli occhi di Dio, e ragionare come ragiona Dio stesso. Gesù racconta questa parabola tanto per dare indicazione sul diritto dell’uomo, ma c’è anche un altro scopo. Qui storicamente stiamo parlando dell’apertura verso i popoli non ebrei, adesso Dio vuole aprire la possibilità di salvezza verso tutte le nazioni e questo pone non poche difficoltà. Il popolo di Israele non era così aperto. Gesù ha predicato il messaggio di salvezza ai predicatori, ai pagani, ai pubblicani, per invitarli alla conversione. Per dire c’è anche possibilità di salvezza anche per voi. Dio nella sua bontà offre a tutti questa possibilità di salvezza, basta solo accettare ciò che Dio offre. C’è anche un altro esempio, nelle letture di oggi, di questo entrare nel modo di pensare di Dio ed è in San Paolo, nella lettera ai Filippesi (Fil 1,20c-24.27a). Lui da una parte è ben lieto di morire per essere con Cristo. Dall’altra è necessario che rimanga per continuare la sua missione, perché il suo lavoro potrebbe ancora servire a Dio. Allora lascia la decisione a Dio. Anche per noi è importante avere questo atteggiamento durante le nostre scelte che possono avere una preferenza, ma è Dio che deve guidarci, cerchiamo di fare la sua volontà. La via che da frutto è quella del Signore, bisogna entrare nella logica di Dio.
Al termine della Santa Messa, l’Assemblea Straordinaria è stata aperta del Presidente del Sodalizio, che ha sottolineato come l’Associazione stia vivendo un buon momento. C’è grande apprezzamento per la nostra professionalità. Dobbiamo essere orgogliosi di appartenere a questa Associazione. Vogliamo dare un nuovo slancio. Nel tempo abbiamo acquisito maggiore professionalità e per questo abbiamo pensato anche ad una formazione a distanza. Invitiamo tutti i soci a riflettere e formulare proposte per il futuro. Ciò che vogliamo è una critica costruttiva e nuove proposte per tracciare un cammino per i prossimi anni. Vi chiedo di collaborare per fare il meglio per tutti. Il Consiglio di Presidenza ha istituito una Commissione Sinodale e stiamo completando un questionario sinodale perché raccolga riflessioni di gruppo e per dare una risposta individuale e collettiva. Poi ci sarà una assemblea per proporre una strada per andare avanti. Grazie per tutto quello che fate. Ringrazio la sezione Culturale e la Sezione Caritativa per il loro impegno.
Parimenti, Mons. Murphy ha sottolineato l’importanza del cammino sinodale dell’Associazione in adesione al cammino sinodale della Chiesa universale indetto dal Santo Padre per un percorso spirituale del Sodalizio volto per il bene di tutti. La crescita del numero di nuovi soci e degli allievi è un buon segno per il futuro dell’Associazione. Vogliamo mettere a frutto questa ricchezza umana per riflettere e formulare nuove proposte per il nostro cammino. Quindi oggi mentre prendiamo decisioni importanti per l’Associazione, chiediamo la guida e l’ispirazione dello Spirito Santo per prendere le decisioni giuste per la vita dell’Associazione e per tutti i soci.
Successivamente il Presidente ha presentato all'Assemblea le modifiche allo Statuto e al Regolamento del Sodalizio che sono state inviate per la necessaria approvazione ai superiori della Segreteria di Stato.
Le parabole di Gesù sono sempre provocatorie. Quella di oggi è tra quelle più provocatorie almeno per il nostro modo di pensare. Come mai questo padrone della vigna fa venire operai alla giornata e paga agli ultimi che hanno lavorato solo un’ora lo stesso che ha dato a quelli che hanno lavorato tutta la giornata sotto il sole. Sembrerebbe un’ingiustizia. Allora c’è da capire che cosa vuole insegnare Gesù con questa parabola così provocatoria. Ovviamente vuole farci riflettere. La chiave di lettura però è in Isaia (Is 55,6-9). Il profeta Isaia citando Dio dice:perché i miei pensieri non sono i vostri pensieri, le vostre vie non sono le mie. In altre parole il modo di pensare di Dio non è lo stesso del modo di pensare dell’uomo. Noi ragioniamo secondo i criteri dell’uomo. Gesù vuole invitarci ad entrare nella mente di Dio e cominciare a vedere le cose con gli occhi di Dio, e ragionare come ragiona Dio stesso. Gesù racconta questa parabola tanto per dare indicazione sul diritto dell’uomo, ma c’è anche un altro scopo. Qui storicamente stiamo parlando dell’apertura verso i popoli non ebrei, adesso Dio vuole aprire la possibilità di salvezza verso tutte le nazioni e questo pone non poche difficoltà. Il popolo di Israele non era così aperto. Gesù ha predicato il messaggio di salvezza ai predicatori, ai pagani, ai pubblicani, per invitarli alla conversione. Per dire c’è anche possibilità di salvezza anche per voi. Dio nella sua bontà offre a tutti questa possibilità di salvezza, basta solo accettare ciò che Dio offre. C’è anche un altro esempio, nelle letture di oggi, di questo entrare nel modo di pensare di Dio ed è in San Paolo, nella lettera ai Filippesi (Fil 1,20c-24.27a). Lui da una parte è ben lieto di morire per essere con Cristo. Dall’altra è necessario che rimanga per continuare la sua missione, perché il suo lavoro potrebbe ancora servire a Dio. Allora lascia la decisione a Dio. Anche per noi è importante avere questo atteggiamento durante le nostre scelte che possono avere una preferenza, ma è Dio che deve guidarci, cerchiamo di fare la sua volontà. La via che da frutto è quella del Signore, bisogna entrare nella logica di Dio.
Al termine della Santa Messa, l’Assemblea Straordinaria è stata aperta del Presidente del Sodalizio, che ha sottolineato come l’Associazione stia vivendo un buon momento. C’è grande apprezzamento per la nostra professionalità. Dobbiamo essere orgogliosi di appartenere a questa Associazione. Vogliamo dare un nuovo slancio. Nel tempo abbiamo acquisito maggiore professionalità e per questo abbiamo pensato anche ad una formazione a distanza. Invitiamo tutti i soci a riflettere e formulare proposte per il futuro. Ciò che vogliamo è una critica costruttiva e nuove proposte per tracciare un cammino per i prossimi anni. Vi chiedo di collaborare per fare il meglio per tutti. Il Consiglio di Presidenza ha istituito una Commissione Sinodale e stiamo completando un questionario sinodale perché raccolga riflessioni di gruppo e per dare una risposta individuale e collettiva. Poi ci sarà una assemblea per proporre una strada per andare avanti. Grazie per tutto quello che fate. Ringrazio la sezione Culturale e la Sezione Caritativa per il loro impegno.
