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Periodico dell'Associazione

 

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Intanto a Venezia il 30 novembre 1799 s’era riunito nel monastero benedettino PVIIdi san Giorgio il conclave. Ne uscì eletto, dai trentacinque Cardinali presenti, il 14 marzo 1800 Barnaba Chiaramonti, che assunse il nome di Pio VII e subito volle rientrare nella capitale dei suoi stati.

Fu accolto dal tonare festoso delle artiglierie di Castello; gran moltitudine di popolo l’accompagnò da ponte Milvio, a San Pietro prima, poi al Quirinale, attraverso strade ornate d’archi trionfali d’arazzi e di fiori. Un distaccamento della Milizia Urbana dei Capotori scortò la carrozza del Pontefice, e, afferma il Crostarosa, il “Corpo di essa Milizia col proprio colonello si fece trovare al quirinale schierato all’ingresso e su per le scale fino in anticamera”.

Nel febbraio 1808, tornati i Francesi a Roma, e trovandosi il pontefice nella residenza di Montecavallo, la Milizia Urbana continuò, malgrado i pericoli, le minacce ed i divieti del Generale Miollis comandante la piazza, a disimpegnare il servizio nel palazzo stesso, ed assumere insieme alla Guardia Nobile, alla Guardia Svizzera ed alla Guardia di Finanza la nuova coccarda bianco-gialla.

Fin dal 9 agosto 1800, con biglietto di Mons. Maggiordomo Carafa, Pio VII, pienamente soddisfatto dal magnifico servizio della Milizia Urbana in occasione del suo ingresso in Roma (3 luglio) aveva ordinato che la milizia Urbana de’ Capotori facesse parte della guardia della Sacra Sua Persona e de’ palazzi apostolici, con privilegio d’intervenire in tutte le cappelle e solenni funzioni papali. Non basta; nel 1814, tramontata ormai definitivamente riguardo all’Italia l’influenzCapotoria napoleonica, il servizio della milizia divenne ancor più importante decretando il Pontefice che “la guardia dei Capotori fosse dichiarata stabile e distinta con gli attributi di una delle guardie pontificie”, riprendendo l’antica uniforme. Particolare importanza finalmente per la Milizia Urbana ebbe il sovrano interessamento di Gregorio XVI.

In quell’epoca i Capotori portavano un “cappello appuntato con piume bianche, tunica corta a coda di panno rosso, e pantaloni turchino chiaro, il tutto decorato in argento”.

La nostra attenzione deve ora rivolgersi ad un’altra milizia pontificia che, se pur non ebbe un lustro e le tradizioni della Urbana, essendo molto più recente, non ha minore importanza nella costituzione di quella che sarà la Guardia Palatina d’Onore.

La Guardia Civica risale al pontificato di Pio VI, e trova la causa della sua formazione nelle minacce dell’epoca e nei pericoli, che ad opera delle nuove idee bandite senza freno, minacciavano il potere temporale e la stessa persona di Sua Santità. Scarseggiando di numero le milizie regolari dette allora truppa regolata, ed essendo necessaria l’opera loro ai confini, si volle istituita una milizia volontaria, che liberando l’esercito da ogni preoccupazione alle spalle, volesse, grazie alla fedeltà del popolo romano, a tutelare ed a mantenere l’ordine pubblico e la quiete interna.

Il 28 settembre 1796, con un editto del Cardinal Busca, segretario di Stato, la nuova istituzione incominciava a funzionare su cinque battaglioni composti di bottegai ed artigiani, sotto il comando di don Abondio Rezzonico, senatore di Roma, e nipote di Clemente XIII; nobili ufficiali superiori, borghesi i più bassi. Nel 1814 l’instancabile attività di Pio VII e dei suoi collaboratori richiamava a nuova vita la Civica, togliendo abusi ed arbitrari mutamenti di organizzazione, ed affidandole il compito di presidiare la città fino a che la truppa di linea non fosse in grado di sostituirla.

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