«Continuate con la dedizione di sempre»
Sabato 28 giugno, nell'Aula Paolo VI, il Santo Padre ha ricevuto in udienza soci, familiari e collaboratori dell'Associazione.
Carissimi Fratelli e Sorelle!
1. Sono lieto di accogliervi, in
occasione del venticinquesimo
anniversario di istituzione dell'«Associazione Santi Pietro e
Paolo», voluta dal mio venerato
Predecessore Paolo VI. A cia
scuno rivolgo il mio saluto con
le parole dell'apostolo Pietro: «A
coloro che hanno ricevuto in
sorte con noi la stessa preziosa
fede per la giustizia del nostro
Dio e salvatore Gesù Cristo: grazia e pace» (2 Pt l, 2s). Ringrazio l'Avvocato Gianluigi Marrone, che si è fatto
interprete dei sentimenti di Voi
tutti, il vostro Assistente Spirituale, Mons. Canneto Nicolosi, ed il Vice-Assistente, Mons.
Franco Follo. Aggiungo un particolare ricordo per il Dottor
Pietro Rossi, Presidente Emerito, e Mons. Giovanni Coppa,
primo Assistente Spirituale, attualmente Nunzio Apostolico
nella Repubblica Ceca, come
pure per il compianto Mons.
Nicolino Sarale, che tra voi ha
speso non poche delle sue energie sacerdotali.
2. Sono passati venticinque
anni da quando il Papa Paolo VI
di venerata memoria volle che
la grande tradizione della Guardia Palatina d'Onore proseguisse in forma più consona alle
mutate esigenze dei tempi. Questi cinque lustri di attività documentano che tale tradizione è
stata sapientemente incrementata, senza soluzione di continuità con lo spirito delle origini.
Conformemente al motto ereditato dalla Guardia Palatina: «Fide constamus avita», voi non
solo avete voluto perseverare
nella fede ricevuta, bensì accrescerla, grazie ad accurati incontri di catechesi, al fattivo
servizio liturgico nella Basilica
di San Pietro e all'attività caritativa nella Casa Dono di Maria e presso l'Ambulatorio per
bambini extracomunitari, annesso alla Casa Santa Marta. La
presenza tra voi di alcune religiose Missionarie della Carità
e Suore della Carità di San Vincenzo de' Paoli fa pensare che
anche esse, in un certo senso,
sono parte della vostra famiglia
associativa, alla cui collaborazione debbono, se è loro possibile, recare un silenzioso e
prezioso aiuto a non pochi fratelli bisognosi.
3. Insieme con il compiacimento per l'opera qualificata
che prestate al Successore di
Pietro ed al suo ministero di
carità, vorrei oggi esprimere la
mia gratitudine per l'opera che
svolgete nella Città del Vatica
no. Grazie per i molteplici servizi che rendete e, soprattutto,
per lo spirito con cui ad essi vi
dedicate! Perseverate nelle vostreiniziative, tenendo sempre
ben presente l'esortazione dell'apostolo Paolo: «Veritatem facientes in caritate» (Ef 4,15): vivete la verità nella carità. Questa espressione indica la legge
fondamentale che, con l'aiuto
della grazia divina, sostiene l'esistenza cristiana. «Realizzare
la verità nella carità» è possibile
quando la vita dei credenti cresce e si alimenta per mezzo di
azioni sostenute dalla grazia
santificante e orientate a Dio
nella carità, sotto la spinta della
consapevolezza che la fede senza le opere è morta (cfr Gc
2,17).
Quali siano le opere di cui la
fede abbisogna per vivere, è suggerito dalla volontà amorosa di
Dio consegnata nei comandamenti. La forza per tradurre in
atto tale volontà è assicurata
dalla grazia, la cui sorgente è lo
stesso Verbo incarnato: «Perché
la legge fu data per mezzo di
Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo»
(Gv 1,17).
Vi esorto, pertanto, ad essere
sempre uniti a Cristo, come i
tralci alla vite, perché l'annunzio e la testimonianza della verità siano congiunti con l'amore
ed avvengano nell'amore. La verità del Vangelo si compie, infatti, e si manifesta nell'amore. Vivendo la verità nella carità,
voi partecipate all'edificazione
della Chiesa e alla crescita del
mondo intero sulle orme di Colui che ne è Capo e Signore,
Cristo Gesù.
4. Carissimi Fratelli e Sorelle! Continuate nel vostro generoso
lavoro con la dedizione di sempre. L'approssimarsi del Grande Giubileo aumenti in Voi l'entusiasmo, giacché la celebrazione giubilare vi chiederà un
impegno ancor più grande, specialmente per quanto concerne
la «custodia» della Porta Santa
della Basilica Vaticana. Si tratta di un servizio di onore e di
carità che voi avete compiuto
nel corso dell'Anno Santo del
1975 ed in quello Straordinario
del 1983. Esso vi porterà a contatto quotidiano con tantissimi
pellegrini che accederanno alla
Basilica passando attraverso
quella Porta, ed ai quali sarete
chiamati a prestare premurosa
assistenza.
Cari membri dell'Associazione Santi Pietro e Paolo, vorrei
concludere questo nostro incontro rinnovandovi l'invito ad essere sempre autentici e «speciali» testimoni della carità di
Dio, come è ben indicato nel
vostro Statuto. Affido a Maria,
«Virgo Fidelis», voi, i vostri familiari e tutte le persone a voi
care. Vegli la Vergine Santa con
il suo materno amore su ciascuno di Voi e vi ottenga dal
Redentore il dono della perseveranza nel bene e della serenità.
Vi accompagni, inoltre, la mia Benedizione, che estendo volentieri alle vostre famiglie, ricordando specialmente i bambini e le persone ammalate.
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