Allievi - Articoli
Durante il periodo in presenza, gli Allievi del Primo Anno hanno iniziato a familiarizzare con il Servizio Liturgico all’altare e la proclamazione delle Letture, coadiuvati dal socio Alessandro Galati. L’Assistente Spirituale e l’ex-Allievo Gabriele Gusso hanno curato le catechesi del Primo Anno, volte ad approfondire il Vangelo secondo Marco. A tal proposito, è stato svolto anche un incontro interamente dedicato alla Lectio Divina. Attraverso la “lettura orante” della Bibbia, i ragazzi sono invitati ad ampliare i loro orizzonti spirituali, scoprendo nella Parola di Dio una Parola vivificante, in grado di nobilitare le nostre vite in modo significativo, tangibile. I giovani del Secondo e Terzo Anno hanno proseguito la loro formazione insieme a Mons. Ivan Santus ed Arnaudo Bonanni, con le catechesi sul Credo e i Comandamenti. Infine, anche quest’anno si è tenuto l’apprezzato incontro di psicologia della comunicazione con il socio Guido Orsi.
A causa delle limitazioni imposte dalla pandemia non è stato possibile organizzare le consuete escursioni, ma gli Allievi hanno potuto comunque svolgere una visita culturale nella Basilica di San Pietro. Guidati dal Vice Assistente Mons. Ivan Santus e dal socio Maurizio Frugoni, i ragazzi hanno ripercorso la storia e i principali tesori artistici che rendono questa chiesa il cuore della cristianità. Gli Allievi hanno visitato anche le Grotte Vaticane e la Cappella Clementina, per ricordare la continuità che esiste tra la Chiesa di ogni tempo e San Pietro, ivi sepolto. Alla fine della mattinata il gruppo è salito sulla Cupola. L’ascesa verso cima è resa più faticosa dalle mascherine, ma ammirare l’Urbe da lassù regala sempre la medesima emozione.
Con l’avvicinarsi della stagione invernale le misure anti-Covid sono state intensificate. Non potendo svolgere il ritiro di Avvento in una casa religiosa, è stato deciso di riunirsi il 28 novembre per una Messa in Basilica, presso l'altare di S. Giovanni Paolo II. Alla celebrazione, presieduta da Mons. Ivan Santus, sono seguiti un momento di preghiera personale e un tempo di condivisione.
Questi primi mesi nel contesto della pandemia hanno certamente rappresentato un’importante prova organizzativa, ma gli Allievi non hanno mancato di incoraggiarci mostrando il consueto entusiasmo per il Gruppo. La nostra è una Fede esigente, che certo stenta a conciliarsi con un approccio virtuale/online. La catechesi richiede una particolare sintonia tra Formatore e Allievi, un parlarsi cuore a cuore che il video di una webcam non riesce a restituire pienamente. Nonostante tutto, questa calamità ci ha anche ricordato che laddove persista una comunione di ideali proseguire il cammino spirituale insieme rimarrà sempre possibile. È con questa speranza che intendiamo vivere il periodo natalizio, confidando che presto i nostri ragazzi possano tornare all’originale ricchezza della loro formazione.
Andrea Taloni
Come è noto, la cattedrale di Santiago ospita la tomba dell’Apostolo San Giacomo che fu chiamato, insieme a suo fratello Giovanni e ai compagni di lavoro Pietro e Andrea, ad abbandonare tutto per seguire Gesù. Giacomo e Giovanni, figli di Zebedeo, provenivano da Betsaida e, come loro padre, erano pescatori sul lago di Tiberiade. Sopranominati «Boanerghes» («figli del tuono») a motivo del loro temperamento focoso, Giacomo e Giovanni, insieme a Pietro, furono gli unici ad assistere ad alcuni momenti più significativi della vita terrena di Gesù, come la trasfigurazione, la risurrezione della figlia di Giairo e la preghiera di Gesù nel giardino di Getsemani prima della sua passione. Secondo un’antica tradizione, dopo la Pentecoste, Giacomo andò in Spagna per diffondere il Vangelo, raggiungendo la remota regione celtica della Galizia, prima di ritornare in Palestina. Gli Atti degli Apostoli raccontano che fu decapitato da Erode Agrippa I verso l’anno 44 (cf, At 12,2).
Mentre il Nuovo Testamento tace sul destino finale delle spoglie mortali dell’Apostolo, la Legenda aurea, raccolta medievale di biografie agiografiche compilata nella seconda metà del secolo XIII da Jacopo da Varagine, racconta che dopo l’uccisione di Giacomo i suoi discepoli Teodoro e Atanasio ne trafugarono il corpo e riuscirono a portarlo in Galizia, fino ad Iria Flavia, il porto romano più importante della zona, per poi seppellirlo in un vicino bosco.
Per diversi secoli si perse ogni traccia dei resti dell’Apostolo. Intorno all’anno 814, sul monte Libradón, il pastore ed eremita Pelayo cominciò a vedere ogni notte delle misteriose luci sul tumulo di un campo. San Giacomo gli apparse in sogno e lo invitò a scavare in quel luogo per riportare alla luce il sepolcro. Il Vescovo di Iria Flavia, Teodomiro, avvisato di tale prodigio, giunse sul posto e scoprì il sepolcro contenente i resti dell’Apostolo. Dopo questo evento miracoloso, il luogo venne denominato campus stellae («campo della stella») dal quale deriva l’attuale nome di Santiago de Compostela. Alfonso II il Casto, re delle Asturie e della Galizia, venne da Oviedo a venerare il sepolcro, dando così inizio alla tradizione dei pellegrinaggi alla tomba. In seguito, il re fece costruire una prima chiesa e, gradualmente, l’attuale città di Santiago de Compostela si sviluppò attorno alla tomba.
Eventi miracolosi avrebbero segnato la scoperta del sepolcro dell’Apostolo, come la sua apparizione alla guida delle truppe cristiane della reconquista durante la battaglia di Clavijo e in altre imprese belliche successive, le cui vittorie sui musulmani gli meritarono, nell’immaginario popolare, il soprannome di Matamoros («Ammazza-mori»), che dall’Alto Medioevo perdurò nei secoli seguenti. La tomba divenne meta di grandi pellegrinaggi nel Medioevo, tanto che il luogo prese il nome di Santiago (da Sancti Jacobi, in spagnolo Sant-Yago), e nel 1075 iniziò la costruzione della grandiosa basilica a lui dedicata. Il pellegrinaggio a Santiago divenne uno dei tre principali pellegrinaggi della cristianità medievale; gli altri due erano quelli alla tomba di Gesù a Gerusalemme e alla tomba di San Pietro a Roma. Dopo alcuni secoli di declino, il pellegrinaggio conobbe una forte rifioritura a partire degli anni Ottanta del secolo scorso. Le due visite compiute da Papa Giovanni Paolo II nel 1982 e nel 1989 hanno contribuito non poco a questo risveglio. Nel messaggio che inviò ai giovani per la Quarta Giornata Mondiale della Gioventù, celebrata proprio a Santiago de Compostela nell’agosto 1989, il Papa scrisse queste parole, che non hanno perso nulla della loro attualità: Santiago di Compostela è un luogo che ha svolto un ruolo di grande importanza nella storia del cristianesimo e, perciò, già di per sé trasmette a tutti un messaggio spirituale molto eloquente. […] Presso la tomba di san Giacomo vogliamo imparare che la nostra fede è storicamente fondata, e quindi non è qualcosa di vago e di passeggero: nel mondo di oggi, contrassegnato da un grave relativismo e da una forte confusione di valori, dobbiamo sempre ricordare che, come cristiani, siamo realmente edificati sulle stabili fondamenta degli apostoli, avendo Cristo stesso come pietra angolare (cfr. Ef 2,20).
