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Periodico dell'Associazione

 

La Guardia Palatina...

 

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Uniformi e foto storiche...

 

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La Sede...

 

 

 

Come vedesi non lievi né pochi furono i favori con cui il Sommo Pontefice intendeva premiare lo zelo e la fedeltà di tanti onesti e valorosi cittadini. I quadri furono completati, distribuite le armi, provvisto il vestiario, finita l’istruzione, sicché il reggimento cominciò a prestare servizio durante la Settimana Santa, recandosi la domenica delle Palme del 1860 con musica e bandiera dal Vaticano al Quirinale fra i clamori festosi eGP07 l’entusiasmo del popolo, che, non a torto, vedeva in esso una sua propria espressione d’affetto verso il Sovrano, ed un nuovo baluardo a difesa del Governo.

Proprio in questi giorni il Pontefice, stretto da nuovi pericoli, persuaso dall’ardente parola di Mons. De Merode, già valoroso soldato, ed allora da poco pro-ministro delle Armi, invitava di Francia e nominava comandante in capo dell’esercito pontificio il generale De Lamorcière.

In breve grazie al concorso di tutto il mondo, un piccolo esercito fu costituito con chiare direttive, moderno intuito, rara energia, immenso entusiasmo. Si crearono corpi di omogenea nazionalità nelle cui file s’iscrissero nobili, borghesi, popolani e soldati d’ogni lingua e d’ogni terra d’Italia; sicché alla fine d’agosto, circa ventimila uomini forniti di tutto il necessario e rapidamente inquadrati e preparati, munivano i confini, parte guardando le fortezze, parte disposti con nuclei di copertura sulla diagonale Ancona – Macerata – Foligno – Spoleto – Terni – Roma.

E la gran prova presto venne. Prima ancora che tali forze siano oltre accresciute, ottenuto l’assenso di Napoleone, che invano promette a Roma un intervento francese, poderosa armata rompe il confine 10 settembre (1860) e penetra nelle MarcGP08he, nell’Umbria, nel Lazio. I pontifici si battono disperatamente; difendono ad oltranza Pesaro, Senigallia, Fano, San Leo, Perugia, Spoleto; pugnano con successo in campo aperto a Sant’Angelo, soverchiati dal numero a Castelfidardo; con 4200 uomini e 149 cannoni prolungano per 12 giorni la resistenza in Ancona, assediata per mare da undici navi da battaglia e 400 bocche da fuoco, per terra da quattordici reggimenti di fanteria, tre reggimenti  di cavalleria, quattro reggimenti di artiglieria, più un parco d’assedio; non s’arrendono che a difese infrante, mura abbattute, cannoni distrutti, esplosa la polveriera sotto un bombardamento che dura ininterrotto, mentre la sola nave “Carlo Alberto” lancia sulla città 1600 proiettili ogni tre ore.

Anche in questa occasione rifulse lo zelo, la fedeltà, l’attaccamento della Guardia Palatina. Essa fu infatti mobilitata con i nuclei di seconda linea; ebbe a prestare lodevolmente numerosi servizi d’ordine in città ed intorno alla reggia contro immancabili mestatori; sussidiò in via straordinaria le truppe attive; concorse prima, durante e dopo a salvaguardare Roma e il Lazio. Così il 22 maggio per espresso desiderio del Lamoricière un distaccamento di 22 guardie al comando di un ufficiale e di un sergente aveva efficacemente scortato per Viterbo fino a quel di Collescipoli importante convoglio di artiglieria, e nello stesso giorno, visitando Pio IX la basilica di San Paolo, perlustrava attentamente le vie di accesso. Così anche il 29 settembre, 72 uomini, un tenente e 13 sottufficiali recavano per Velletri a Frosinone e Pontecorvo attesissimo carro di munizioni. Ed ancora la sera del 12 aprile 1861 membri della Guardia si distinguevano nella repressione di tumulti studenteschi alla Sapienza. Largamente presente fu poi il Corpo tanto agli onori funebri tributati il 3 ottobre 1960 in Santa Maria in Trastevere ed in San Luigi dei Francesi alla salma del generale Giorgio De Pimodan caduto da prode a Castelfidardo, come poi in Ara Coeli al solenne (memoriale) funerale del Lamoricière (1), piissimamente defunto nella lontana sua terra natia.


(1) Christophe Louis Léon Juchault de Lamoricière (Nantes, 1806 – Prouzel, 1865), generale e politico francese, nel 1860 si mise al servizio dell'esercito pontificio, partecipando all’opera di respingimento dell’invasione delle Marche e dell’Umbria da parte dell’esercito sabaudo, fu sconfitto nella battaglia di Castelfidardo. Il pro-ministro per le armi monsignor de Mérode gli fece organizzare il corpo degli Zuavi pontifici. La Moricière rientrò in Francia morì all’età di 59 anni nel suo castello di Prouzel.
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