Parimenti, Mons. Murphy ha sottolineato l’importanza del cammino sinodale dell’Associazione in adesione al cammino sinodale della Chiesa universale indetto dal Santo Padre per un percorso spirituale del Sodalizio volto per il bene di tutti. La crescita del numero di nuovi soci e degli allievi è un buon segno per il futuro dell’Associazione. Vogliamo mettere a frutto questa ricchezza umana per riflettere e formulare nuove proposte per il nostro cammino. Quindi oggi mentre prendiamo decisioni importanti per l’Associazione, chiediamo la guida e l’ispirazione dello Spirito Santo per prendere le decisioni giuste per la vita dell’Associazione e per tutti i soci.
Successivamente il Presidente ha presentato all'Assemblea le modifiche allo Statuto e al Regolamento del Sodalizio che sono state inviate per la necessaria approvazione ai superiori della Segreteria di Stato.
Luca Valente
25 Giugno - Festa dell'Associazione
Domenica, 25 Giugno 2023, Messa Solenne per la Festa dell’Associazione presso l’altare della Cattedra nella Basilica in San Pietro, presieduta da Sua Eminenza il Cardinal Mauro Gambetti, Vicario Generale di Sua Santità per la Città del Vaticano. Hanno concelebrato Mons. Paolo De Niccolò, Reggente emerito della Casa Pontificia, Mons. Joseph Murphy e Mons. Ivan Santus, Assistenti Spirituali del Sodalizio, e Mons. Massimiliano Matteo Boiardi, dell’Ufficio delle Celebrazioni Liturgiche del Papa.
Prima della liturgia, i nuovi Soci sono stati chiamati all’altare della Cattedra. Ricevuto dalle mani del Presidente Stefano Milli il Santo Vangelo, hanno prestato la promessa di testimonianza, apostolato e fedeltà alla Sede Apostolica e al magistero del Sommo Pontefice, sancendo il loro ingresso ufficiale nella famiglia del Sodalizio.
Successivamente, Sua Eminenza ha rivolto un affettuoso saluto ai nuovi Soci: binomio di gratitudine da parte mia e del Santo Padre e gratuità del vostro cuore per vivere questa missione e rendere grazie con tutto il cuore in modo da ricevere la grazia con pienezza che Dio riversa in noi. Nell’omelia, il Cardinale Gambetti dall’esegesi della prima Lettura (Ger 20, 10-13) ha osservato: il profeta Geremia ha paura, sentendo su di sé la pressione dei persecutori che lo avversano, lo deridono, lo calunniano, mentre nella seconda Lettura l’Apostolo Paolo (Rm 5, 12-15) parla della redenzione di Cristo che ci riscatta dalla morte, la grande madre di ogni paura che si è propagata tra gli uomini, perché tutti hanno peccato. Nel brano evangelico (Mt 10, 26-33) Gesù invita ripetutamente a non avere paura. Lo dice in riferimento alle ostilità che i discepoli incontreranno nella loro missione: il discredito, la denigrazione, finanche l’oppressione della morte. Quant’è attuale la morte, innanzitutto per voi nuovi Soci e per tutti i Soci, perché come tutti i discepoli, vi apprestate a operare secondo la Verità in un servizio di volontariato. È attuale perché nel mondo viviamo la persecuzione contro i cristiani viene esercitata in modo fisico, psicologico e sociale. Il mondo stesso è attanagliato dalla paura. Noi abbiamo paura. Nella nostra civiltà occidentale, per coloro che possono vivere una vita abbastanza agiata, la paura è mossa dalla minacciosa imperfezione, dalla possibilità di fallire, dalla mancanza di autosufficienza. Come fare a non avere paura? Innanzitutto occorre misurarsi con il rischio della persecuzione. Gli ambiti della persecuzione possono essere molto diversi: in famiglia la persecuzione tocca gli affetti; in comunità, nel lavoro, in parrocchia, nell’Associazione, la persecuzione mina l’appartenenza. Non dimenticate che la vostra appartenenza è radicata nel Vangelo che avete ricevuto e nella promessa che avete fatto. Inoltre, nelle persecuzioni sociali e civili viene minato il rispetto dell’individuo a causa dell’ingiustizia; di qui la paura di essere abbandonati, allontanati, derisi o giudicati.
Quando Gesù ci invita a non avere paura non intende dire che non dobbiamo provare paura, bensì che non dobbiamo lasciarci sopraffare da essa. Solo così potremo rimanere liberi di amare. Continuamente Gesù sussurra al nostro orecchio di non avere paura, entrando in contatto intimo con noi e invitandoci ad accettare quell’Amore che è fonte di Salvezza, quell’Amore che è Verità. Esso deve risplendere nella nostra mente, sul nostro volto, ed essere gridato con gioia nella vita di tutti i giorni attraverso le nostre parole e le nostre opere. Il contrario della paura è il coraggio. La vittoria sulla paura non nasce però dal coraggio, bensì dall’intimità con Cristo, che ci mostra il cammino da seguire, il nostro scopo. Gesù disse: quello che io vi dico nelle tenebre, ditelo nella luce (Mt 10, 24-33). Possiamo mostrare l’amore con cui Gesù ci ama attraverso il servizio.
Non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo. Gli uomini possono umiliare, ostracizzare, possono imprigionare, finanche uccidere, ma non hanno potere sull’anima. Gesù ci esorta quindi a temere Dio, che è stato a sua volta perseguitato, in quanto Dio di tenerezza, che si occupa e preoccupa dell’uomo. Chi teme Dio non ha più paura dei suoi persecutori, perché gode della forza dell’intimità con Dio. Esemplare è l’esperienza di Geremia: per lui il momento di crisi più profonda conseguente alla persecuzione diviene l’occasione per abbandonarsi alla fiducia nel Signore. Così si vince la paura, con l’abbandono confidente. Preghiamo dunque con fiducia Maria, donna senza paura e madre coraggiosa.