Presso la tomba dell’Apostolo, vogliamo anche accogliere di nuovo il mandato di Cristo: «Mi sarete testimoni... fino agli estremi confini della terra» (At1,8). San Giacomo, che fu il primo a sigillare la sua testimonianza di fede col proprio sangue, è per tutti noi un esempio ed un maestro eccellente.
Santiago di Compostela non è solo un Santuario, ma è anche un cammino, cioè una fitta rete di itinerari di pellegrinaggio. Il «Cammino di Santiago» fu per secoli un cammino di conversione e di straordinaria testimonianza della fede. Lungo questo cammino sorgevano i monumenti visibili della fede dei pellegrini: le chiese e numerosi ospizi. Il pellegrinaggio ha un significato spirituale molto profondo e può costituire già di per sé un’importante catechesi. Infatti – come ci ha ricordato il Concilio Vaticano II – la Chiesa è un Popolo di Dio in cammino, «alla ricerca della città futura e permanente» (cfr. Lumen Gentium, n. 9). Oggi nel mondo la pratica del pellegrinaggio conosce un periodo di rinascita, soprattutto tra i giovani. Voi siete tra i più sensibili a rivivere, oggi, il pellegrinaggio come «cammino» di rinnovamento interiore, di approfondimento della fede, di rafforzamento del senso della comunione e della solidarietà con i fratelli, e come mezzo per scoprire le personali vocazioni. Sono certo che, grazie al vostro entusiasmo giovanile, il «Cammino di Santiago» riceverà quest’anno un nuovo e ricco sviluppo.
Tantissime persone, di tutte le età, lasciano le loro case ogni anno per percorrere i diversi cammini (Francese, Inglese, Portoghese, Primitivo…) che portano alla tomba dell’Apostolo. Nell’anno 2017, l’Ufficio per l’Accoglienza del Pellegrino di Santiago ha accolto oltre trecentomila pellegrini, di cui il 92,5% ha fatto il viaggio a piedi. Le nazionalità rappresentate erano molto varie: il 44% dei pellegrini erano spagnoli, il 9% (pari ad oltre 27.000 persone) italiani. Quasi il 28% (84.000) avevano meno di trenta anni di età. La stragrande maggioranza (il 60%) ha percorso il Cammino Francese, mentre quasi il 20% hanno scelto il Cammino Portoghese. Il numero dei pellegrini continua, ogni anno, ad aumentare: nel solo mese di maggio 2019, ben 46.673 pellegrini, di cui 3.537 italiani, sono stati accolti dall’Ufficio per l’Accoglienza del Pellegrino.
Perché mettersi in cammino? I motivi sono vari, ma vi è quasi sempre un desiderio di staccarsi dalle preoccupazioni e dalle distrazioni della routine quotidiana, per ritrovare sé stessi e il senso più profondo della propria vita. Per molti pellegrini, il Cammino di Santiago porta ad una riscoperta o ad un approfondimento della propria fede. Infatti, il 90% dei pellegrini citano motivi religiosi, spesso mescolati con altri. Il pellegrinaggio a Santiago è diverso da altri pellegrinaggi per l’alto numero di persone che scelgono di camminare lunghe distanze portando tutto in un semplice zaino per raggiungere la tomba dell’Apostolo. L’atto di preparare lo zaino, avendo cura di portare solo lo stretto necessario, non è banale poiché comporta già delle scelte importanti e fa sorgere diversi interrogativi: Mi serve davvero questo oggetto o posso lasciarlo a casa? A che cosa sono attaccato? Sono capace di fare rinunce e sacrifici per intraprendere al meglio questo viaggio?
L’anno scorso alcuni giovani dell’Associazione hanno avanzato la proposta di intraprendere il Cammino di Santiago quest’estate. Accolto il suggerimento, è avanzato la proposta di intraprendere il Cammino di Santiago quest’estate. Accolto il suggerimento, è stato deciso di fare il pellegrinaggio nei prossimi giorni 19-29 agosto. Ciascuno porterà il proprio zaino e ogni giorno farà circa 25 km di marcia. Per dare un carattere ufficiale all’iniziativa e anche come testimonianza, i partecipanti indosseranno l’uniforme estiva del Gruppo Allievi, che è, come è noto, simile all’uniforme scout e, con qualche modifica, adatta alle lunghe camminate. I preparativi sono iniziati intorno allo scorso Natale con i primi incontri informativi, la prenotazione dei biglietti aerei, la scelta e la prenotazione degli ostelli (albergues), il disegno del logo del pellegrinaggio e l’acquisto dello zaino, delle scarpe da trekking, dell’abbigliamento e di tutte le altre necessità.
Dopo Natale, la «Compagnia di Santiago», come è stato umoristicamente denominato il gruppo dei partecipanti, ha organizzato un’uscita una volta al mese per abituarsi a percorrere lunghe distanze, affrontando diversi tipi di terreno e dislivelli, con lo zaino in spalla. Le uscite hanno fatto conoscere varie ed interessanti realtà dell’Urbe e della regione intorno a Roma: il pellegrinaggio delle sette chiese, tanto caro a San Filippo Neri (lo scorso mese di gennaio), la salita a Monte Cavo (in febbraio), il sentiero tra Frascati e Rocca Priora (a marzo), il sentiero tra Albano Laziale e Nemi con il giro del lago di Nemi (nel mese di aprile), la Via Appia Antica (il 1° giugno) e l’anello del Biancone (lo scorso 22 giugno). Inoltre, queste escursioni, caratterizzate da un clima di condivisione e familiarità, sono servite per rinsaldare amicizie, permettendo anche di capire e conoscere le proprie possibilità e i propri limiti, nonché per imparare a preparare e a portare correttamente lo zaino.
