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Periodico dell'Associazione

 

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Seguendo gli incarichi specifici e le attribuzioni dei vari gradi a seconda del posto nei ranghi, o nei due stati maggiori, o fra il personale stipendiato. Il regolamento stabilisce anche i criteri di nomina del comandante per parte del Prefetto con il beneplacito sovrano, e che poteva esser tratto anche all’infuori del Corpo; degli altri ufficiali per parte del prefetto stesso su terna proposta in ordine d’anzianità e di merito dal comandGP02ante. Così pure dal Prefetto dipendevano riforme, dimissioni ed ogni variante introdotta nella nuova istituzione.

In compenso del servizio completamente volontario e gratuito, ufficiali e guardie godevano della licenza di caccia. I capi-bottega erano esonerati dalla tassa di esercizio, e tutti i componenti il Corpo avevano una franchigia sui dazi fino a quattro scudi e cinquanta baiocchi ognuno, oltre ad una serie di altre piccole entrate che andavano a costituire una massa vestiario del Corpo. Venivano anche concesse medaglie in determinate occasioni fra cui cinque « benemerenti », una d’oro e quattro d’argento;nonché sei doti all’anno di trenta scudi da trarsi a sorte per figlie, sorelle e parenti prossime di guardie.

Gli appartenenti alla Guardia Palatina non erano poi in obbligo di fornire in RomaCom1 alloggiamenti militari per qualsiasi disposizione di forza, né contro di essi si poteva agire in cause civili senza l’exequatur della Prefettura dei Sacri Palazzi; nelle cause criminali il processo dei Palatini era demandato al Tribunale della Prefettura con due ufficiali del Corpo aggiunti; l’arresto fuori servizio doveva avvenire con ogni riguardo ed essere seguito dalla traduzione immediata dell’imputato nel più vicino corpo di guardia; la pena dell’individuo non espulso per la sentenza, poteva essere scontata in un forte, salvo mantenimento a sue spese. Determinato numero di anni di servizio dava luogo al godimento di questi privilegi anche in quiescenza, e diritto di portare sull’uniforme un numero di scaglioni da applicarsi sul braccio sinistro, rispondente ai quinquenni di buon servizio.

Così organizzata, piena d’entusiasmo e di devozione la nuova Guardia veramente Palatina, perché facente parte della Corte attraverso la Prefettura, iniziava ottimamente il suo servizio, e la troviamo fra l’altro, a Castelgandolfo nell’estate del 1851 durante la permanenza del Pontefice; come pure non mancò di seguire le tradizioni di fedeltà e di abnegazione dei Corpi donde proveniva affrontando con energia e con valoroso atteggiamento eventi veramente decisivi e da lungo tempo prevedibili.

L’anno 1859 si apriva carico di elettricità per la nostra Italia. Le parole dell’Imperatore Napoleone III all’ambasciatore austriaco durante il ricevimento del primo anno avevano ufficialmente svelato l’alleanza fra la Francia ed il Piemonte; agitazioni pGP01iù o meno sorde rendevano testimonianza di continua propaganda negli Stati della penisola, condotta dal famoso Comitato nazionale.
Il 29 aprile scoppiava la guerra contro l’Austria, ed i progressi franco –sardi furono seguiti da numerose rivolte nei Ducati, nel Granducato e nello Stato Pontificio. Le Romagne, abbandonate dalle truppe austriache, furono facile preda, mentre invece il valore delle truppe papali riusciva a frustare ogni tentativo nelle Marche e nell’Umbria, specialmente con l’occupazione di Ancona (13 giugno).

Il Lazio rimase si può dire completamente tranquillo, e solo in Roma si ebbe qualche tentativo di sommossa cui pronta rispose la fedeltà e la generosità del popolo romano, che domandò in massa al Governo di prendere le armi per difendere i diritti del Santo Padre e l’incolumità della Sua Sacra Persona.  Pio IX allora accogliendo di buon grado l’offerta, volle che i nuovi volontari venissero inscritti nella Guardia Palatina, riformando ed accrescendo il Corpo secondo gli articoli di un nuovo regolamento emesso dalla Prefettura apostolica il 7 settembre (1859).

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