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Ne fecero parte volontariamente cittadini dai sedici ai sessanta anni, meno le persone artiste, che vivono nel ritratto della giornata che lavorano, quelle inabili, oltre agli ebrei. Il compito della Civica sembrava finito con l’entrare in servizio delle truppe regolari, tanto che Mons. Sanseverino, commissario per le armi, la scioglieva il 1 febbraio 1815, cessando essa così dall’apparire insieme con la Milizia Urbana nei servizi di Palazzo, e nelle Cappelle papali, dove le due guardie si succedevano al posto di preminenza, a destra ossia, ed a sinistra.

L’interruzione non durò che pochi mesi, e precisamente fino al 27 dicembre dello stesso anno, quando al solito per sostituire nel servizio alcune truppe li linea inviate nella provincia di Campagna, il Cardinal Consalvi riorganizzava la Guardia civica con comandante il principe don Giulio Rospigliosi, allo scopo di tutelare la sicurezza e la tranquillità della capitale.

Il nuovo corpo incominciò a funzionare nel febbraio del ’16 e grazie al concorso numerosissimo d’individui, un battaglione completamente equipaggiato prestava servizio nelle funzioni della settimana santa e rendeva gli onori in piazza San Pietro alla solenne benedizione papale. Nel settembre di quell’anno il Sommo Pontefice Pio VII confermava definitivamente e come istituzione e nell’organico la Guardia Civica, accordandole la bandiera, e disponendo che, come per il passato una compagnia di granatieri (compagnia scelta) di essa, prestasse servizio d’onore nelle anticamere pontificie con un posto distinto subito dopo la Guardia Nobile. Nuovi incarichi, privilegi e trasformazioni ebbe il corpo durante i pontificati di Leone XII e Pio VIII. L’uniforme si componeva di un bonetto a pelo, tunica a coda di panno turchino scuro, pantaloni amaranto, ricchi guarnimenti in oro.

La Civica fu assai provata sotto Gregorio XVI, quando contrasti esterni ed interne convulsioniPIX, arrecarono non pochi travagli al Governo Pontificio ed alla Chiesa, e però non certo esagerato suona l’encomio del Padre che in una pubblica manifestazione diceva: «Gloria sia pure e lode a quegli onorati cittadini che, unitisi premurosi in milizia civica vegliano indefessi sotto le armi e tra i travagli di servizio, il più stretto, alla salvezza della Nostra Persona, e alla quiete di questa città. Noi osservammo con tenerezza gareggiare in questo generalmente e indistintamente col popolo, persone tratte dalla nobiltà più illustre, e da quanto evvi in tutti gli ordini di scelto ed attivo».

Abbiamo brevemente messo in rilievo nella loro fisionomia, nelle loro tradizioni, nei loro caratteri particolari di organizzazione e di fine la Milizia Urbana e la Guardia Civica donde nacque e derivò la Guardia Palatina, poi d’Onore, erede universale e gelosa della storia e delle caratteristiche dei due corpi.

Chi, ora penetrando nel cortile di S. Damaso, proprio sotto le mirabili logge,e presso la scala che conduce agli appartamenti pontifici, entra nell’attiguo quartiere della Guardia Palatina d’Onore, trova incisa sul marmo questa epigrafe:

Dalle schiere dei volontari
della Milizia Urbana e della Civica Scelta
Pio Nono Pontefice Massimo
Con decreto del 14 dicembre 1850
Formava la Guardia Palatina d’Onore
Perché intorno alla Cattedra di Pietro
termine fisso e sicuro
a tutta la gloria degli Avi
vegliassero in armi i figli
di quella Roma inde Cristo è Romano.

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