Ora i partecipanti, dopo parecchi mesi di preparazione, sono ansiosi di partire, realizzando così un sogno che da tempo portano nel cuore. Che sia per tutti loro, come fu per tantissimi pellegrini lungo i secoli, «un cammino di conversione e di straordinaria testimonianza della fede».
Nel prossimo numero di Incontro, ampi spazi verranno dedicati a questo attesissimo viaggio.
La celebrazione del sacramento della Cresima nella Cappella dell’Associazione
Volgendo al termine il periodo di formazione annuale del Gruppo Allievi, la scorsa domenica 26 maggio, nella Cappella dell’Associazione, è stato amministrato all’Allievo Flavio Albanesi il sacramento della Cresima. Il rito è stato presieduto dall’Arcivescovo Francesco Canalini e concelebrato dall’Assistente Spirituale Mons. Joseph Murphy. Mons. Francesco Canalini, oriundo della città di Osimo, nelle Marche, è stato ordinato sacerdote nel 1961. Entrato nel servizio diplomatico della Santa Sede, ha prestato servizio in diverse rappresentanze pontificie: Ecuador, Irlanda, Stati Uniti, Spagna, Malta. Ordinato vescovo nel 1986, è stato Nunzio Apostolico in Indonesia, Ecuador, Australia, Svizzera e Liechtenstein. Attualmente, tra le sue diverse attività, collabora con l’Ufficio del Protocollo della Segreteria di StatoIn una Cappella gremita per l’occasione, erano presenti, oltre ai familiari del cresimando, numerosi Soci, Aspiranti ed Allievi; padrino è stato il Socio Pier Giuseppe Fantori.
Alla tenue luce di una giornata molto nuvolosa, in un clima di intenso raccoglimento, è iniziata la celebrazione della Santa Messa; questo clima atmosferico, decisamente non primaverile, ha reso ancora più affascinante il rito ed ha ben reso il senso di intimità, di famiglia e di festa del sacramento della Confermazione a Flavio Albanesi.
Il celebrante, nell’omelia, dopo aver ringraziato l’Assistente Spirituale per l’invito rivoltogli a presiedere la cerimonia, ha espresso apprezzamento per le molteplici attività svolte dall’Associazione, che ha voluto definire benemerita con particolare riferimento allo svolgimento ordinato, devoto e costante dei servizi nella Basilica Vaticana. Un saluto particolare, il Nunzio Apostolico ha voluto rivolgere al giovane Flavio Albanesi che, ricevendo il sacramento della Confermazione, riprende in maniera matura e responsabile gli impegni del Battesimo, confermando la sua fede di fronte alla comunità cristiana e alla Associazione alla quale ha scelto di appartenere e nella quale si integra con interesse e dedizione.
L’Arcivescovo, continuando la sua omelia, ha spiegato che il Signore ci vuol far comprendere che amare Dio comporta seguire i suoi comandamenti nella vita di ogni giorno. Ciò perché Egli, che ci ha creato, sa bene di che cosa abbiamo bisogno per realizzare noi stessi, permettendo alle nostre potenzialità migliori di emergere e di affermarsi.
Mettere in pratica la parola di Gesù equivale a sostenere una prova di sincero amore, non una obbedienza schiavizzante, ma una osservanza permeata di affetto, di amicizia e di senso di appartenenza; implica fidarsi di Colui che parla, implica di credere in Lui, perché ascoltare Dio ci rende liberi. L’esperienza della fede sta proprio in questo “doppio rimanere”: noi in Dio e Dio in noi; questa è la vita cristiana; non rimanere nello spirito del mondo, ma rimanere nel Signore, operando il bene nella concretezza dell’amore cristiano. Il celebrante ha concluso la sua predica affermando che l’opera propria dello Spirito Santo è di rendere attuale l’insegnamento di Gesù nelle circostanze della vita, che si susseguono nel tempo e nelle generazioni; senza lo Spirito Santo, la storia di Gesù sarebbe una vicenda chiusa nel passato storico, non un evento sempre contemporaneo; lo Spirito di Dio assicura, quindi, la continuità tra il tempo di Gesù e il tempo della Chiesa. Al termine della celebrazione, Mons. Joseph Murphy ha dato lettura del telegramma della benedizione apostolica del Santo Padre, mentre il Presidente Calvino Gasparini ha donato al Prelato una pregevole riproduzione della Madonna Virgo Fidelis, che ricalca fedelmente l’immagine che è conservata nella Cappella dell’Associazione e, al neo cresimato, un portachiavi commemorativo del quarantennale dell’Associazione.
Dopo le foto e i convenevoli di rito, si è svolto un momento di festosa convivialità che ha concluso la mattinata di festa.
Marco Adobati
I giovani seguono un percorso formativo che dura tre anni. Il primo anno è ideato come fosse un “noviziato” durante il quale i nuovi Allievi cominciano a conoscere l’Associazione e consolidano le basi della fede cristiana. Sotto la guida dei Soci e degli Allievi cerimonieri, i nuovi aderenti imparano a servire la Santa Messa e a proclamare la Parola di Dio nella liturgia. La bravura degli Allievi nel servizio liturgico è molto apprezzata dall’Ufficio delle Celebrazioni Liturgiche del Sommo Pontefice, che li invita spesso a servire le Messe presiedute dal Santo Padre. Oltre al servizio liturgico, gli Allievi del primo anno partecipano anche alle catechesi tenute dai Soci formatori; catechesi che hanno riguardato la persona di Gesù Cristo nel Vangelo di Matteo, i fondamenti della vita morale cristiana e la preghiera.
Nel corso del secondo e terzo anno, gli Allievi partecipano ad una catechesi più approfondita sul Credo, sui sacramenti e sui comandamenti, come pure ad un ciclo di lezioni culturali sull’Associazione, sulla Basilica di San Pietro, sul Papa e su diversi aspetti del “mondo vaticano” (la Santa Sede, la Curia Romana, lo Stato della Città del Vaticano, la diplomazia pontificia). Durante il triennio, inoltre, i ragazzi partecipano ad una serie di incontri organizzati dal Socio Guido Orsi, dedicati allo sviluppo psico-attitudinale e ai diversi temi caratteristici del mondo giovanile (le relazioni interpersonali, i rapporti tra giovani e genitori, la comunicazione, la risoluzione dei conflitti, la tutela dei minori, l’uso dei social network, ecc.). Gli Allievi del terzo anno, poi, frequentano uno specifico corso di addestramento per i nuovi Soci, sotto la guida del Socio Marco Tinari. Questo corso ha lo scopo di fornire gli elementi teorici e pratici necessari per permettere ai nuovi Soci di offrire un servizio valido e professionale all’interno delle diverse Squadre che compongono la Sezione Liturgica dell’Associazione. Il corso prevede cinque incontri mensili, ciascuno di circa tre ore, nel periodo precedente l’ammissione.
