LA GUARDIA PALATINA D'ONORE
Cenni Storici
di
Paolo Dalla Torre
Ora che, come forse non mai in tempi singolarmente calamitosi, la Guardia Palatina d’Onore a seconda di lunga e immutata tradizione copre e guarda pronta e fedele, a pieni ranghi, in una la Sede ed il Sepolcro di Pietro, crediamo utile ricordare qui brevemente ad esempio e memoria di quanti vi militano, sia le belle vicende del Corpo, sia gli indimenticabili momenti nei quali esso ebbe sempre nobile campo di svolgere il suo non comune, né trascurabile compito.
Iniziando l’esposizione nitida, precisa, serena dei molti ricordi e delle numerose prove sfolgoranti di cristiana virtù, e tinte talvolta, di cavalleresco ardimento, sarà necessario rifarsi subito a quelle più antiche istituzioni donde la Palatina per immediata figliazione deriva e trae, insieme, le sue singolari e commendevoli origini.
Con l’importante statuto pubblicato il 23 giugno 1580 da Gregorio XIII allo scopo di dare un nuovo ordinamento e più certa disciplina all’amministrazione della città, prendeva vita la Milizia Urbana dalla fusione di numerosi corpi comunali, successori delle coorti istituite da Cesare per l’interna tranquillità dell’Urbe. La nuova milizia cittadina componevasi di tutti romani, ed i gregari venivano chiamati comites stabiles o connestabili, gli ufficiali creati per elezione interna Caputauri (elmi d’oro) o capotori.
Vi appartenevano 300 uomini divisi fra le tredici regioni della città, avendo 30 comites stabiles i rioni dei Monti, Colonna, Ponte, Trastevere, e 20 gli altri nove rioni. Non stavano quei militi accasermati pur avendo una sede centrale nel palazzo dei Conservatori in Campidoglio; coadiuvavano i prefetti o capi-rione nell’esercizio delle loro mansioni; inviavano ogni giorno un picchetto in servizio d’onore al Palazzo Pontificio. Queste caratteristiche riflettevansi anche nelle mansioni proprie del Corpo; la Milizia Urbana infatti oltre a dover mantenere il buon ordine nell’interno della città, a fare le ronde, a soprasiedere alla pubblica illuminazione, a coadiuvare i capi-rione di Campitelli e di Regola nell’apertura del carcere per liberazione dei rei di lieve delitti, e nel trasporto di altri detenuti, assumeva speciale importanza in tempo di sede vacante avendo particolare funzione protettiva per il mantenimento dell’ordine e della sicurezza del Conclave. In tali occasioni il capitano comandante aveva pieni poteri e faceva straordinari arruoilamenti di militi, sempre volontari e senza alcuna retribuzione.
Regolare uniforme e particolari distintivi ebbe la Milizia Urbana soltanto nel 1740 durante il Conclave per la successione di Clemente XII; nel 1775 Pio VI, appena assunto al pontificato, modificava l’uniforme sostituendola con altra più moderna e più decorosa e che doveva far degna mostra nella bella prova di fedeltà e di disciplina offerta durante l’occupazione francese. Morto Pio VI in esilio, nel tempo di sede vacante e malgrado ripetuti inviti le milizie cittadine mai si piegavano a prestare servizio sotto le nuove bandiere.
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