La Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo «è come
una via maestra, sulla quale molti passi avanti sono stati
fatti, ma tanti ancora ne mancano, e a volte purtroppo si
torna indietro. L’impegno per i diritti umani non è mai finito!
A questo proposito, sono vicino a tutti coloro che, senza
proclami, nella vita concreta di ogni giorno, lottano e
pagano di persona per difendere i diritti di chi non conta»
(in L’Osservatore Romano, 11 dicembre 2023, p. 12).
Queste sono state le parole pronunciate da Papa Francesco
nell’Angelus del 10 dicembre 2023, in occasione del
75° anniversario della Dichiarazione universale dei diritti
dell’uomo, approvata e proclamata il 10 dicembre 1948
dall’Assemblea Generale
delle Nazioni
Unite, all’insegna di
un principio fondamentale,
secondo il
quale: «Tutti gli esseri
umani nascono
liberi ed eguali in dignità
e diritti…» (art.
1). |
sufficientemente
stabile e compromette progetti e scelte di vita,
come la creazione di una famiglia …»; circostanza che
trasforma il “vuoto” occupazionale in un «terreno che frana
sotto i piedi, costringendo a camminare in equilibrio
precario» ... «davanti a questo senso di vuoto tanti, spaesati
e demotivati, rinunciano e vanno altrove,
ma ciò, oltre a provocare
amarezza, costituisce una sconfitta, perché
le risorse non mancano e vanno impiegate
per realizzare sogni concreti,
come quello di un lavoro stabile e duraturo, Le parole del Papa paiono straordinariamente
efficaci nel rappresentare le molteplici
dimensioni che caratterizzano alcuni
aspetti della criticità del lavoro contemporaneo:
il problema non si reduce, infatti,
alla sola disoccupazione, esprimendosi
anche nella sostanziale precarietà (intesa
anzitutto come assenza di stabilità) e povertà (si pensi al
fenomeno dei cc.dd. “working poors”) del e nel lavoro medesimo.
Tutto ciò provoca evidentemente un impatto preoccupante
sulla sfera psicosociale delle persone, le cui
esistenze risultano spesso disorientate e “rinviate” (L.
Gallino, Vite rinviate, Laterza, 2014). |
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