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Periodico dell'Associazione

 

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che ascende agli appartamenti del Santo Padre, né cessarono di tenervi buona guardia fino ad di d'oggi. Aveva ordinato il Comandante Reggiani, che durante i torbidi, alla notte si aumentasse questo posto con trenta baionette: ma i crociati palatini vi concorrevano oltre i comandati in gran numero, ambiziosi di vigilare la notte sotto la stanza del stanza. del Padre loro, e battere le ronde (e quelle notti passarono a spesso al ciel diretto)  sui baluardi vaticani, ove la fama faceva sospettare di improvvisi assalti.
Né paghi di ciò chiedevano si concedesse loro di girare alle fazioni esterne con la truppa di linea; e fatto lo avrebbero se Pio Nono stesso, pur lodando la devozione di sì generosi figliuoli, non avesse gradito  maggiormente di trattenerli presso la sua augusta persona.GP10 Ora quel principe di Europa avrebbe, tra pubbliche rivolte, il di dopo un tentativo di sommossa (lo scoppio della mina sotto la caserma Serristori in Borgo, la sera del 22 ottobre, ad opera di Monti e Tognetti) sempre mantenuta viva, mentre tutta l'Italia risuonava della pretesa ribellione popolare, qual principe domandiamo noi, avrebbe potuto velare gli occhi al riposo, sapendo di avere pressoché nell’anticamera, sessanta o cento baionette borghesi, e queste non scelte da sospettosa polizia, si si bene concorse a discrezione della cittadinanza? Pio IX  solo il poteva, e a grandissima sicurtà: conosceva il suo popolo e i suoi palatini. E questi erano quei cittadini che si rappresentavano alle Corti straniere e al mondo stolto, siccome schiavi frementi, ed incatenati dal ferro straniero. La Guardia Palatina d’Onore non colle parole, ma coi fatti, si guadagno la medaglia dei crociati, che ora brilla sulla sua assisa; e basterà questa eletta e numerosa schiera di cittadini per ismentire dinnanzi alla storia avvenire i calunniatori del popolo romano.
Lo stesso Padre Giuseppe Franco dà notizia di una importantissima denuncia fatta da un solerte Capitano della Palatina durante i tristissimi giorni dell’ottobre 1867, e precisamente la sera del 30: Dentro le mura di Roma intanto spegnevasi un’ultima favilla dell’insurrezione. Sulla sera il capitano Filippani, mentre con i palatini teneva la guardia reale al Vaticano, ebbe sentore di un covo di cospiratori, presso la caserma Serristori, e propriamente sulla salita di Villa Cecchini. Vi piombò l’aiutante maggiore degli zuavi Dufournel con un drappello di zuavi. Accolti a fucilate, presero il posto a baionetta. Vi cadde il Dufournel stesso e con lui due soldati uno dei quali morì di ferite.
Frattanto i Pontifici,lottando incessantemente,avevano respinta l’invasione a Valentano, Bagnorea, Borghetto, Ischia, Farnese, Acquapendente, Grotte, Viterbo, Casamari, Vallecorsa, Monte San Giovanni,  San Lorenzo, Orte, Moricone, Monte Libretti, Nerola, Montemaggiore, Subiaco,; avevano riportate, sempre inferiori per numero, belle vittorie, e repressi in Roma due tentativi rivoluzionari. Garibaldi fuggito da Caprera, con circa 10.000 uomini attaccò Monterotondo difeso da 323 pontifici che resistettero 27 ore,  dando tempo a Kanzler di organizzare la vigorosa offensiva di Mentana.
La sera del 26 ottobre, mentre ancora durava l’assalto e fino a Roma udivasi tuonare il cannone, usci da quest’ultima città una colonna di ricognizione forte di 1140 combattenti, comandati dal colonnello Aller degli zuavi pontifici; queste truppe con un colpo di mano riuscirono ad impadronirsi, malgrado vivacissima resistenza, della stazione di Monterotondo.

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