La Cappella di San Pietro - Articoli
Il manufatto è stato realizzato in bronzo nello stile dell’ambone collocato nella Cappella nel dicembre 2015.
La base, che reca una semplice iscrizione in rilievo: IESUS CHRISTUS LUX MUNDI, è sormontata da una piccola piramide con quattro lati visibili, recanti diversi simboli della tradizione iconografica cristiana: (1) l’Agnello con la bandiera simbolo della vittoria della Risurrezione, che si regge sopra il libro dei sette sigilli dell’Apocalisse (questo libro simboleggia il piano divino della salvezza, progressivamente svelato nella storia); (2) Gesù il buon Pastore; (3) due cervi che si abbeverano ad una fonte, immagine del Battesimo; (4) le lettere IHS circondate da fiamme di fuoco; le stesse lettere appaiono nello stemma di Papa Francesco e che ci ricordano che Gesù è il Salvatore degli uomini (“Iesus hominum salvator”), mentre le fiamme rappresentano la discesa dello Spirito Santo a Pentecoste e il Sacramento della Confermazione.
Sopra la piramide vi è il sostegno per il cero, in forma di cilindro, con inciso lo stemma dell’Associazione e l’iscrizione indicante che il candeliere è stato benedetto nel quinto anno del pontificato di Papa Francesco. Sul cero pasquale, realizzato a mano dall’artista aquilana Giuditta Ludovici, è stato inciso lo stemma del Papa. Il nuovo candeliere completa felicemente i lavori di restauro della Cappella iniziati, come è noto, nell’estate del 2014 sotto la direzione dei Servizi Tecnici del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano. Da allora, molti visitatori hanno avuto modo di apprezzare la bellezza della Cappella, il cui clima raccolto favorisce la preghiera personale. In pari tempo, l’efficace collocazione dell’altare e del presbiterio facilitano una celebrazione liturgica dignitosa ed orante per tutti i Soci e gli amici dell’Associazione dei Santi Pietro e Paolo.
LA BENEDIZIONE DEL NUOVO AMBONE NELLA CAPPELLA DELL’ASSOCIAZIONE
La scorsa domenica 20 dicembre, quarta di Avvento, S.E. Mons. Paolo De Nicolò, Reggente emerito della Prefettura della Casa Pontificia, ha presieduto l’Eucaristia domenicale nella Cappella dell’Associazione; con il vescovo, hanno concelebrato l’Assistente Spirituale Mons. Joseph Murphy e il Vice-Assistente Spirituale Mons. Roberto Lucchini; il servizio all’altare è stato assicurato dai giovani del Gruppo Allievi, mentre i canti della liturgia sono stati eseguiti dal Gruppo Musicale dell’Associazione.
Nel suo indirizzo di saluto, l’Assistente Spirituale, dopo aver ringraziato il prelato per aver accettato l’invito a presiedere la celebrazione della Santa Messa in occasione della benedizione del nuovo ambone, ha voluto descrivere brevemente questa realizzazione che va ad arricchire ulteriormente la rinnovata Cappella dell’Associazione. Opera dei Fratelli Savi, l’ambone rappresenta un’aquila, uccello forte e maestoso, che vola in alto e vede lontano, proprio come è la Parola di Dio; uccello che, con il suo sguardo penetrante, meglio di ogni altra immagine, è capace di rappresentare la Parola del Signore che penetra la vita dei credenti. Proseguendo nella illustrazione dell’opera, l’Assistente Spirituale ha descritto la presenza, nella base del manufatto, del mappamondo e dei simboli dei quattro evangelisti e, intorno alla stessa base, l’iscrizione: “predicate il Vangelo in tutto il mondo”, il comando di Gesù ai suoi discepoli; nella parte posteriore, infine, ha fatto notare che è presente l’indicazione della data, con evidente riferimento al Giubileo Straordinario della Misericordia: A. IUBIL. MMXV – XVI.
Dopo la preghiera colletta, il celebrante si è recato all’ambone per benedirlo, dopodiché ha benedetto anche i lettori che per la prima volta vi hanno posto sopra il lezionario per la proclamazione della Parola del Signore.
Nell’omelia, dopo aver ampiamente commentato le letture proprie della quarta domenica di Avvento (Mic 5,1-14, Eb 10,5-10, Lc 1,39-45), offrendo ai presenti molti spunti di riflessione, Mons. Paolo De Nicolò ha voluto esprimere il suo più vivo compiacimento per la qualità dei lavori eseguiti in Cappella.
Con particolare riguardo per il nuovo ambone, il Reggente emerito della Prefettura della Casa Pontificia lo ha definito un segno liturgico; un grande segno liturgico dal quale viene proclamata la Parola del Signore: sia quella dei suoi Apostoli, sia quella dei suoi Evangelisti; un segno liturgico profondo che deve avere la capacità di esprimere tutta la potenza della Parola di Dio.