Le uscite mensili rappresentano un elemento particolarmente importante nella formazione degli Allievi. Tali uscite possono essere costituite da escursioni nei dintorni di Roma, da visite culturali o da attività per rafforzare il senso di appartenenza al Gruppo e la capacità di lavorare in squadra (“team building”). Le escursioni, svolte in stile scout, richiedono un certo sforzo fisico, ma sempre proporzionato alle capacità dei giovani. Oltre alle camminate, che permettono di ammirare le bellezze della natura e le ricchezze del locale patrimonio storico-artistico, le escursioni sono caratterizzate anche da momenti di condivisione, divertimento e preghiera, e servono a rinsaldare le conoscenze reciproche, la fiducia e le amicizie.
La prima escursione di quest’anno ha avuto luogo il 30 settembre scorso nei pressi del Lago di Bracciano. Arrivati ad Anguillara, i ragazzi hanno camminato fino al piccolo Lago di Martignano, dove hanno disputato anche una informale partita di calcio; durante il percorso, hanno raggiunto un punto dove è possibile vedere entrambi i laghi (quello di Bracciano e quello di Martignano); questa escursione, piuttosto facile e quindi molto indicata per l’inizio dell’anno sociale, ha dato la possibilità di conoscere meglio i nuovi ammessi e di farli sentire ben accolti nel Gruppo.
Il 21 ottobre, gli Allievi hanno partecipato ad una giornata di “team building”, organizzata nei pressi di Bracciano dall’Associazione Sportiva Dilettantistica “Superbus”, continuando così una prassi introdotta già l’anno scorso. Che cosa è il “team building”? Un insieme di attività mirate a potenziare le capacità di lavorare in gruppo; le attività sono finalizzate a raggiungere una maggiore consapevolezza da parte delle risorse all’interno del gruppo, delle proprie capacità e dei propri limiti, in modo da poter utilizzare al meglio tale esperienza per incrementare la performance e “arricchire” l’organizzazione.
L’Associazione “Superbus” organizza tali attività all’aperto, in mezzo alla natura. Le attività e le loro finalità vengono illustrate, sia prima che dopo gli esercizi, con momenti di “debriefing” per permettere ai partecipanti di riflettere su quanto accaduto e sviluppare la capacità di apprendere dall’esperienza. Gli Allievi sono stati unanimi nell’affermare che, oltre a divertirsi nel fare le diverse attività, hanno imparato molto sulla loro capacità di collaborare in squadra. La condivisione, l’entusiasmo e le numerose risate ne sono state la prova più convincente. Grazie agli organizzatori Vincenzo Iosca, Guerrino Gentile e Marina Rossi per quanto hanno dato ai ragazzi dell’Associazione!
Il 18 novembre, gli Allievi hanno avuto il privilegio di servire la Santa Messa celebrata dal Santo Padre nella Basilica Vaticana in occasione della Seconda Giornata Mondiale dei Poveri. Celebrazione annuale che è stata inaugurata dal Pontefice nel 2017, come frutto concreto del Giubileo Straordinario della Misericordia, per mettere al centro dell’attenzione le tantissime persone che vivono in situazioni di povertà, ai margini della società.
La celebrazione è stata particolarmente toccante per gli Allievi, che sono già abituati ad incontrare le persone che vivono nella povertà, grazie alla loro collaborazione presso le Suore Francescane dell’Addolorata in Borgo Santo Spirito. Gli incontri con i poveri li hanno aiutati a superare eventuali pregiudizi e paure e ad accogliere queste persone con un sorriso e con una parola di conforto e comprensione. La stessa domenica 18 novembre, i ragazzi del primo anno hanno preso parte ad una gita culturale per conoscere meglio l’opera del grande scultore ed architetto seicentesco Gian Lorenzo Bernini. Così, hanno iniziato il loro giro a Ponte Sant’Angelo, dove hanno ammirato le copie degli angeli realizzati dal Bernini nel tardo Seicento. Dopo, hanno visitato Piazza Navona, con la magnifica Fontana dei Quattro Fiumi e la più sobria Fontana del Moro, quindi, hanno raggiunto la Piazza della Minerva, con l’incantevole elefante che sorregge un piccolo obelisco e meglio conosciuto con il nome de “il Pulcino della Minerva”, e ancora la chiesa di Sant’Andrea al Quirinale, unica chiesa berniniana a Roma, e, infine, le Fontane del Tritone e delle Api in Piazza Barberini.
Come sempre, il tempo di Avvento è iniziato con il consueto ritiro spirituale, che, questa volta, si è svolto presso il convento dei Padri Cappuccini di Frascati (descritto in un precedente numero di Incontro) ed è proseguito l’8 dicembre con la tradizionale celebrazione dell’Immacolata Concezione nella Basilica di San Pietro, presieduta, quest’anno, dal nuovo Sostituto per gli Affari Generali, l’Arcivescovo Edgar Peña Parra.
Il 20 gennaio scorso, gli Allievi hanno visitato il Museo Storico di Piana delle Orme, in provincia di Latina, che contiene una delle collezioni più grandi e più eterogenee del mondo. Il Museo è dedicato al Novecento italiano, con particolare attenzione alla vita contadina della prima metà del secolo, alla bonifica dell’Agro Pontino e alla Seconda Guerra Mondiale.
Nel mese di febbraio, i giovani dell’Associazione hanno fatto una escursione a Monte Catillo, che offre splendide vedute di Tivoli e degli Appennini. L’uscita si è conclusa con la celebrazione della Santa Messa e il pranzo presso il Villaggio Don Bosco, fondato nel 1950 da don Nello del Raso, sacerdote tiburtino, per accogliere ragazzi orfani e bisognosi. Oggi la casa, che continua la benemerita opera di don Nello, è guidata da Mons. Benedetto Serafini, che, dopo aver svolto per molti anni la funzione di direttore della Caritas diocesana, oggi ricopre il ruolo di Vicario Generale della Diocesi di Tivoli.
All’inizio della Quaresima, gli Allievi, guidati dal Presidente Calvino Gasparini, hanno compiuto un pellegrinaggio ad Assisi sulle orme dei Santi Francesco e Chiara (descritto nell’ultimo numero di Incontro).
Prima della Pasqua, il 7 aprile, i ragazzi si sono recati ancora a Bracciano per una visita guidata del castello, tuttora proprietà della famiglia Odescalchi e aperto al pubblico dal 1952. Il nucleo medievale del maniero fu costruito dal condottiero Andrea Fortebraccio (Braccio da Montone) verso la fine del Trecento e in seguito passò alla famiglia degli Orsini, che costruì il castello attuale tra il 1470 e il 1485. Nella seconda metà del Cinquecento, un allievo di Michelangelo, Giacomo del Duca, realizzò una serie di interventi in occasione del sontuoso matrimonio tra Isabella de’ Medici e Paolo Giordano Orsini, primo Duca di Bracciano, che ebbe luogo a Firenze nel 1556. Fu in tale circostanza che i fratelli Taddeo e Federico Zuccari, due tra i pittori più affermati in quel momento, furono chiamati a decorare alcune sale, tra le quali quella che nel 1481 aveva ospitato Papa Sisto IV della Rovere in fuga dalla peste che devastava Roma. Nel 1696, gli Odescalchi, antica famiglia comasca, divennero proprietari del castello, e continuarono a mantenervi la loro residenza fino ad una trentina di anni fa.