Al termine della Santa Messa, il Presidente Stefano Milli, a nome dell’Associazione, ha rivolto un sincero ringraziamento a Sua Eminenza il Cardinal Gambetti, ricordando lo straordinario impegno profuso dal Sodalizio per il World Meeting on Human Fraternity, ispirato all’Enciclica di Papa Francesco “Fratelli tutti”. Abbiamo imparato ad ascoltare e leggere con il cuore grazie alla visione e all’invito costante di Sua Santità a non perdere mai di vista la scelta di essere gli uni accanto agli altri in pace e gentilezza d’animo. La missione del nostro Sodalizio è onorare la promessa di accoglienza e fratellanza. L’amore, in fondo, è ciò che ci guida e ci sostiene; l’amore incondizionato delle nostre famiglie, che senza mai farci pesare il tempo che inevitabilmente gli viene negato, ci sostengono costantemente nell’impegno e nel sacrificio richiesto dal nostro servizio apostolico. Il Presidente, infine, a nome del Sodalizio, ha donato a Sua Eminenza una pregevole icona di Maria Virgo Fidelis.
Prima della liturgia, i nuovi Soci sono stati chiamati all’altare della Cattedra. Ricevuto dalle mani del Presidente Stefano Milli il Santo Vangelo, hanno prestato la promessa di testimonianza, apostolato e fedeltà alla Sede Apostolica e al magistero del Sommo Pontefice, sancendo il loro ingresso ufficiale nella famiglia del Sodalizio.
Successivamente, Sua Eminenza ha rivolto un affettuoso saluto ai nuovi Soci: binomio di gratitudine da parte mia e del Santo Padre e gratuità del vostro cuore per vivere questa missione e rendere grazie con tutto il cuore in modo da ricevere la grazia con pienezza che Dio riversa in noi. Nell’omelia, il Cardinale Gambetti dall’esegesi della prima Lettura (Ger 20, 10-13) ha osservato: il profeta Geremia ha paura, sentendo su di sé la pressione dei persecutori che lo avversano, lo deridono, lo calunniano, mentre nella seconda Lettura l’Apostolo Paolo (Rm 5, 12-15) parla della redenzione di Cristo che ci riscatta dalla morte, la grande madre di ogni paura che si è propagata tra gli uomini, perché tutti hanno peccato. Nel brano evangelico (Mt 10, 26-33) Gesù invita ripetutamente a non avere paura. Lo dice in riferimento alle ostilità che i discepoli incontreranno nella loro missione: il discredito, la denigrazione, finanche l’oppressione della morte. Quant’è attuale la morte, innanzitutto per voi nuovi Soci e per tutti i Soci, perché come tutti i discepoli, vi apprestate a operare secondo la Verità in un servizio di volontariato. È attuale perché nel mondo viviamo la persecuzione contro i cristiani viene esercitata in modo fisico, psicologico e sociale. Il mondo stesso è attanagliato dalla paura. Noi abbiamo paura. Nella nostra civiltà occidentale, per coloro che possono vivere una vita abbastanza agiata, la paura è mossa dalla minacciosa imperfezione, dalla possibilità di fallire, dalla mancanza di autosufficienza. Come fare a non avere paura? Innanzitutto occorre misurarsi con il rischio della persecuzione. Gli ambiti della persecuzione possono essere molto diversi: in famiglia la persecuzione tocca gli affetti; in comunità, nel lavoro, in parrocchia, nell’Associazione, la persecuzione mina l’appartenenza. Non dimenticate che la vostra appartenenza è radicata nel Vangelo che avete ricevuto e nella promessa che avete fatto. Inoltre, nelle persecuzioni sociali e civili viene minato il rispetto dell’individuo a causa dell’ingiustizia; di qui la paura di essere abbandonati, allontanati, derisi o giudicati.
Quando Gesù ci invita a non avere paura non intende dire che non dobbiamo provare paura, bensì che non dobbiamo lasciarci sopraffare da essa. Solo così potremo rimanere liberi di amare. Continuamente Gesù sussurra al nostro orecchio di non avere paura, entrando in contatto intimo con noi e invitandoci ad accettare quell’Amore che è fonte di Salvezza, quell’Amore che è Verità. Esso deve risplendere nella nostra mente, sul nostro volto, ed essere gridato con gioia nella vita di tutti i giorni attraverso le nostre parole e le nostre opere. Il contrario della paura è il coraggio. La vittoria sulla paura non nasce però dal coraggio, bensì dall’intimità con Cristo, che ci mostra il cammino da seguire, il nostro scopo. Gesù disse: quello che io vi dico nelle tenebre, ditelo nella luce (Mt 10, 24-33). Possiamo mostrare l’amore con cui Gesù ci ama attraverso il servizio.
Non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo. Gli uomini possono umiliare, ostracizzare, possono imprigionare, finanche uccidere, ma non hanno potere sull’anima. Gesù ci esorta quindi a temere Dio, che è stato a sua volta perseguitato, in quanto Dio di tenerezza, che si occupa e preoccupa dell’uomo. Chi teme Dio non ha più paura dei suoi persecutori, perché gode della forza dell’intimità con Dio. Esemplare è l’esperienza di Geremia: per lui il momento di crisi più profonda conseguente alla persecuzione diviene l’occasione per abbandonarsi alla fiducia nel Signore. Così si vince la paura, con l’abbandono confidente. Preghiamo dunque con fiducia Maria, donna senza paura e madre coraggiosa.
Al termine della Santa Messa, il Presidente Stefano Milli, a nome dell’Associazione, ha rivolto un sincero ringraziamento a Sua Eminenza il Cardinal Gambetti, ricordando lo straordinario impegno profuso dal Sodalizio per il World Meeting on Human Fraternity, ispirato all’Enciclica di Papa Francesco “Fratelli tutti”. Abbiamo imparato ad ascoltare e leggere con il cuore grazie alla visione e all’invito costante di Sua Santità a non perdere mai di vista la scelta di essere gli uni accanto agli altri in pace e gentilezza d’animo. La missione del nostro Sodalizio è onorare la promessa di accoglienza e fratellanza. L’amore, in fondo, è ciò che ci guida e ci sostiene; l’amore incondizionato delle nostre famiglie, che senza mai farci pesare il tempo che inevitabilmente gli viene negato, ci sostengono costantemente nell’impegno e nel sacrificio richiesto dal nostro servizio apostolico. Il Presidente, infine, a nome del Sodalizio, ha donato a Sua Eminenza una pregevole icona di Maria Virgo Fidelis.