Soffermandosi poi sull’aquila raffigurata nel manufatto, il prelato ne ha voluto sottolineare la maestosità e la bellezza, precisando che quando è in volo, impegnata in una azione, la sua opera non riguarda solo la sua vita, ma anche la vista di tutti coloro che si fermano estasiati ad ammirarla.
Un volo alto che non ha limiti, che non conosce confini; un volo che, proprio come la Parola di Dio, è capace di spaziare ben oltre ogni orizzonte.
Al termine dell’Eucaristia, il celebrante e i ministri, seguiti dai presenti, si sono recati processionalmente davanti alla rappresentazione della Natività, dove Mons. Paolo De Nicolò, dopo l’incensazione, l’aspersione con l’acqua benedetta e la preghiera, ha ufficialmente inaugurato il presepio dell’Associazione.
Conclusa la cerimonia, tutti si sono ritrovati nella Sala delle Conferenze per un momento di gioiosa convivialità e per lo scambio degli auguri natalizi.
“In spirito e verità”
L’omelia del Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato di Sua Santità, in occasione della dedicazione del nuovo altare della Cappella dell’Associazione (12 ottobre 2014).
Cari Soci e amici dell’Associazione Ss. Pietro e Paolo,
mi fa molto piacere stare con voi questa mattina per l’inaugurazione della vostra Cappella, rinnovata e abbellita dopo qualche mese di intenso lavoro, e per la dedicazione del nuovo altare. Sono lieto di salutare i Concelebranti, tutti gli appartenenti all’Associazione e i loro familiari, i distinti Ospiti e, in modo particolare, le numerose persone che hanno contribuito con i loro talenti o con il sostegno finanziario alla realizzazione di questa bella Cappella. Durante il pontificato di Pio XII, per interessamento dell’allora Sostituto della Segreteria di Stato, S.E. Mons. Giovanni Battista Montini, l’intero quartiere della Guardia Palatina d’Onore fu ristrutturato e la Cappella nella quale adesso ci troviamo fu ricavata da una grande aula del Palazzo Apostolico. Il 15 giugno 1947, S.E. Mons. Alfonso De Romanis, O.S.A., Sacrista di Sua Santità e Vicario Generale per lo Stato della Città del Vaticano, consacrò l’altare. Da allora, questa Cappella ha accolto diverse generazioni di persone desiderose di servire il Santo Padre, prima nella Guardia Palatina e poi, dopo lo scioglimento della Guardia nel 1970, nella nuova Associazione Ss. Pietro e Paolo. San Giovanni Paolo II, che tanto ha fatto per far crescere l’Associazione, incoraggiando i Soci con le sue numerose visite e affidando loro diversi compiti nel contesto delle celebrazioni liturgiche pontificie, ha definito la Cappella “il cuore dell’Associazione”. Con queste parole voleva dire, mi sembra, che proprio come ogni corpo per vivere ha bisogno di un cuore, anche un’Associazione come la vostra, che vuole dare una testimonianza particolare di vita cristiana, è un corpo che ha bisogno di un cuore. E che cosa è questo cuore? È il cuore tessuto dalla relazione con Dio, che si rinnova e si rafforza continuamente nella preghiera e nella partecipazione ai Sacramenti. Nella vostra Cappella, avete la possibilità di crescere sempre di più nell’amicizia con il Signore, che vi invita a trascorrere tempo con lui nella preghiera, ad accettare il suo perdono e a riceverlo regolarmente nell’Eucaristia. Radunati qui così numerosi questa mattina, vi esorto a prendere sul serio le parole di San Giovanni Paolo II e a venire spesso in questo luogo di preghiera per rinnovare il vostro impegno spirituale. In questo modo, diventerete sempre più fedeli al Papa, capaci di rendere un servizio sempre più accogliente e professionale.
Al centro della Cappella si trova l’altare. Già nell’Antico Testamento, come testimonia la prima lettura, l’altare aveva una grandeimportanza. Sull’altare venivano offerti i diversi sacrifici e veniva rinnovata l’alleanza tra Dio e il suo popolo. Quanto più significativo è l’altare cristiano! Come dice la preghiera di dedicazione, che tra poco verrà recitata, l’altare è “ara del sacrificio di Cristo e mensa del suo convito, che redime e nutre il suo popolo”. Ogni giorno sui nostri altari si offre il sacrificio perfetto, il sacrificio di Cristo per la salvezza nostra e del mondo intero, quel sacrificio al quale ci invita ad unire tutta la nostra esistenza in una progressiva assimilazione all’offerta perfetta che Egli fa di sé stesso al Padre. In ogni celebrazione liturgica, Gesù si fa realmente presente, si offre a noi come nostro cibo spirituale, per farci suoi, per farci una sola cosa con Lui, per renderci capaci di amare l’altro come Egli ama e di vivere secondo la nuova legge dell’amore e la nuova alleanza iscritta nei cuori.
