INTRAPRENDERE UN CAMMINO SINODALE
UNA PROPOSTA PER L'ASSOCIAZIONE SANTI PIETRO E PAOLO DI MONS. JOSEPH MURPHY |
La Chiesa universale è da tempo impegnata in un processo
di consultazione e di riflessione sul tema della sinodalità
in preparazione alle due Assemblee ordinarie del Sinodo
dei Vescovi che si svolgeranno nell’ottobre 2023 e nel
corso del 2024. La fase preparatoria ha cercato di coinvolgere
tutti i battezzati ai vari livelli della vita della Chiesa
(parrocchiale, diocesano, regionale, continentale e universale)
in un processo di consultazione senza precedenti,
nel tentativo di determinare come meglio andare avanti
nella promozione di un modello di Chiesa più partecipativo,
in linea con gli insegnamenti del Concilio Vaticano II
sulla dignità e corresponsabilità di tutti i membri della
Chiesa, sul sacerdozio
comune dei
battezzati, sulla vocazione
universale
alla santità e sulla
varietà dei doni,
carismi e ministeri. La realizzazione di
una visione più sinodale
della Chiesa,
in cui ogni battezzato
possa svolgere un ruolo
attivo, è necessaria
per dare nuovo
slancio alla sua
missione evangelizzatrice
e renderla
più incisiva. Ma che cos’è la sinodalità? Il termine deriva da una parola greca synodos, sinodo, composta dalla preposizione syn, con, e dal sostantivo odos, via. Nel contesto ecclesiale, indica il cammino fatto insieme dal popolo di Dio. «Sinodo» può significare un’assemblea ecclesia oppure la comunità ecclesiale nel suo insieme. Il termine «sinodalità», quindi, significa «camminare insieme». Secondo il recente documento La sinodalità nella vita e nella missione della Chiesa della Commissione Teologica Internazionale, pubblicato nel 2018, la sinodalità «indica lo specifico modus vivendi et operandi della Chiesa popolo di Dio che manifesta e realizza in concreto il suo essere comunione nel camminare insieme, nel radunarsi in assemblea e nel partecipare attivamente di tutti i suoi membri alla sua missione evangelizzatrice» (n. 6). Essa designa anzitutto lo stile particolare che qualifica la vita e la missione della Chiesa. Si realizza «attraverso l’ascolto comunitario della Parola e la celebrazione dell’Eucaristia, la fraternità della comunione e la corresponsabilità e partecipazione di tutto il Popolo di Dio, ai suoi vari livelli e nella distinzione dei diversi ministeri e ruoli, alla sua vita e alla sua missione» (ibid., n. 70). La sinodalità implica, tra l’altro, la partecipazione di
tutto il popolo di Dio nei processi di elaborazione delle decisioni (decision-making) attraverso un lavoro comune di
consultazione, cooperazione e discernimento (cfr. ibid., n.
69). La responsabilità di prendere le decisioni (decisiontaking),
però, compete a chi legittimamente è incaricato di
esercitare l’autorità, come, per esempio, il Vescovo nella
sua diocesi. Si tratta di un processo di discernimento comunitario
che è essenzialmente spirituale, guidato dallo Spirito
Santo, allo scopo di capire ciò che egli sta dicendo alla
comunità. Al riguardo, Papa Francesco afferma: «Un
cammino sinodale è caratterizzato
dal ruolo dello Spirito
Santo. Ascoltiamo, discutiamo in
gruppo, ma soprattutto prestiamo
attenzione a ciò che lo Spirito
ha da dirci. Per questo chiedo
a tutti di parlare con franchezza
e di ascoltare gli altri attentamente:
perché anche là parla lo
Spirito» (Ritorniamo a sognare:
