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Periodico dell'Associazione

 

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Trascorsero altri sei anni durante i quali fra un’apparente tranquillità le scorte (1), i picchetti della Guardia Palatina d’Onore si avvicendavano nei soli radiosi di Roma o fra le discrete ombre michelangiolesche in mille attestati di generoso affetto, di filiale sacrificio. Ricevimenti, funzioni, cerimonie inquadrarono magnificamente in un’atmosfera di sublime religiosità, di maestosa grandezza le belle parate del Corpo, marziale, elegante nelle fiammanti, sfarzose uniformi di taglio francese.

Ma la tempesta non aveva ancora finito di rumoreggiare intorno all’impavida navicella di GP09Pietro. Nell’autunno del 1867 colonne garibaldine presero ad assalire gli ormai angusti confini dello Stato Pontificio. Mentre l’esercito respingeva l’invasione alle frontiere, e sedava all’interno, non senza attivo concorso della Guardia, i cui membri, fra l’altro, la mattina del 26 ottobre rimovevano con grave loro pericolo personale scritte sediziose, ogni tentativo di insurrezione, P. Giuseppe Franco (2), storico egregio di quegli avvenimenti scriveva: Ciascuno che fu in Roma poté vedere con gli occhi suoi l’ardente servizio intrapreso dalla Guardia Palatina d’Onore. Il nome stesso le assegnava il suo posto: ed essa, se mai altra volta, si mostro degna del posto e del nome. Accoglie e sono tra le sue file una schiera eletta di borghesi, di gentiluomini, di artisti, di trafficanti grandi e piccoli, non esclusi i semplici operai, insomma il fiore e il nerbo della cittadinanza; il vero popolo che a proprio dispendio ambisce di fare scudo del petto all’amato Padre e Sovrano. Però dal Palazzo riceve gli ordini augusti per via del Cardinale, che n’è prefetto. Reggevano la Palatina, in assenza degli ordini ufficiali superiori, il tenente colonnello cav. Camillo Reggiani, antico e prode condottiero dei propri concittadini, con sotto di sé due aiutanti maggiori, Girolamo Reggiani suo figlio, ed un altro valoroso ufficiale, Michele Petagna. Il tenente Fortunato Crostarosa, oltre ad altri insigni fatti, otto giorni e otto notti si tenne in servizio di campo in funzione di aiutante maggiore. Fin dai primordi della guerra questa milizia venne in soccorso alla truppa di munizione, togliendo sopra di se parte del servizio al Vaticano; e appunto nei giorni più torbidi,quali furono il 23 e il 27 ottobre, troviamo che il gelosissimo posto della guardia reale era loro commesso, comandandolo a vicenda due incliti cittadini, il capitano Grandjacquet e il capitano Antamoro. Il fornire la guardia attorno alla dimora di Pio IX loro parve scarso zelo. Pertanto riunirono i loro uffici di battaglione in un solo centro di Comando generale, entrarono in stretta relazione col Comando della piazza di Roma, mantenendovi di continuo alcuni militi di piantone per ricevere gli ordini urgenti. Ed era vago spettacolo a vedere quelle animose compagnie di padri di famiglia coi loro figliuoli, in nobile divisa, posare le sentinelle, dare la muta, e i graduati sopravvedere le stazioni, fare gli appelli, stendere i referti, visitare gli approcciamenti e premunirli contro le sorprese; gli ufficiali per missionari e villeggianti ripresentarsi volenterosi e ripigliare il volontario dovere, altri passare il giorno all'ufficio del Comando, e la notte di scolta sulle mura: breve, provvedere alla sicurezza della patria in assetto di soldati e congiuntamente colle milizie d’ordinanza. Così rispondevano i Romani agli inviti della sétta. Ma più proprio e più caro ufficio della Palatina era vegliare presso la sacra persona del Vicario di Gesù Cristo. Come i moti  del 22 ottobre ebbero appieno rivelato i sacrilegi intendimenti dei nemici, fin contro lo stesso vaticano, essi, il di seguente, quivi riapersero il loro quartiere dentro il cortile interno e propriamente a pié della scala reale,

(1) Soldato o civile armato, con funzioni di guardia, sentinella o vedetta.

(2) FRANCO, Giovanni Giuseppe (Torino, 1824 – Roma, 1908), è autore di numerose opere letterarie d’impostazione cattolica, sacerdote gesuita insigne predicatore. Nell'ambito della sua produzione storica, pubblica l'opera I crociati di S. Pietro, ricostruzione degli episodi principali dell’invasione dello Stato Pontificio da parte garibaldina nel 1867 fino all'epilogo di Mentana, documentato, secondo quanto riferisce La Civiltà cattolica (1908, p. 354), dal posseduto dell'Archivio segreto Vaticano appositamente apertogli da Pio IX.

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