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discredito, la denigrazione, finanche l’oppressione della morte. Quant’è attuale la morte innanzitutto per voi nuovi associati, per tutti gli associati perché come tutti i discepoli che si apprestano a operare secondo la verità in un servizio. È attuale perché evidentemente nel mondo viviamo una persecuzione dei cristiani esercitata in modo fisico, psicologico, sociale.

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Anche perché il mondo stesso è attanagliato dalla paura oggi. Noi abbiamo paura. Nella nostra civiltà occidentale per coloro che possono vivere una vita abbastanza agiata, la paura è mossa comunque dalla minacciosa imperfezione, dalla possibilità di fallire, dalla mancanza di autosufficienza, dal “non mi piace”, mentre al contempo cresce l’angoscia per la perdita di motivazioni, di dissenso. Come fate a non avere paura? Innanzitutto occorre misurarsi con la persecuzione. Gli ambiti della persecuzione sono sempre relativi alle relazioni. In quelle familiari o di prossimità la persecuzione tocca gli affetti. In quelle comunitarie, nel lavoro, in parrocchia, nell’associazione, la persecuzione mina l’appar-tenenza.

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Voi non dimenticate che la vostra appartenenza è radicata nel Vangelo che avete ricevuto e nella promessa che avete fatto. In quelle sociali e civili, la persecuzione colpisce il rispetto, spesso tramite l’ingiustizia, per questo abbiamo paura di essere abbandonati, allontanati, derisi o giudicati. In tal senso la paura è sana perché noi siamo vulnerabili ed essa mette in guardia da un pericolo reale. Perciò quando Gesù dice “non avere paura” non intende dire che non dobbiamo sentire paura. Il Vangelo nel greco utilizza il verbo fobeo, termine che in italiano richiama

la fobia, cioè una reazione sproporzionata e paralizzante che toglie la libertà di scegliere cosa fare. Gesù sta dicendo che non dobbiamo lasciarci sopraffare dalla paura per rimanere liberi di amare, lo dice tre volte. “Non abbiate paura degli uomini, perché nulla vi è di nascosto che non sarà svelato, né segreto che non sarà conosciuto…”. Gesù fa riferimento a ciò che ha sussurrato al nostro orecchio, all’intimità dell’incontro vissuto con noi, a quell’amore con cui ci ha toccato nell’intimo. Questa è la verità nascosta che deve splendere, innanzitutto nella nostra mente, sul nostro volto, ed essere gridata con la vita e con la parola. Il contrario della paura è il coraggio. Ma la paura non si vince con il coraggio, con qualche atto di forza, a volte temerario, la paura si vince con la fiducia. Così si fa spazio dentro di noi il coraggio che nasce dall’intimità ed è alimentato da una motivazione, da uno scopo. L’obiettivo da raggiungere ce lo indica Gesù, “quello che io vi dico nelle tenebre, ditelo nella luce, mostrate l’amore con cui vi amo”. In particolare, attraverso il servizio. E “Non abbiate paura – seconda affermazione di Gesù - di quelli che uccidono il corpo”. Gesù distingue quello che possono fare gli uomini e quello che può fare Dio. Gli uomini possono sottrarre l’affetto, possono ostracizzare, possono mettere in prigione, persino uccidere, ma non hanno potere sull’anima.

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In tale senso Gesù esorta a temere Dio che è presentato come Dio di tenerezza. Dio che si occupa e preoccupa dell’uomo. Chi teme Dio non ha paura, più paura di nessuno, nemmeno dei suoi persecutori, perché gode della forza dell’intimità con il suo Dio. Il Padre vostro ha cura di voi, è sempre con voi, voi siete cari al Padre vostro. Non abbiate più paura. Voi valete più di molti passeri. È esemplare Geremia: per lui il momento di crisi più profondo, conseguente alla persecuzione diviene l’occasione per esercitarsi alla fiducia del Signore, così vince la paura, con l’abbandono confidente. Abbiamo sentito” Il Signore è al mio fianco come un prode valoroso”. Geremia è condotto all’essenziale, è reso più nudo e più saldo. E dice: Signore degli eserciti, che provi il giusto, che vedi il cuore e la mente, tu che mi sei intimo, a te ho affidato la mia causa. Pensiamo a Geremia, pensiamo a Pietro, che ha vinto tutte le sue paure, anche quella della morte, fidandosi di Gesù, confessando che Lui è il Cristo. E Rivolgiamoci con fiducia a Maria, donna senza paura, madre del coraggio, prega per noi.

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