Luca Valente
4 Giugno - Cresime
Domenica 4 giugno 2023 S.E. Mons. Andrea Ripa, Vescovo titolare di
Cerveteri, Segretario del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica, ha
presieduto la Santa Messa nella Cappella dell’Associazione in occasione della
celebrazione delle cresime di tre giovani, Riccardo Colaceci, Andrea Dominici e
Lorenzo Guidi. Hanno concelebrato Assistenti Spirituali dell’Associazione gli Mons.
Joseph Murphy e Mons. Ivan Santus. Presente, inoltre, in un clima di festa, un nutrito
numero di familiari dei cresimandi.
Nell’omelia Mons. Ripa, commentando la lettura del giorno (Es 34,4b-6.8-9) ha sottolineato l’importanza del Sacramento della Confermazione, proponendo alcune riflessioni sul significato della Trinità: «La Trinità ci aiuta a guardare la figura di Dio come egli è. Noi siamo abituati a considerare le singole persone della Trinità a seconda delle feste, nei momenti dell’anno liturgico. A volte anche se tutto questo è buono ci sfugge la visione d’insieme. La visione d’insieme è la Trinità. Che il nostro Dio sia Trinità non è una speculazione teologica raffinata, senza la quale potremmo vivere ugualmente. Per pensare a Dio come Trinità occorre ricordare che siamo fatti a immagine e somiglianza di Dio e quindi se cambia l’immagine cambia Dio, cambiamo noi».
Mons. Ripa ha quindi proseguito: “Se cambia la visione che abbiamo di Dio, cambia la visione che abbiamo di noi stessi. Allora pensare a Dio che è Trinità innanzitutto ci fa pensare a Dio mai solo. Ci fa pensare a Dio in eterna e perenne relazione con le tre persone della Trinità.
Questo ci dice che nessuno di noi è fatto per stare solo, per sé stesso, ma in relazione con gli altri, perché siamo fatti per questo, siamo messi nel mondo, come pezzi di un puzzle, siamo fatti per incastrarci gli uni agli altri e perciò formiamo un disegno bello in adesione all’invito di Dio. Per questo l’egoismo, il ripiegamento su se stessi, la chiusura sono spiritualmente e umanamente considerati non corrispondenti al disegno di Dio.
Noi tutti siamo abituati a fare buone azioni, a fare bei gesti. Tutto ciò è validissimo, ma il bel gesto non è abbastanza se non doniamo noi stessi. In fondo Gesù questo ha fatto per noi, ha donato se stesso, la sua vita per noi. Lui lo ha fatto in una soluzione unica, sulla croce.
Se questa relazione è dono di sé è una relazione che salva e questa è la nostra missione, portare l’amore di Dio in un modo o nell’altro nella concretezza di ogni giorno. Se dunque questa è la visione di Dio, la Cresima ci aiuta a sintonizzarci meglio in Dio.
È il dono che lo Spirito Santo ci fa perché siamo maggiormente uniti a Dio, perché portiamo a compimento il nostro cammino in funzione cristiana a tutti gli effetti. Come figli di Dio e perciò stesso missionari siamo inviati a portare la parola di Dio, a portare la testimonianza della nostra fede. In questo senso la Cresima ci fa dire che, qualunque sia l’età in cui la conseguiamo, diventiamo adulti nella fede. Con il Sacramento della Cresima apriamo in maniera consapevole eternamente le porte della nostra vita allo Spirito Santo, perché lo Spirito Santo ci sostenga nei discernimenti che dobbiamo fare nella nostra vita, nelle nostre decisioni, nelle nostre scelte».
Nell’omelia Mons. Ripa, commentando la lettura del giorno (Es 34,4b-6.8-9) ha sottolineato l’importanza del Sacramento della Confermazione, proponendo alcune riflessioni sul significato della Trinità: «La Trinità ci aiuta a guardare la figura di Dio come egli è. Noi siamo abituati a considerare le singole persone della Trinità a seconda delle feste, nei momenti dell’anno liturgico. A volte anche se tutto questo è buono ci sfugge la visione d’insieme. La visione d’insieme è la Trinità. Che il nostro Dio sia Trinità non è una speculazione teologica raffinata, senza la quale potremmo vivere ugualmente. Per pensare a Dio come Trinità occorre ricordare che siamo fatti a immagine e somiglianza di Dio e quindi se cambia l’immagine cambia Dio, cambiamo noi».
Mons. Ripa ha quindi proseguito: “Se cambia la visione che abbiamo di Dio, cambia la visione che abbiamo di noi stessi. Allora pensare a Dio che è Trinità innanzitutto ci fa pensare a Dio mai solo. Ci fa pensare a Dio in eterna e perenne relazione con le tre persone della Trinità.
Questo ci dice che nessuno di noi è fatto per stare solo, per sé stesso, ma in relazione con gli altri, perché siamo fatti per questo, siamo messi nel mondo, come pezzi di un puzzle, siamo fatti per incastrarci gli uni agli altri e perciò formiamo un disegno bello in adesione all’invito di Dio. Per questo l’egoismo, il ripiegamento su se stessi, la chiusura sono spiritualmente e umanamente considerati non corrispondenti al disegno di Dio.
Noi tutti siamo abituati a fare buone azioni, a fare bei gesti. Tutto ciò è validissimo, ma il bel gesto non è abbastanza se non doniamo noi stessi. In fondo Gesù questo ha fatto per noi, ha donato se stesso, la sua vita per noi. Lui lo ha fatto in una soluzione unica, sulla croce.
Se questa relazione è dono di sé è una relazione che salva e questa è la nostra missione, portare l’amore di Dio in un modo o nell’altro nella concretezza di ogni giorno. Se dunque questa è la visione di Dio, la Cresima ci aiuta a sintonizzarci meglio in Dio.