In conclusione, si può affermare che le attività degli Allievi sono numerose, intense e varie; attività alle quali i ragazzi partecipano molto volentieri; occasioni per crescere umanamente e spiritualmente, per consolidare l’attaccamento all’Associazione, che i ragazzi considerano come una seconda famiglia, e per prepararsi a dare il meglio di se nel servizio agli altri.
Riflessioni sul Beato Pier Giorgio Frassati
Nel film Se non avessi l’Amore (1991), il regista Leandro Castellani propone la sua interpretazione di un dialogo tra il beato Pier Giorgio e suo padre, riguardo il complesso rapporto tra Fede e Vita: «Ho saputo che hai preso la tessera del Partito Popolare» disse Alfredo Frassati al figlio mentre passeggiavano nella tenuta di famiglia. Pier Giorgio annuì: «Per gli uomini liberi e forti, ha detto don Sturzo! Spero di essere libero. Non so se sono forte…». «Sono un liberale proprio perché amo la libertà!» replicò prontamente Alfredo. «Il liberalismo ha lottato sin dai tempi della Rivoluzione Francese per dimostrare che la politica è il luogo della ragione dell’uomo! Dio non c’entra. Se c’è egli abita nei cieli, o se vuoi nel cuore dell’uomo. I cieli sono suoi, il cuore è suo, ma la terra, il cervello, sono nostri!». «No, papà. La Fede investe la totalità della vita. Vorrei che Cristo fosse presente nella scuola, nella società, nella politica, nel sindacato, nelle fabbriche, ovunque! Nel cuore, come nell’impegno sociale o politico, sono di Cristo». Così il giovane Pier Giorgio era solito esprimere il suo credo programmatico, donando tutto sé stesso all’adempimento del progetto di Dio.Pier Giorgio Frassati (1901-1925) nacque in una famiglia dell’alta borghesia piemontese. Suo padre, Alfredo, fu strettamente coinvolto nello scenario sociopolitico dell’epoca, dapprima come direttore del quotidiano “La Stampa” e, successivamente, come Senatore del Regno d’Italia e Ambasciatore d’Italia a Berlino; un uomo dagli alti valori morali, secondo la tradizione laico-liberale dell’epoca, ma non credente. Alfredo vedeva in suo figlio un erede, desiderando, come molti genitori, che intraprendesse una fiorente carriera. La Grazia, però, si manifesta in modo imprevedibile e Pier Giorgio la accolse nel suo cuore: durante la crescita si avvicinò sempre di più ai poveri e agli emarginati di Torino, nonostante l’ostilità dei genitori. Trascorreva intere giornate a consegnare beni di prima necessità agli indigenti, guadagnandosi il soprannome di “facchino degli sfruttati”. La testimonianza di Pier Giorgio coinvolgeva anche il suo gruppo di amici, la “Società dei Tipi Loschi”, nella quale condivideva i momenti di svago, la passione per l’alpinismo, ma anche la preghiera e l’impegno caritativo. Perfino nella scelta degli studi universitari, Pier Giorgio si mantiene fedele alla sua vocazione missionaria: si iscrisse alla Facoltà di Ingegneria Meccanica, con indirizzo al settore minerario, per essere – come diceva – “povero, come tutti i poveri”. Partecipò inoltre alle attività della FUCI e all’Azione Cattolica, seguendo il modello di don Luigi Sturzo.
Nella spiritualità di Pier Giorgio, “Vivere, e non vivacchiare” significa realizzare il Regno dei Cieli sulla terra in ogni contesto sociale e privato, avendo Cristo come punto di riferimento. La centralità della Fede è un valore che il cristiano della società contemporanea è chiamato a riscoprire: i mezzi tecnologici e le certezze scientifiche di cui disponiamo hanno determinato un’evoluzione della società certamente positiva, ma ciò spesso conduce alla presunzione di poter fare a meno dell’amore di Dio. È così che l’ambito religioso si scinde dal vissuto sociale quotidiano, proprio come pensava Alfredo Frassati. La Fede, però, porta frutto solo se testimoniata con le opere. Il Beato Pier Giorgio ci illumina la via con il suo esempio: il suo carisma missionario si esprimeva al meglio nella collettività, quando spingeva altri ragazzi a vivere la Chiesa attraverso l’impegno sociale. Al bando, dunque, ogni timidezza nella Fede! Il giovane Frassati camminava per le strade di Torino pregando il Santo Rosario, senza timore di essere giudicato. Alcuni coetanei gli chiedevano se fosse diventato bigotto, ma la risposta di Pier Giorgio era sempre chiara e risoluta: “No. Sono rimasto cristiano!”. Riusciamo anche noi a professare in pienezza la nostra Fede, senza paura, senza lasciarci influenzare dal giudizio della società? Recentemente, nella sede dell’Associazione è stato affisso un nuovo quadro del Beato piemontese, opera dell’artista Simone Berti. Nel dipinto, Pier Giorgio si staglia sul villaggio di Pollone, luogo di origine della sua famiglia. Nella vita, aveva sempre preferito l’ultimo posto, ma ora la sua figura troneggia sul borgo, come a voler custodire la società tutta nell’Amore di Cristo. Il corpo del Beato emerge dal profilo delle montagne, le stesse montagne che aveva tanto amato, simbolo del suo vivere “Verso l’Alto”. Lo sguardo di Pier Giorgio è sereno, pago della gioia del Signore; sembra osservarci mentre saliamo le scale per la sala conferenze associativa, quasi a volerci ricordare: “Anche tu sei di Cristo?”