La strada verso un futuro migliore [Milano, 2020], pp. 97-98). L’elaborazione delle decisioni che riguardano la vita della comunità nel suo insieme dovrebbe avvenire con il coinvolgimento di tutti, in clima di preghiera e ascolto dei suggerimenti dello Spirito Santo, nella consapevolezza della corresponsabilità e con il desiderio di contribuire al bene comune, e non per fare prevalere le proprie posizioni o esercitare pressioni. La partecipazione di tutti nell’elaborazione delle decisioni è essenziale per individuare soluzioni più articolate e più complete, e anche per evitare i pericoli di abusi di autorità, favoritismi e arbitrarietà nella presa delle decisioni. Quindi, chi esercita l’autorità ha la responsabilità di coinvolgere la comunità, consultare, ascoltare, valutare le diverse opinioni e cercare la verità, anche nelle posizioni opposte alla sua. Dall’altra parte, la decisione è sua, e tale decisione non sarà necessariamente quella preferita dalla maggioranza. Non si tratta, però, di imporre arbitrariamente il suo punto di vista; egli deve agire in spirito di servizio e secondo i dettami della propria coscienza; egli è tenuto a cercare il bene comune, in fedeltà alle ispirazioni dello Spirito Santo, agli insegnamenti della Chiesa e alle direttive del Magistero. Non si tratta, quindi, di trasformare la comunità ecclesiale in una realtà democratica, ma di assicurare che i pastori e tutti i membri della comunità contribuiscano al processo di elaborazione e di presa di decisioni, secondo le responsabilità, la vocazione, la missione, i doni e i carismi di ciascuno. «Il cammino della sinodalità è il cammino che Dio
si aspetta dalla Chiesa del terzo millennio». Così ha affermato
Papa Francesco il 17 ottobre 2015 in occasione della
commemorazione del 50mo anniversario dell’istituzione
del Sinodo di Vescovi. Con queste parole, il Santo Padre
invita tutta la Chiesa – laici, pastori, il Vescovo di Roma –
a intraprendere il cammino sinodale, a camminare insieme.
Egli descrive la Chiesa che vive la sinodalità, ossia la
Chiesa sinodale come «una Chiesa dell’ascolto, nella
consapevolezza che ascoltare “è più che sentire”. È un
ascolto reciproco in cui ciascuno ha qualcosa da imparare.
Popolo fedele, Collegio episcopale, Vescovo di Roma:
l’uno in ascolto degli altri; e tutti in ascolto dello Spirito
Santo, lo “Spirito della verità” (Gv 14,17), per conoscere
ciò che Egli “dice alle Chiese” (Ap 2,7)» (Discorso in occasione
della commemorazione del 50mo anniversario
dell’istituzione del Sinodo di Vescovi, 17 ottobre 2015). Siccome la sinodalità deve caratterizzare la Chiesa
a tutti i livelli, anche noi, come associazione di fedeli, dobbiamo
impegnarci a promuovere al nostro interno uno stile
sinodale ed una corrispondente riforma delle strutture e
dei processi per consentire un più intenso senso di corresponsabilità
ed una maggiore partecipazione. A dire il
vero, già da tempo, l’approccio sinodale viene applicato in
determinati ambiti. Le decisioni più importanti vengono discusse
e approvate dall’Assemblea dei Soci. Le elezioni
alle cariche sociali e l’approvazione dei bilanci consuntivi
e preventivi annuali sono compito dell’Assemblea. Inoltre,
i cambiamenti allo Statuto e al Regolamento devono essere
approvati dalla medesima istanza prima di sottoporli
alla considerazione della Segreteria di Stato. Nel 2013, in
occasione dell’ultima revisione dei documenti normativi, vi
è stata un’ampia consultazione dei Soci e tutti i suggerimenti
sono stati attentamente valutati. Lo stile sinodale
caratterizza l’elaborazione e la presa di decisioni da parte
del Consiglio di Presidenza. Tranne i casi di votazione
previsti dalla normativa, il Consiglio adotta un approccio
consensuale. Ciascun membro del Consiglio si esprime e
si valutano attentamente i diversi pareri prima di raggiungere
una decisione concordata. Naturalmente, vi possono
essere divergenze di opinione, ma queste non vanno viste
come una minaccia all’unità, bensì come un’occasione
provvidenziale per ricercare la soluzione migliore tenendo
conto della verità presente in posizioni che, pur opposte
alle nostre, possono contenere qualcosa di valore
che forse non abbiamo sufficientemente preso in considerazione.