È il dono che lo Spirito Santo ci fa perché siamo maggiormente uniti a Dio, perché portiamo a compimento il nostro cammino in funzione cristiana a tutti gli effetti. Come figli di Dio e perciò stesso missionari siamo inviati a portare la parola di Dio, a portare la testimonianza della nostra fede. In questo senso la Cresima ci fa dire che, qualunque sia l’età in cui la conseguiamo, diventiamo adulti nella fede. Con il Sacramento della Cresima apriamo in maniera consapevole eternamente le porte della nostra vita allo Spirito Santo, perché lo Spirito Santo ci sostenga nei discernimenti che dobbiamo fare nella nostra vita, nelle nostre decisioni, nelle nostre scelte».
Luca Valente
12 Marzo - Ritiro spirituale
Domenica, 12 Marzo 2023, straordinaria partecipazione di soci e aspiranti al ritiro spirituale
presso la Casa dei Padri Passionisti al Celio. Dopo le Lodi mattutine presiedute da Mons.
Murphy, Padre Alessandro Foppoli, dell’Ordine dei Passionisti, ha offerto due interessanti
meditazioni sulla Passione partendo dalla frase di Gesù alla samaritana: “se tu conoscessi il
dono di Dio” e “sulla consapevolezza del dono di Dio che ci viene dato”.
Nella prima meditazione, Padre Foppoli, approfondendo il Vangelo di Giovanni (Gv. 4,5-15.19b - 26.39a.40-42), ha sottolineato che la quaresima non è solo un cammino penitenziale fine a sé stesso ma è piuttosto un cammino verso la Pasqua, verso il dono di Dio attraverso la morte e la resurrezione di Gesù, verso il dono dello Spirito Santo, verso l’amore di Dio. Ho pensato di iniziare citandovi la testimonianza del Cardinale François-XavierNguyễn Văn Thuận. Su come lui ha vissuto l’esperienza della prigionia del carcere duro, in isolamento, in quanto arrestato appena nominato vescovo e non potendo esercitare immediatamente il suo ministero episcopale. Quello che lo tormentava in quel momento era il pensiero della sua diocesi, delle persone affidate alla sua cura pastorale e il tormento della sua impotenza. Si sentiva depauperato di tutto e in questo contesto è stato rinfrancato dall’amore di Gesù. Solo l’amore cristiano può cambiare i cuori, non le armi, le minacce o i media. Se la Quaresima è cammino di cambiamento, di trasformazione, qual è lo strumento che Dio ci dà per poterci trasformare? L’amore di Cristo! Tutta la Quaresima è un cammino penitenziale per prepararci a contemplare l’amore di Cristo. È un cammino verso Gerusalemme, un cammino verso la conoscenza di Gesù che ama. Nell’inizio della Passione di Gesù secondo Luca si testimoniano almeno quattro modi diversi di amare di Gesù. Nell’orto degli ulivi, consolato dall’Angelo del Signore, Gesù resiste all’angoscia, quindi, si rivolge agli Apostoli, dicendo loro di vegliare e pregare per non entrare in tentazione. Gesù ci insegna come si lotta nella tentazione. Di fronte al potere del male, la tentazione è di abbandonarci alla tristezza, di chiudere il proprio cuore e non sentire che il Signore sta lottando per te e con te. La lotta di Cristo nella preghiera è tutto rivolta a fare la volontà di Dio. Gesù, come Maria durante l’Annunciazione, ci insegna che la preghiera è consegnarsi completamente alla volontà del Padre, perché tutto è possibile a Dio. Il potere delle tenebre è nascondere la Verità, oscurare la vista dell’anima, mascherando la nostra percezione del male. La seconda manifestazione del potere delle tenebre è la più pericolosa, e consiste nel sedurci all’utilizzo di mezzi malvagi per compiere il bene, come quando Gesù venne tentato a scendere dalla Croce per mostrare la sua gloria. Infine, la terza forma del potere delle tenebre si radica nel peccato originale stesso, instillando la convinzione che Dio sia un ostacolo alla nostra libertà, fino a farci credere che la Fede e l’incontro col Padre siano qualcosa da temere. Nonostante i nostri fallimenti contro le tenebre, Gesù ama oltre ogni misura umana, ti ama per primo, oltre le apparenze; Cristo non aspetta il tuo amore per amarti, ama contro il semplice interesse, ama tutti, perfino i nemici.
Nella seconda meditazione, Padre Foppoli si è soffermato sul tema delle virtù non virtuose. Per esempio, la povertà virtuosa è l’atto di forza di scegliere di essere povero, di isolarsi. Nella Passione Gesù si è fatto carico della povertà e dell’isolamento ma anche delle stesse cose non virtuose, la povertà e l’isolamento che non è scelta, che ti viene imposta. Gesù sulla Croce si è fatto carico di tutta l’umanità, si è spogliato delle vesti, è stato lasciato solo. Gesù nella passione si è fatto carico dell’esperienza di essere scartato. Nell’interrogatorio di Pilato Gesù è oggetto, non soggetto. Gesù si è consegnato a Pilato che non lo chiama per nome come fa con Barabba. Pilato sa che Gesù viene consegnato dai capi dei sacerdoti per invidia. Gesù sceglie di essere consegnato e viene scartato con la liberazione di un assassino, Barabba. Gesù rifiutato da tutti, insegna che essere scartato, rifiutato è motivo di vittoria sull’o, sull’orgoglio. Dopo le meditazioni, la Santa Messa è stata concelebrata da Mons. Murphy e da padre Foppoli, il quale durante l’Omelia, ha commentato il Vangelo del giorno (Gv. 4,5-15.19b- 26.39a.40-42) sulla donna samaritana. Il dono più grande che Dio ha dato è la Sua vita per noi, e con essa, il Suo amore incondizionato, riversato nei nostri cuori. Questo amore consiste nel dono dello Spirito Santo che è acqua che zampilla, fuoco che conquista. Chiediamo sempre al Signore di donarci lo Spirito Santo; dobbiamo pregare, come la donna samaritana, affinché il Signore porti a compimento quello che ha iniziato a operare dentro di me. Nel pomeriggio la recita del Santo Rosario all’interno della Cappella della Casa dei passionisti è stata affidata a cinque soci; a seguire l’esposizione del Santissimo Sacramento con la preghiera dei Vespri e la benedizione Eucaristica. Il ritiro si è infine concluso con l’intonazione del Salve Regina.
