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Periodico dell'Associazione

 

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cinque ore, pur disponendo ancora di validi mezzi, per obbedire al Santo Padre si arrendeva.
Durante il fuoco di assalto la prima zona comprendente tutta la riva destra del Tevere e quindi il Vaticano era presidiata da 2945 soldati e 114 ufficiali appartenenti al reggimento artiglieria, al battaglione cacciatori indigeni, al 1° reggimento fanteria di linea, al reggimento zuavi pontifici, al reggimento dragoni, al nucleo squadriglieri ed ai gendarmi.C03
Nell’interno del Palazzo e sulle mura vaticane stavano schierati i militi strettamente addetti alla persona di Sua Santità. La Guardia Nobile al completo vegliava nell’appartamento papale. La Guardia Svizzera occupava la cinta, il portone di Bronzo, della zecca, di Sant’Anna, la Scala Regia e la Pia, il cortile dei Falegnami, del forno, degli Archivi, la casina dei giardini, la loggia coperta.
La Guardia Palatina d’Onore che il giorno 18 aveva per l’ultima volta montato la Reale al Quirinale, offriva, come il solito, nell’ora di maggio pericolo e della più rovinosa bufera un bell’esempio di disinteresse, di coraggio e di devozione. Il Reggimento, con i quadri affollati oltre il consueto, perfettamente armato ed equipaggiato, costituiva una forte riserva per l’eventuale difesa interna dei Sacri Palazzi. Un grosso nucleo, con il colonnello comandante marchese Giuseppe Guglielmi, col tenente colonnello don Lorenzo dei principi Altieri, col maggiore aiutante Camillo Reggiani, e col capitano Saverio Gutti occupava il cortile di San Damaso. Il maggiore Antonio conte Spregna  col capitano Girolamo Reggiani comandava una schiera dislocata nel cortile del Belvedere. Un altro gruppo stava nel giardino della Pigna agli ordini del maggiore Luigi Bennicelli e del capitano Saverio marchese Lavaggi.GP12
Il colonnello Vigevano , dalla cui nota abbiamo tratto queste notizie, scrive più sotto: Né la Guardia Nobile, né  quella Palatina, né la Svizzera avevano ordini nel caso che le truppe si fossero presentate per penetrare nell’interno: “Qui non entreranno” aveva dichiarato più volte Sua Santità alla sera del 19 e le stesse parole aveva all’alba ripetuto al Segretario di Stato. Che gli domandava una direttiva nell’evenienza di qualche tentativo da parte delle truppe avversarie oppure da parte della folla non esistevano perciò consegne speciali od aggiuntive a quelle già vigenti,e con imbarazzo non lieve dei militi di Palazzo. I più degli Svizzeri, basandosi sul tenore delle consegne precedenti,propendevano ad usare immediatamente le armi; la Guardia Palatina condivideva la stessa idea, e la Guardia Nobile destinata a far scudo e da scorta diretta alla persona del Somma Pontefice, si dichiarava pronta a farsi uccidere piuttosto che lasciar varcare le stanze affidate alla sua difesa, e tutti reputavano non improbabile di dover ricorrere all’uso delle armi.C04
Alcune clausole della capitolazione scambievolmente approvate all’atto pratico, lasciavano al Sommo Pontefice, ormai chiuso nel suo palazzo, i corpi della Guardia Nobile, Palatina, e Svizzera in una con lo squadrone di gendarmi in servizio alla reggia il 20 settembre.
Della Guardia Palatina si parlò anche durante le trattative per la resa, quando Cadorna propose che al Corpo fosse affidata la tutela dell’ordine nella Città Leonina, che fu poi ceduta il 22 settembre.

La presa di Roma non solo non mutò il compito della Palatina, ma diede un novo assetto ed assai importante dal punto di vista religioso e politico al suo permanente e continuato tributo di fedeltà e di devozione. Il servizio della Guardia Palatina d’Onore assumeva con le nuove ircostanze e dopo i fatti accaduti, tutto il carattere di un'affermazione di sovranità su Roma e sulle antiche provincie da parte del Pontefice, che l’accettava volontario,

VIGEVANO Attilio (1874 – 1927), Militare italiano alla guida del Servizio Informazioni dello Stato Maggiore, fu anche prolifico autore di storia militare, nel 1920 ha scritto: La fine dell'Esercito Pontificio, Roma Stabilimento per l'Amministrazione della guerra.  Gli ultimi telegrammi del Governo Pontificio, 1913 Nuova Antologia.

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