Andrea Taloni
RITIRO SPIRITUALE DI AVVENTO NEL CONVENTO DEI CARMELITANI DI MONTE COMPATRI
Gli scorsi 2 e 3 dicembre ci siamo recati a Monte Compatri per il consueto ritiro spirituale di Avvento del Gruppo Allievi, e questa volta Mons. Joseph Murphy ha chiesto a me di tenere le meditazioni. Arriviamo in una giornata freddissima, sferzati dal vento gelido che dobbiamo sopportare solo per pochissimi minuti prima di essere calorosamente accolti nel Convento dei Carmelitani. È presente un gruppetto di 12 ragazzi, pronti a passare questi giorni lontani dalla metropoli di Roma e forse, a causa dei muri spessi del Convento, anche dalla connessione internet, che tuttavia si riusciva a recuperare uscendo fuori… pena il freddo!Iniziamo il ritiro con una breve meditazione sul significato del tempo dell’Avvento, o meglio, su che cosa significhi per noi vivere l’Avvento. È il tempo dell’attesa, lo sappiamo; il tempo dell’attesa che ci si predispone ad accogliere la venuta del Signore, che si festeggerà a Natale. Per questo primo momento, scelgo però di non fare una riflessione “teologica”, ma di cercare di capire cosa significa per noi attendere, aiutandoci anche tramite la lettura di un brano dell’opera Caligola di Albert Camus, il famoso dialogo tra l’imperatore e il suo confidente sul desiderio dell’imperatore di volere la luna. Devo dire che questa scelta è stata azzeccata: temevo di annoiare i ragazzi e invece sono stati conquistati dal brano, così provocatorio. Caligola vuole la luna, cioè vuole qualcosa che l’uomo non può possedere, perché tutto il resto – lui che è l’imperatore lo sa bene – si può avere, ma non è sufficiente per essere veramente felici. Così lui vuole la luna, cioè qualcosa che non è di questo mondo; e non vuole nemmeno arrendersi al fatto di accontentarsi di quello che si può avere (come “saggiamente” gli consiglia il suo amico Elicone), perché sarebbe ammettere una sconfitta. Per Caligola, vivere all’altezza dei propri desideri significa essere in attesa, cercare e mai smettere di desiderare di raggiungere l’impossibile.
E noi, viviamo come Caligola o ci siamo arresi al fatto che la nostra felicità non arriverà mai? È veramente ragionevole la sua posizione umana? Attendiamo, cioè siamo tesi a qualcosa che possa rispondere al nostro desiderio di felicità e di compimento? Di fronte a queste domande, così inevitabili per l’uomo (anche se, ahimè, gli adulti non ci pensano mai o credono che sia tutta un’illusione), abbiamo continuato nel pomeriggio con la lettura dei primi due capitoli del Vangelo di Luca. Infatti, quello che è successo nella storia, 2000 anni fa, non è soltanto un racconto del passato, ma diventa interessante per noi se ci mettiamo in questa prospettiva. Gli uomini che attendevano il Messia vivevano lo stesso desiderio di liberazione, cioè di felicità e di compimento, che abbiamo noi oggi. E a loro è “arrivato a visitarli dall’alto un sole che sorge”, come dice Zaccaria nel suo cantico, cioè qualcuno che finalmente porterà a compimento le promesse e donerà la libertà al popolo.
Il tempo di Avvento, allora, è il tempo in cui possiamo assumere occhi nuovi per guardare quello che succederà alla fine dell’Avvento stesso: la nascita del Figlio di Dio.
Siamo così abituati a questa informazione che non ci facciamo più caso, o al massimo lo viviamo come un atto di devozione, di ricordo. Ma questa nascita dice qualcosa al mio desiderio di felicità oggi? Arriva fino a questo punto così carnale? E inoltre, questa nascita che è successa storicamente 2000 anni fa, può riguardare me, uomo del 2018? A questa domanda c’è solo una risposta: vedere se è vero, scoprirlo nella propria esperienza. Il luogo in cui la presenza del Dio che si è fatto uomo continua a manifestarsi oggi è la Chiesa, cioè il popolo di coloro che credono in Lui e che vivono di Lui. È qui che bisogna verificare se tutto ciò è vero per sé. Questo è stato l’invito che abbiamo tratto, in conclusione, ascoltando la canzone di Jovanotti Ragazzini per strada: abbiamo bisogno di trovare qualcuno che “ti viene a cercare perché a te ci tiene, per gridarti io ti voglio bene!”. Una implorazione a questo Dio che si fa compagno di cammino di ogni uomo affinché diventi ancora una volta carne, carne per ognuno di noi, oggi.
Don Adriano Agnello
Nella visione dell’artista, Piergiorgio è rappresentato come un ragazzo generoso e forte, che attraverso la fatica dell’amicizia e della montagna, si è messo alla ricerca di ideali alti (per aspera ad astra), e lo ha fatto aggrappandosi alla Roccia che è Cristo. In tal modo, egli stesso è divenuto “roccia” salda nella fede e modello di vita spirituale per i giovani di oggi, che appaiono spesso disorientati e bisognosi di un sostegno autentico nella scalata della vita. Ne è risultato un ritratto fresco, capace di esprimere lo slancio della giovinezza, insieme alla serietà degli ideali e delle scelte che hanno orientato il cammino di fede del Beato.
Alla benedizione erano presenti, insieme ai rappresentanti del Sodalizio (il Presidente Calvino Gasparini, l’Assisstente Spirituale Mons. Joseph Murphy, il Vice-Assistente Spirituale Mons. Roberto Lucchini e il Dirigente della Sezione Liturgica e Supervisore del Gruppo Allievi Stefano Milli), l’artista con la moglie e i Signori Gilberto e Rosa Sandretto, che hanno contribuito alla realizzazione dell’opera.
PREGHIERA, FORMAZIONE, SPORT e CULTURA
Le attività del Gruppo Allievi sono state particolarmente intense durante gli ultimi mesi dell’anno sociale 2017-2018. Tra gennaio e giugno, oltre ai consueti incontri domenicali per la Santa Messa e la catechesi, gli Allievi del terzo anno, insieme agli Aspiranti, hanno partecipato al corso di addestramento organizzato dal Socio Marco Tinari e dai suoi collaboratori. Lo scopo di tale corso è stato quello di fornire gli elementi necessari ai futuri Soci per poter svolgere al meglio il servizio d’accoglienza nella Basilica di San Pietro e durante le celebrazioni liturgiche del Santo Padre. Il corso ha previsto una serie di incontri, durante i quali sono stati ricordati alcuni aspetti essenziali riguardanti l’Associazione, la Sezione Liturgica, la Basilica di San Pietro e la sua storia, la Santa Sede e lo Stato della Città del Vaticano. Tematiche trattate in modo approfondito e completo durante un ciclo di lezioni organizzate ogni due anni per gli Allievi e gli Aspiranti. Inoltre, il corso ha anche previsto una lezione sullo svolgimento dei servizi ordinari e delle particolarità di alcuni servizi speciali. Durante tale corso, è stata dedicata particolare attenzione anche agli aspetti comportamentali e al modo più corretto di interagire con le persone che visitano la Basilica e con gli altri enti ed organismi vaticani con i quali spesso l’Associazione viene in contatto.Un piccolo gruppo di Allievi ha partecipato al ritiro di Quaresima, che ha avuto luogo tra il 16 e il 18 marzo. Questa volta, i partecipanti hanno goduto della squisita ospitalità delle Suore Clarisse del Convento di Civita Castellana. Guidati dall’Assistente Spirituale Mons. Joseph Murphy, da Don Adriano Giuseppe Agnello e dal Vice-Supervisore del Gruppo Andrea Barvi, gli Allievi hanno potuto riflettere sulla persona di Gesù, attraverso una serie di testi evangelici scelti da loro stessi, come le tentazioni di Gesù e la chiamata dei discepoli (Mt 4), l’inizio del ministero pubblico di Gesù a Nazaret (Lc 4), la parabola del seminatore (Mc 4), la parabola del figlio prodigo (Lc 15) e la confessione di Pietro dopo la risurrezione (Gv 21). La condivisione ha dato la possibilità di tracciare un ritratto di Gesù davvero affascinante e di confrontarsi su alcuni temi spirituali che ciascuno tiene particolarmente a cuore. Oltre alla Santa Messa e alla preghiera della Liturgia delle Ore con le Suore, i ragazzi hanno vissuto un momento particolarmente intenso di preghiera durante l’adorazione eucaristica del sabato sera.