Nella prima meditazione, Padre Foppoli, approfondendo il Vangelo di Giovanni (Gv. 4,5-15.19b - 26.39a.40-42), ha sottolineato che la quaresima non è solo un cammino penitenziale fine a sé stesso ma è piuttosto un cammino verso la Pasqua, verso il dono di Dio attraverso la morte e la resurrezione di Gesù, verso il dono dello Spirito Santo, verso l’amore di Dio. Ho pensato di iniziare citandovi la testimonianza del Cardinale François-XavierNguyễn Văn Thuận. Su come lui ha vissuto l’esperienza della prigionia del carcere duro, in isolamento, in quanto arrestato appena nominato vescovo e non potendo esercitare immediatamente il suo ministero episcopale. Quello che lo tormentava in quel momento era il pensiero della sua diocesi, delle persone affidate alla sua cura pastorale e il tormento della sua impotenza. Si sentiva depauperato di tutto e in questo contesto è stato rinfrancato dall’amore di Gesù. Solo l’amore cristiano può cambiare i cuori, non le armi, le minacce o i media. Se la Quaresima è cammino di cambiamento, di trasformazione, qual è lo strumento che Dio ci dà per poterci trasformare? L’amore di Cristo! Tutta la Quaresima è un cammino penitenziale per prepararci a contemplare l’amore di Cristo. È un cammino verso Gerusalemme, un cammino verso la conoscenza di Gesù che ama. Nell’inizio della Passione di Gesù secondo Luca si testimoniano almeno quattro modi diversi di amare di Gesù. Nell’orto degli ulivi, consolato dall’Angelo del Signore, Gesù resiste all’angoscia, quindi, si rivolge agli Apostoli, dicendo loro di vegliare e pregare per non entrare in tentazione. Gesù ci insegna come si lotta nella tentazione. Di fronte al potere del male, la tentazione è di abbandonarci alla tristezza, di chiudere il proprio cuore e non sentire che il Signore sta lottando per te e con te. La lotta di Cristo nella preghiera è tutto rivolta a fare la volontà di Dio. Gesù, come Maria durante l’Annunciazione, ci insegna che la preghiera è consegnarsi completamente alla volontà del Padre, perché tutto è possibile a Dio. Il potere delle tenebre è nascondere la Verità, oscurare la vista dell’anima, mascherando la nostra percezione del male. La seconda manifestazione del potere delle tenebre è la più pericolosa, e consiste nel sedurci all’utilizzo di mezzi malvagi per compiere il bene, come quando Gesù venne tentato a scendere dalla Croce per mostrare la sua gloria. Infine, la terza forma del potere delle tenebre si radica nel peccato originale stesso, instillando la convinzione che Dio sia un ostacolo alla nostra libertà, fino a farci credere che la Fede e l’incontro col Padre siano qualcosa da temere. Nonostante i nostri fallimenti contro le tenebre, Gesù ama oltre ogni misura umana, ti ama per primo, oltre le apparenze; Cristo non aspetta il tuo amore per amarti, ama contro il semplice interesse, ama tutti, perfino i nemici.
Nella seconda meditazione, Padre Foppoli si è soffermato sul tema delle virtù non virtuose. Per esempio, la povertà virtuosa è l’atto di forza di scegliere di essere povero, di isolarsi. Nella Passione Gesù si è fatto carico della povertà e dell’isolamento ma anche delle stesse cose non virtuose, la povertà e l’isolamento che non è scelta, che ti viene imposta. Gesù sulla Croce si è fatto carico di tutta l’umanità, si è spogliato delle vesti, è stato lasciato solo. Gesù nella passione si è fatto carico dell’esperienza di essere scartato. Nell’interrogatorio di Pilato Gesù è oggetto, non soggetto. Gesù si è consegnato a Pilato che non lo chiama per nome come fa con Barabba. Pilato sa che Gesù viene consegnato dai capi dei sacerdoti per invidia. Gesù sceglie di essere consegnato e viene scartato con la liberazione di un assassino, Barabba. Gesù rifiutato da tutti, insegna che essere scartato, rifiutato è motivo di vittoria sull’o, sull’orgoglio. Dopo le meditazioni, la Santa Messa è stata concelebrata da Mons. Murphy e da padre Foppoli, il quale durante l’Omelia, ha commentato il Vangelo del giorno (Gv. 4,5-15.19b- 26.39a.40-42) sulla donna samaritana. Il dono più grande che Dio ha dato è la Sua vita per noi, e con essa, il Suo amore incondizionato, riversato nei nostri cuori. Questo amore consiste nel dono dello Spirito Santo che è acqua che zampilla, fuoco che conquista. Chiediamo sempre al Signore di donarci lo Spirito Santo; dobbiamo pregare, come la donna samaritana, affinché il Signore porti a compimento quello che ha iniziato a operare dentro di me. Nel pomeriggio la recita del Santo Rosario all’interno della Cappella della Casa dei passionisti è stata affidata a cinque soci; a seguire l’esposizione del Santissimo Sacramento con la preghiera dei Vespri e la benedizione Eucaristica. Il ritiro si è infine concluso con l’intonazione del Salve Regina.
Luca Valente
29 Gennaio - Assemblea Generale
Domenica, 29 Gennaio 2023, numerosi soci si sono riuniti nella Cappella dell’Associazione per la Santa Messa celebrata da Mons. Joseph Murphy antecedente all’Assemblea Generale del Sodalizio.