La collocazione delle reliquie dei Santi sotto l’altare, secondo un’antica tradizione, ci ricorda che i loro meriti derivano proprio dall’altare, cioè dalla loro comunione con Cristo e dalla loro partecipazione al suo sacrificio. I Santi che ci hanno preceduti ci invitano a seguire il loro esempio e intercedono per noi presso il Padre. Tra i Santi e i Beati, le cui reliquie verranno messe sotto questo altare, figurano due che hanno pregato in questa Cappella: San Giovanni Paolo II e la Beata Teresa di Calcutta. Essi ci ricordano che la santità non è un impossibile ideale, ma è possibile per tutti, a condizione di rimanere sempre uniti a Cristo, che ci viene incontro nella Celebrazione eucaristica.
Nella seconda lettura, riferendosi all’altare e alla celebrazione eucaristica, San Paolo insiste che non possiamo parteci- pare alla mensa del Signore e alla mensa dei demoni. Ci mette in guardia contro qualsiasi forma di idolatria, contro qualsiasi forma di compro- messo con i falsi dèi di questo mondo o con le potenze del male, i demoni. Ci esorta a quella “coerenza eucaristica”, di cui parla Papa Benedetto XVI nell’Esortazione apostolica Sacramentum caritatis. Con questa espressione si intende sottolineare che il culto gradito a Dio “non è mai atto meramente privato, senza conseguenze sulle nostre relazioni sociali: esso richiede la pubblica testimonianza della propria fede” (n. 83). Non ci può essere, non ci deve essere, separazione tra liturgia e vita. La fede che professiamo nella celebrazione eucaristica deve diventare testimonianza coerente e costante nella vita quotidiana.
Veniamo in chiesa per adorare Dio. Nel Vangelo, però, Gesù ci insegna che il vero culto di Dio non è legato ad un determinato luogo, come il monte Garizim o il tempio di Gerusalemme. Invece, “i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità”. Con questa espressione, Gesù non sta promuovendo un culto intimistico, staccato dalla realtà quotidiana. Sta parlando di un rapporto profondo con Dio, che non dipende dal luogo o dal tempio, ma può essere stabilito in qualsiasi momento e in qualsiasi luogo. Questo rapporto è fondato su due realtà: lo spirito e la verità.
Il vero culto inaugurato da Gesù è quello in cui lo Spirito Santo agisce nei fedeli, santificandoli e trasformandoli in figli di Dio, è quello in cui viene proclamata la “verità”, cioè il Vangelo della salvezza e, in ultima analisi, Gesù Cristo stesso. Il culto “in spirito e verità”, quindi, è praticamente una descrizione della celebrazione eucaristica. Da una parte, è un culto “in spirito”, come viene suggerito dalla colomba, simbolo dello Spirito Santo, che potete vedere collocato nel soffitto sopra di voi. Nella preghiera eucaristica, infatti, il celebrante invoca lo Spirito Santo sulle offerte del pane e del vino, affinché siano trasformate nel Corpo e Sangue di Cristo, che ci vengono donati come cibo e bevanda per aumentare la carità in noi e metterci in comunione con Dio e con i fratelli. Il celebrante invoca nuovamente lo Spirito sui fedeli, affinché siano riempiti della pienezza “di ogni grazia e benedizione” (Preghiera Eucaristica I) e diventino in Cristo “un solo corpo e un solo spirito” (Preghiera Eucaristica III). Dall’altra parte, si tratta di un culto “in verità” perché in ogni Santa Messa viene proclamata la Parola di Dio, che è alimento della nostra fede, sorgente della nostra speranza e lampada che guida i nostri passi.
La dedicazione del nuovo altare di questa Cappella è un evento altamente significativo nella storia della vostra Associazione. È un’occasione per ricordare e rendere grazie al Signore per tutte le grazie ricevute e per tutto il bene fatto da chi veniva e continua a venire a pregare in questa Cappella. È un momento per chiedere nuove benedizioni per ciascuno di voi e per le vostre famiglie, affinché potete rimanere forti nella fede e fedeli agli “impegni sacrosanti” assunti. È un invito a radunarvi attorno all’altare, per attingere rinnovato vigore per il vostro cammino, per crescere nell’amore di Dio e nella carità fraterna e per gustare fin d’ora qualcosa della gioia della comunione di vita eterna con il Padre celeste.
Associandomi alla vostra gioia e al vostro rendimento di grazie, chiedo per voi e per i vostri cari un’abbondanza di grazie e di benedizioni, mentre vi affido alla protezione della “Virgo fidelis”, che venerate in questa Cappella, e all’intercessione dei vostri Patroni, i Santi Apostoli Pietro e Paolo.
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