1. La Cappella Cerasi in Santa Maria del Popolo a Roma.
È sufficiente affacciarsi sulla soglia della Cappella Cerasi,
collocata nel transetto di sinistra della Chiesa di Santa
Maria del Popolo a Roma, per essere colti da una emozione
inenarrabile.
Le due grandi tele dell’immenso
Michelangelo Merisi
(1571-1610) – meglio
noto come “Caravaggio”,
dal luogo da cui proveniva
nei pressi di Milano – dedicate
alla crocifissione di
Pietro (il Principe degli
Apostoli) e alla conversione
di Saulo di Tarso
(l’Apostolo delle genti) lasciano,
a dir poco, senza
parole. Il magistrale pennello
di Caravaggio è riuscito
magistralmente a fissare,
in modo ineguagliabile,
due momenti particolarmente
significativi dei
due Patroni di Roma e
della nostra Associazione:
la crocifissione del primo
nell’area del Vaticano e la
conversione sulla via di
Damasco del secondo;
sembrano fotogrammi che hanno bloccato due istanti cruciali
nella vita dei due Santi e di Santa Romana Chiesa, con un effetto
che gli studiosi definiscono di “immobile sospensione”
del tempo.
Merita di essere evidenziato che l’impianto generale della
Cappella Cerasi è opera dell’architetto Carlo Maderno
(1556-1629) e che gli affreschi delle due volte sono di Giovan
Battista Ricci detto “il Novara” (1537-1627) per il vano d’ingresso
e di Annibale Carracci (1560-1609) e di Innocenzo
Tacconi [1575-(dopo il) 1625] per la cappella vera e propria.
La Cappella Cerasi prende il nome da Monsignor Tiberio
Cerasi (1544-1601), religioso, giurista e tesoriere della Reverenda
Camera Apostolica sotto Papa Clemente VIII.
Sembra doveroso ricordare che Tiberio Cerasi – persona
di grandissima levatura culturale – dopo aver intrapreso gli
studi di diritto e l’attività di avvocato concistoriale presso la
Corte Pontificia, il 31 luglio 1593 venne eletto Rettore dell’Università
di Roma “La Sapienza”; successivamente nel
1595 abbracciò la vita ecclesiastica, divenendo dapprima
chierico di Camera e, nel 1596, tesoriere generale della
Camera Apostolica. Acquistò la cappella con l’intenzione di
farne il proprio sepolcro e decise di farla impreziosire dai
pennelli dei pittori più quotati dell’epoca: Caravaggio e Annibale
Carracci. Al centro della cappella è collocata, infatti,
l’Assunzione della Vergine di Annibale Carracci, mentre ai lati avrebbero preso posto le due grandi tele del Caravaggio:
la Crocifissione di San Pietro e la Conversione di San
Paolo entrambe ad olio.
La scelta dei soggetti delle tele aveva una grandissima valenza
simbolica, in quanto Pietro e Paolo sono i
Santi Patroni della Città Eterna, da sempre,
estremamente legati alla tradizione romana;
inoltre, la stessa storia della Chiesa di Santa
Maria del Popolo la lega indissolubilmente al
“popolo di Roma” che si era fatto direttamente
carico dei costi per la sua realizzazione.
Il 24 settembre del 1600 – appena terminate
le tele della Cappella Contarelli nella Chiesa di
San Luigi dei Francesi – il Caravaggio ricevette
l’importante commessa da parte del Monsignor
Tiberio Cerasi |
che, purtroppo, non riuscì
a vedere la “sua” preziosa Cappella completata,
a causa della prematura morte, avvenuta
nella sua dimora di Frascati il 3 maggio del
1601; lasciò come erede dei propri beni l’Amministrazione
dell’Ospedale di Santa Maria
della Consolazione, che sarebbe intervenuta
per bocciare le prime due soluzioni pittoriche
proposte dal Caravaggio.

2. La Crocifissione di San Pietro. Il capolavoro
di Caravaggio fissa l’istante successivo
alla crocifissione di San Pietro, mentre gli addetti
cercano di raddrizzare la croce per porla
al contrario – con la testa in giù – come
avrebbe esplicitamente richiesto il Principe degli Apostoli
in quanto, per umiltà, non avrebbe voluto subire lo stesso
trattamento di Gesù. La scena viene rappresentata esemplarmente
con una naturalezza tale da far sentire l’osservatore
partecipe dell’azione.
Le persone impegnate nelle operazioni connesse con la
crocifissione di Pietro, sembrano anonimi personaggi in
movimento che, in qualche modo, distraggono lo spettatore
dalla scena cruenta del martirio. L’unico che sembra
“sereno” è proprio Pietro, il cui sguardo, difficile da interpretare,
comunica che va incontro senza alcuna paura alla
morte dolorosa, con la certezza di sopportare le sofferenze
degli ultimi istanti della sua vita terrena.
Sono molteplici le “innovazioni” tecniche messe in campo
dal Caravaggio; in particolare, la croce che esce al di fuori
della tela e fornisce allo spettatore la sensazione che la
stessa si proietti anche oltre la scena dipinta.
L’artista in questo capolavoro sceglie un taglio semplice, umano
e quasi antieroico, anche se la “luce” si irradia verso la croce
e San Pietro, che sono i “simboli” della fondazione e della
realizzazione della Chiesa, attraverso il martirio del primo
Pontefice, designato direttamente da Gesù Cristo. Le figure risaltano
in maniera dinamica e molto realistica, grazie allo
sfondo scuro.
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