Malgrado la pioggia, che a volte si faceva sentire, i partecipanti hanno potuto fare una breve passeggiata lungo le mura e attraverso il centro storico di Civita Castellana. Particolarmente interessante è stata la visita al Duomo, edificato intorno al 1185, sulla chiesa preesistente. Il Tempio è noto per il bel lavoro cosmatesco, terminato all’inizio del secolo XIII. All’interno, i restauri del 1736 trasformarono l’impianto della chiesa antica da tre navate, suddivise da pilastri e colonne, a navata unica con cappelle laterali. Due scale laterali danno accesso al presbiterio, in fondo al quale sono posti un quadro, opera di Pietro Nelli (sec. XVIII), della Madonna Annunziata, a cui è dedicata la Cattedrale, e due affreschi raffiguranti la risurrezione di Giovanni e il martirio dei santi Marciano e Giovanni. L’altare maggiore è costituito da un bellissimo sarcofago romano del IV secolo, di impronta cristiana, in cui sono raffigurati, in sette nicchie, altrettanti episodi biblici: il sacrificio di Abramo, Cristo predice a Pietro il triplice rinnegamento, la guarigione del paralitico, la consegna delle chiavi a Pietro, la guarigione dell’emorroissa, il miracolo delle nozze di Cana e Daniele che uccide il serpente. Al centro, come a voler sottolineare il primato e la potestà spirituale conferiti a Pietro, è la scena della consegna delle chiavi. Sotto il presbiterio si trova l’antica cripta, diverse volte distrutta e riscostruita.
Il 22 aprile, gli Allievi hanno potuto partecipare ad una seconda giornata di “teambuilding” organizzata nei pressi del Lago di Bracciano dall’Associazione Sportiva Dilettantistica “Superbus”. Come nel mese di ottobre scorso, i ragazzi hanno sperimentato diverse attività svolte all’aperto, per rafforzare lo spirito di gruppo e la capacità di collaborare per risolvere problemi e superare diverse sfide. L’allegria nei volti e le numerose risate hanno fornito le prove più convincenti del successo della giornata, che ormai è diventata un elemento fisso del calendario annuale del Gruppo Allievi.
Particolarmente impegnativa l’ultima uscita dell’anno. Il 27 maggio, sotto un sole cocente, appena attenuato dall’ombra degli alberi, i ragazzi hanno intrapreso la salita di Monte Cassino lungo la Cavendish Road, antica mulattiera, trasformata dai soldati alleati in strada di accesso per i veicoli militari nel corso del secondo conflitto mondiale. Mons. Joseph Murphy ha celebrato la Messa all’aperto, vicino al memoriale polacco, un carro armato sormontato da una croce fatto dai cingoli del medesimo. I fiori, depositati recentemente da visitatori polacchi in occasione dell’anniversario della battaglia di Monte Cassino, ricordavano le tante vite sacrificate nel corso della guerra, anche su questo monte oggi così sereno e pacifico. Dopo la visita al Cimitero polacco, i ragazzi sono saliti all’Abbazia, dove si sono raccolti in preghiera davanti alla tomba dei santi Benedetto e Scolastica, insigni promotori della vita monastica in occidente durante i secoli bui delle invasioni barbariche. Un particolare contributo di rinnovamento a Castel Sant’Angelo fu dato da Alessandro VI Borgia, che incaricò l’architetto Antonio da Sangallo il Vecchio per migliorare le difese del castello. Non Inserito in un girone durissimo con Varsavia e Vienna, futuri finalisti del torneo, la squadra maschile, purtroppo, è stata meno fortunata.
Il 19 maggio, le compagini della Lazio e del Vaticano hanno disputato l’ultima partita della stagione. Le ragazze della Lazio si sono distribuite tra le due squadre, come pure i ragazzi dell’Associazione e del Preseminario San Pio X, per un incontro sportivo molto combattuto e divertente. Nel pomeriggio, tutti i giocatori sono stati invitati per un momento conviviale presso la residenza dell’Ambasciatore d’Irlanda presso la Santa Sede, S.E. Sig.ra Emma Madigan, che è stata fin dall’inizio una grande sostenitrice della nascente squadra vaticana. Il premio per il giocatore che ha fatto più progressi durante l’anno è stato attribuito al Socio Salvatore Bonofiglio noto per la sua fedeltà e il suo entusiasmo a questa disciplina sportiva irlandese.
Il servizio all’altare è stato sempre un impegno importante della formazione degli Allievi. Impegno spesso ricompensato dalle numerose convocazioni per servire la Santa Messa presieduta dal Santo Padre, come è stato negli ultimi mesi: il 19 marzo, in occasione dell’ordinazione episcopale di tre nuovi Nunzi Apostolici, il 29 giugno, per la Solennità dei Santi Pietro e Paolo, e il 6 luglio, per la celebrazione eucaristica per i Migranti, nel quinto anniversario della visita di Papa Francesco all’isola di Lampedusa.
Il 24 giugno scorso, come è descritto nelle prime pagine di questo stesso periodico, nove Allievi hanno pronunciato la promessa, diventando membri dell’Associazione. Così termina una bella esperienza di formazione e inizia una nuova esperienza di vita sociale, caratterizzata dal servizio, dall’amicizia e dallo spirito di famiglia. I nuovi Soci sono già stati inseriti nelle squadre e hanno già iniziato a fare i primi servizi nella Basilica Vaticana, con la sapiente guida dei Soci più esperti. Alcuni, lo scorso 30 giugno, hanno partecipato anche alla tradizionale processione dei Protomartiri romani. A tutti questi ex-Allievi, oggi Soci, vanno i più sentiti auguri e l’auspicio che continuino ad impegnarsi con la generosità e l’entusiasmo tipici dell’età giovanile.