Inoltre, l’Associazione scommette sui giovani e desidera ascoltarli. Pertanto, fin dall’inizio, il Gruppo Allievi
e il Gruppo Giovani sono abituati all’approccio sinodale:
ciascuno è incoraggiato a manifestare la propria opinione
e a fare delle proposte, esprimendosi con franchezza,
senza paura di essere giudicato negativamente. Se vuole
criticare qualcosa, è invitato a farlo in spirito costruttivo.
Negli incontri degli Allievi, quando vengono chiesti i loro
pareri sull’andamento del Gruppo e i loro suggerimenti, si
applica un consiglio della Regola di San Benedetto: cominciare
sempre con il più giovane, perché molto spesso
è proprio ai più giovani che il Signore rivela novità e migliori soluzioni (cf. Regula Benedicti, III, 3). In questo modo, il giovane non è condizionato dai più grandi ed è più probabile che offra nuovi spunti. Altra regola fondamentale:
può parlare solo una persona alla volta e mentre
parla, gli altri devono ascoltare. Ovviamente, in questo
processo, i giovani vengono accompagnati; i formatori intervengono
per aiutare a correggere gli sbagli, a tener
conto di altri punti di vista, a riflettere sulla fattibilità di certe
proposte, ecc. In questo modo, i giovani vengono formati
ad uno stile di riflessione più ponderato e condiviso,
che possiamo chiamare “sinodale”. Tuttavia, l’esortazione
del Santo Padre di promuovere una visione sinodale ci fa
riflettere. Possiamo sicuramente fare di più. Pare necessario
coinvolgere maggiormente tutti i Soci perché possano
svolgere un ruolo più attivo nel formulare proposte e
contribuire alla presa delle decisioni più importanti. In particolare, pare opportuno intraprendere un’ampia
consultazione per discernere quali riforme sono necessarie
per rispondere meglio all’impegno assunto da
ogni Socio «di rendere una particolare testimonianza di
vita cristiana, di apostolato e di fedeltà alla Sede Apostolica,
e in special modo alla persona e al magistero del
Sommo Pontefice» (Promessa dei Soci). Sembrerebbe
utile riflettere su come il Sodalizio possa venire incontro in
modo più incisivo alle esigenze dei nostri membri. Da una
parte, si pensa alla vita in Associazione, per esempio, la
presenza ai momenti aggregativi, l’organizzazione e lo
svolgimento dei servizi, l’impostazione della formazione
iniziale e permanente, il rafforzamento della vita spirituale,
la partecipazione alle celebrazioni liturgiche e ai ritiri spirituali,
nonché la vicinanza ai nostri Soci che si trovano nel
bisogno, specialmente i Soci che vivono situazioni economiche
difficili, o che sono malati o anziani. Dall’altra, vi
sono le questioni che concernono di più i nostri Soci nella
quotidianità, come la vita in famiglia, l’educazione dei figli,
il lavoro, l’impegno politico, le questioni sociali, economiche
ed ambientali, la fraternità e il dialogo sociale. Pertanto, il Consiglio di Presidenza ha deciso di iniziare
nel corso dei prossimi mesi i preparativi per un’iniziativa
sinodale all’interno dell’Associazione. Vorrei invitare
fin d’ora tutti i Soci a partecipare a questo processo,
con i loro doni e talenti, con la loro competenza professionale
e con le loro intuizioni spirituali, affinché tutti possano
contribuire a far crescere l’Associazione in linea con il programma
che il Santo Padre ha tracciato quando ci ha ricevuto
in udienza l’anno scorso in occasione del cinquantesimo
del Sodalizio: «Ricominciamo con più umanità, guardando
a Gesù, con la speranza nel cuore» (8 gennaio
2022). Questa riflessione comunitaria è da intendersi come un processo di discernimento che vogliamo intraprendere insieme per assicurare al meglio la nostra fondamentale missione di testimonianza, apostolato e fedeltà. Fide constamus avita: da una parte, dobbiamo rimanere saldi nella fede dei nostri padri; dall’altra, dobbiamo guardare verso il futuro con fiducia, invocando la guida dello Spirito Santo e l’aiuto dei nostri Santi Patroni. |