Nell’omelia, il celebrante, dall’esegesi del Vangelo del giorno (Mt 5,1-12a) si è soffermato sul profondo significato del segreto della felicità, sottolineando la necessità di mettere in pratica le letture del salmo odierno per essere davvero felici. Che cos’è la felicità?, che cosa dobbiamo fare per ottenere la felicità?. Se noi pensiamo alle risposte che da questo mondo, che danno gli uomini, possiamo riassumere così: avere soldi, avere potere di fare ciò che si vuole, avere una posizione prestigiosa molto importante, dedicarsi ai piaceri della vita che ci offre tante possibilità, oppure il sapere, il piacere intellettuale del capire. Tuttavia nessuno di questi soddisfa il desiderio più profondo del cuore. Il Vangelo invece ci rivela il segreto su che cosa da felicità e sulla base della testimonianza del Vangelo anche i bravi pensatori cristiani ci danno la risposta, penso ad esempio a Sant’Agostino, il nostro cuore domina finché non riposa in te vero Dio. San Tommaso D’Aquino dice che il segreto della felicità è la visione di Dio, vedere Dio colma tutti i desideri dell’uomo. San Tommaso dice esplicitamente che la beatitudine che abbiamo sentito è proprio la risposta di Gesù alla domanda della felicità definitiva, piena genuina, autentica contro la logica dell’uomo. Ha proseguito il celebrante, Chi è felice? I poveri di spirito, gli umili, i miti, coloro che cercano la giustizia, i perseguitati, i giusti. Beati i poveri di spirito perché di essi è il regno dei cieli. I poveri di spirito sono coloro che riconoscono la propria povertà, sono quelli che non sono attaccati ai beni che questo mondo può offrire, sono quelli che riconoscono il loro bisogno di Dio, di essi è il regno dei cieli. Questo potrebbe sembrare astratto cos’è il regno dei cieli? San Matteo usa questa espressione. Negli altri vangeli sinottici si parla piuttosto del regno di Dio, cos’è questo regno di Dio?. Il regno di Dio è là dove Dio regna, là dove l’uomo accetta Dio, dove l’uomo lo ha accolto nella sua vita e si lascia guidare da Dio. E’ in questo lo scopo della vera felicità, là dove riconosci il tuo bisogno di Dio e lasci entrare Dio nella tua vita, là è la felicità la vera beatitudine. Questa è la chiave di tutto. E’ riconoscere il bisogno di Dio e lasciarlo entrare nella propria vita. I poveri di spirito riconoscono Dio e si lasciano guidare. Chi cerca la giustizia. La giustizia è soprattutto il rapporto giusto tra l’uomo e Dio. Quando questo rapporto è giusto troveremo la giustizia anche tra gli uomini. Quindi, se volgiamo metterci in un buon rapporto dobbiamo metterci in un rapporto filiare, come figli di Dio con il Signore, allora troveremo soddisfazione e saremo saziati. I puri di cuore. Noi possiamo interpretare in senso stretto questo rapporto, in termini di castità, ma è una espressione molto molto più vasta. Infatti i puri di cuore sono quelli che vanno nella direzione giusta, cioè vanno verso Dio in tutto ciò che fanno, agiscono per l’amore di Di, seguendo la sua volontà e non per ottenere cose degli uomini, per cercare i beni materiali. Anche i perseguitati. Gesù non promette una felicità facile, ci dice c’è una croce in ciascuno di noi, c’è una croce nella nostra vita, però vivendo nella fede, vivendo questo legame col Signore possiamo superare tutte queste difficoltà, ostilità, la persecuzione, la cattiveria per causa di Dio. Abbiamo tanti esempi che ci illuminano questa strada. Pensate ai nostri Santi Pietro e Paolo loro erano vittime di divisioni e cattiverie, però hanno accettato tutto, incluso il martirio per amore di Dio e per questo hanno trovato la vera felicità quella definitiva. Basta leggere le lettere di San Paolo. In questi duemila anni di cristianesimo ci sono tantissimi testimoni che ci indicano la strada della felicità. Qual è la strada della felicità, non è nell’avere c’è più gioia nel dare e nel ricevere. Nel servizio come il nostro che cosa ci carica se non metterci al servizio dell’altro, se non il desiderio di dare la gioia che abbiamo dentro. E’ questo il senso più profondo del nostro servizio, la carità, l’accoglienza dei pellegrini. Noi abbiamo ricevuto tanto , noi abbiamo scoperto il segreto della felicità e vogliamo dare qualcosa di questo agli altri. Ringraziamo il Signore per averci rivelato il segreto della felicità affinché la nostra vita possa essere sempre servizio per gli altri.
Al termine della Santa Messa, l’Assemblea Generale, preceduta dall’approvazione della nomina del Presidente dell’Assemblea, si è aperta con il caloroso saluto dell’Assistente Spirituale che ha invocato un anno di pace, ricordando con grande affetto e gratitudine i soci che ci hanno lasciato nel corso dell’anno e i ringraziamenti dei Superiori per la serietà e professionalità con cui generosamente offrite numerosi servizi per le celebrazioni liturgiche.
Il Presidente Milli, quindi, ricordando il Papa emerito, ha ringraziato i numerosi soci che hanno prestato servizio per le esequie di Papa Benedetto XVI°, un servizio partecipato, attento e accogliente. Ci avviciniamo al Giubileo 2025, momento di grande prova e impegno per il quale si intensificheranno gli incontri formativi. L’Associazione è cresciuta negli ultimi dieci lustri riflettendo quanto è stato compiuto in tanti servizi e occasioni di carità. Affido tutti voi alla Virgo fidelis, rimaniamo sempre uniti e saldi come i soci che ci hanno preceduti.
Il Presidente ha illustrato altresì le attività svolte nell’anno sociale appena trascorso e il programma delle attività per l’anno in corso soffermandosi in particolare sui lavori effettuati e da effettuare in sede e specificando, sentiti i relativi responsabili, le attività effettuate e da effettuare dalle singole Sezioni.
Successivamente, il Dirigente della Sezione Caritativa ha presentato il bilancio consuntivo 2021 e il bilancio preventivo 2022, frutto della sensibilità di tutti, approvati ad unanimità dall’Assemblea.
Il Tesoriere, di seguito, con la lettura del Bilancio consuntivo 2022 e del Bilancio preventivo 2023, ha riferito il consistente avanzo di gestione. Il Collegio dei Revisori, infine, dall’attenta valutazione della relazione contabile, premesso che nessuna osservazione o richiesta di approfondimenti è intervenuta da parte della Segreteria di Stato, ha confermato il consistente stato patrimoniale e ha espresso parere favorevole ai bilanci presentati all’Assemblea. L’Assemblea dei soci ha approvato ad unanimità il bilancio consuntivo 2022 e successivamente il bilancio preventivo 2023.
Nell’omelia, il celebrante, dall’esegesi del Vangelo del giorno (Mt 5,1-12a) si è soffermato sul profondo significato del segreto della felicità, sottolineando la necessità di mettere in pratica le letture del salmo odierno per essere davvero felici. Che cos’è la felicità?, che cosa dobbiamo fare per ottenere la felicità?. Se noi pensiamo alle risposte che da questo mondo, che danno gli uomini, possiamo riassumere così: avere soldi, avere potere di fare ciò che si vuole, avere una posizione prestigiosa molto importante, dedicarsi ai piaceri della vita che ci offre tante possibilità, oppure il sapere, il piacere intellettuale del capire. Tuttavia nessuno di questi soddisfa il desiderio più profondo del cuore. Il Vangelo invece ci rivela il segreto su che cosa da felicità e sulla base della testimonianza del Vangelo anche i bravi pensatori cristiani ci danno la risposta, penso ad esempio a Sant’Agostino, il nostro cuore domina finché non riposa in te vero Dio. San Tommaso D’Aquino dice che il segreto della felicità è la visione di Dio, vedere Dio colma tutti i desideri dell’uomo. San Tommaso dice esplicitamente che la beatitudine che abbiamo sentito è proprio la risposta di Gesù alla domanda della felicità definitiva, piena genuina, autentica contro la logica dell’uomo. Ha proseguito il celebrante, Chi è felice? I poveri di spirito, gli umili, i miti, coloro che cercano la giustizia, i perseguitati, i giusti. Beati i poveri di spirito perché di essi è il regno dei cieli. I poveri di spirito sono coloro che riconoscono la propria povertà, sono quelli che non sono attaccati ai beni che questo mondo può offrire, sono quelli che riconoscono il loro bisogno di Dio, di essi è il regno dei cieli. Questo potrebbe sembrare astratto cos’è il regno dei cieli? San Matteo usa questa espressione. Negli altri vangeli sinottici si parla piuttosto del regno di Dio, cos’è questo regno di Dio?. Il regno di Dio è là dove Dio regna, là dove l’uomo accetta Dio, dove l’uomo lo ha accolto nella sua vita e si lascia guidare da Dio. E’ in questo lo scopo della vera felicità, là dove riconosci il tuo bisogno di Dio e lasci entrare Dio nella tua vita, là è la felicità la vera beatitudine. Questa è la chiave di tutto. E’ riconoscere il bisogno di Dio e lasciarlo entrare nella propria vita. I poveri di spirito riconoscono Dio e si lasciano guidare. Chi cerca la giustizia. La giustizia è soprattutto il rapporto giusto tra l’uomo e Dio. Quando questo rapporto è giusto troveremo la giustizia anche tra gli uomini. Quindi, se volgiamo metterci in un buon rapporto dobbiamo metterci in un rapporto filiare, come figli di Dio con il Signore, allora troveremo soddisfazione e saremo saziati. I puri di cuore. Noi possiamo interpretare in senso stretto questo rapporto, in termini di castità, ma è una espressione molto molto più vasta. Infatti i puri di cuore sono quelli che vanno nella direzione giusta, cioè vanno verso Dio in tutto ciò che fanno, agiscono per l’amore di Di, seguendo la sua volontà e non per ottenere cose degli uomini, per cercare i beni materiali. Anche i perseguitati. Gesù non promette una felicità facile, ci dice c’è una croce in ciascuno di noi, c’è una croce nella nostra vita, però vivendo nella fede, vivendo questo legame col Signore possiamo superare tutte queste difficoltà, ostilità, la persecuzione, la cattiveria per causa di Dio. Abbiamo tanti esempi che ci illuminano questa strada. Pensate ai nostri Santi Pietro e Paolo loro erano vittime di divisioni e cattiverie, però hanno accettato tutto, incluso il martirio per amore di Dio e per questo hanno trovato la vera felicità quella definitiva. Basta leggere le lettere di San Paolo. In questi duemila anni di cristianesimo ci sono tantissimi testimoni che ci indicano la strada della felicità. Qual è la strada della felicità, non è nell’avere c’è più gioia nel dare e nel ricevere. Nel servizio come il nostro che cosa ci carica se non metterci al servizio dell’altro, se non il desiderio di dare la gioia che abbiamo dentro. E’ questo il senso più profondo del nostro servizio, la carità, l’accoglienza dei pellegrini. Noi abbiamo ricevuto tanto , noi abbiamo scoperto il segreto della felicità e vogliamo dare qualcosa di questo agli altri. Ringraziamo il Signore per averci rivelato il segreto della felicità affinché la nostra vita possa essere sempre servizio per gli altri.
Al termine della Santa Messa, l’Assemblea Generale, preceduta dall’approvazione della nomina del Presidente dell’Assemblea, si è aperta con il caloroso saluto dell’Assistente Spirituale che ha invocato un anno di pace, ricordando con grande affetto e gratitudine i soci che ci hanno lasciato nel corso dell’anno e i ringraziamenti dei Superiori per la serietà e professionalità con cui generosamente offrite numerosi servizi per le celebrazioni liturgiche.
Il Presidente Milli, quindi, ricordando il Papa emerito, ha ringraziato i numerosi soci che hanno prestato servizio per le esequie di Papa Benedetto XVI°, un servizio partecipato, attento e accogliente. Ci avviciniamo al Giubileo 2025, momento di grande prova e impegno per il quale si intensificheranno gli incontri formativi. L’Associazione è cresciuta negli ultimi dieci lustri riflettendo quanto è stato compiuto in tanti servizi e occasioni di carità. Affido tutti voi alla Virgo fidelis, rimaniamo sempre uniti e saldi come i soci che ci hanno preceduti.
Il Presidente ha illustrato altresì le attività svolte nell’anno sociale appena trascorso e il programma delle attività per l’anno in corso soffermandosi in particolare sui lavori effettuati e da effettuare in sede e specificando, sentiti i relativi responsabili, le attività effettuate e da effettuare dalle singole Sezioni.
Successivamente, il Dirigente della Sezione Caritativa ha presentato il bilancio consuntivo 2021 e il bilancio preventivo 2022, frutto della sensibilità di tutti, approvati ad unanimità dall’Assemblea.
Il Tesoriere, di seguito, con la lettura del Bilancio consuntivo 2022 e del Bilancio preventivo 2023, ha riferito il consistente avanzo di gestione. Il Collegio dei Revisori, infine, dall’attenta valutazione della relazione contabile, premesso che nessuna osservazione o richiesta di approfondimenti è intervenuta da parte della Segreteria di Stato, ha confermato il consistente stato patrimoniale e ha espresso parere favorevole ai bilanci presentati all’Assemblea. L’Assemblea dei soci ha approvato ad unanimità il bilancio consuntivo 2022 e successivamente il bilancio preventivo 2023.
Luca Valente