Domenica 18 febbraio, anche il Gruppo Allievi ha potuto conoscere il Villaggio Don Bosco, grazie alla cordiale accoglienza di don Benedetto e dei suoi ragazzi. La mattinata è iniziata con la celebrazione della Santa Messa, in una piccola cappella immersa nel verde. In questa prima Domenica di Quaresima, l’Assistente Spirituale Mons. Joseph Murphy ci ha spronato ad accogliere nel nostro cuore il monito di Gesù: “Il tempo è compiuto e il Regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo” (Mc 1,12-15). Credere nel Vangelo, significa vivere la Buona Novella, accogliere con fede l’Amore di Dio per restituirlo con le opere ai fratelli. Questa conversione del cuore ci permette di superare le barriere tra noi e il prossimo, cominciando dalla nostra famiglia, per poi abbracciare l’umanità sofferente: il malato, il povero, l’immigrato. Il Villaggio Don Bosco, in questo senso, rappresenta un mirabile modello; nella comunità di don Benedetto sono presenti circa cinquanta giovani, di tutte le età ed etnie. A ciascuno viene offerto vitto e alloggio, un percorso d’istruzione per essere avviati al mondo del lavoro e soprattutto il calore di una nuova famiglia, dove crescere insieme. Tutto questo viene realizzato, nonostante le difficoltà economiche, grazie alle generose donazioni di coloro che rimangono colpiti da questa testimonianza di carità. I ragazzi, una volta autonomi, abbandonano il Villaggio, ma non mancano di ritornare spesso a visitare la loro vecchia casa, contribuendo alle esigenze della comunità. La fondazione è diventata negli anni un punto di riferimento, vero motivo d’orgoglio per la città di Tivoli.
A metà mattinata, il Gruppo Allievi si è radunato con i formatori nella Sala Studio del complesso, per un momento di condivisione. Gli Allievi sono stati stimolati ad individuare le differenze tra il loro vissuto e quello dei giovani del Villaggio Don Bosco: da una parte la mancanza di una famiglia, le ristrettezze economiche, un avvenire più incerto, ma oltre questo, stessi desideri, stesse emozioni, la medesima esigenza di essere amati. Ancora una volta ci riscopriamo fratelli! L’uomo si abitua troppo facilmente agli agi, cadendo nella trappola di un egoismo inconsapevole, per cui non si riesce più a dare valore ai doni che il Signore ci ha fatto, ci si dimentica di quel fratello bisognoso che, pur sembrando distante, è in realtà molto vicino.
Durante il pranzo, generosamente offertoci da don Benedetto, i nostri ragazzi hanno avuto la possibilità di conoscere meglio gli abitanti del Villaggio, in un clima familiare e spontaneo.
Tornando a Roma, portiamo nel cuore l’amore di don Nello che settant’anni fa si donò senza riserve ai giovani. Lo vogliamo ricordare, insieme a don Benedetto, con una sua poesia, in attesa di un prossimo incontro.
Non t’ho donato
la mia carne e il sangue,
ma t’ho dato di più.
Son miei quei tuoi pensieri, quei sogni, quei dolori
che ti fecero uomo.
È mia quell’ansia di
liberi orizzonti
che ti attanaglia;
è mio quel cuore
ribelle all’ingiustizia
e non domo al male.
Con te - me morto -
andrò nel mondo ancora,
non lo scordare,
a regalare il sole. (Il Dono, don Nello del Raso, 1983).
Andrea Taloni
RITIRO SPIRITUALE DI AVVENTO NEL CONVENTO DEI CARMELITANI DI MONTE COMPATRI
Gli scorsi 2 e 3 dicembre ci siamo recati a Monte Compatri per il consueto ritiro spirituale di Avvento del Gruppo Allievi, e questa volta Mons. Joseph Murphy ha chiesto a me di tenere le meditazioni. Arriviamo in una giornata freddissima, sferzati dal vento gelido che dobbiamo sopportare solo per pochissimi minuti prima di essere calorosamente accolti nel Convento dei Carmelitani. È presente un gruppetto di 12 ragazzi, pronti a passare questi giorni lontani dalla metropoli di Roma e forse, a causa dei muri spessi del Convento, anche dalla connessione internet, che tuttavia si riusciva a recuperare uscendo fuori… pena il freddo!Iniziamo il ritiro con una breve meditazione sul significato del tempo dell’Avvento, o meglio, su che cosa significhi per noi vivere l’Avvento. È il tempo dell’attesa, lo sappiamo; il tempo dell’attesa che ci si predispone ad accogliere la venuta del Signore, che si festeggerà a Natale. Per questo primo momento, scelgo però di non fare una riflessione “teologica”, ma di cercare di capire cosa significa per noi attendere, aiutandoci anche tramite la lettura di un brano dell’opera Caligola di Albert Camus, il famoso dialogo tra l’imperatore e il suo confidente sul desiderio dell’imperatore di volere la luna.
Devo dire che questa scelta è stata azzeccata: temevo di annoiare i ragazzi e invece sono stati conquistati dal brano, così provocatorio. Caligola vuole la luna, cioè vuole qualcosa che l’uomo non può possedere, perché tutto il resto – lui che è l’imperatore lo sa bene – si può avere, ma non è sufficiente per essere veramente felici. Così lui vuole la luna, cioè qualcosa che non è di questo mondo; e non vuole nemmeno arrendersi al fatto di accontentarsi di quello che si può avere (come “saggiamente” gli consiglia il suo amico Elicone), perché sarebbe ammettere una sconfitta. Per Caligola, vivere all’altezza dei propri desideri significa essere in attesa, cercare e mai smettere di desiderare di raggiungere l’impossibile. E noi, viviamo come Caligola o ci siamo arresi al fatto che la nostra felicità non arriverà mai? È veramente ragionevole la sua posizione umana? Attendiamo, cioè siamo tesi a qualcosa che possa rispondere al nostro desiderio di felicità e di compimento? Di fronte a queste domande, così inevitabili per l’uomo (anche se, ahimè, gli adulti non ci pensano mai o credono che sia tutta un’illusione), abbiamo continuato nel pomeriggio con la lettura dei primi due capitoli del Vangelo di Luca. Infatti, quello che è successo nella storia, 2000 anni fa, non è soltanto un racconto del passato, ma diventa interessante per noi se ci mettiamo in questa prospettiva. Gli uomini che attendevano il Messia vivevano lo stesso desiderio di liberazione, cioè di felicità e di compimento, che abbiamo noi oggi. E a loro è “arrivato a visitarli dall’alto un sole che sorge”, come dice Zaccaria nel suo cantico, cioè qualcuno che finalmente porterà a compimento le promesse e donerà la libertà al popolo.
Il tempo di Avvento, allora, è il tempo in cui possiamo assumere occhi nuovi per guardare quello che succederà alla fine dell’Avvento stesso: la nascita del Figlio di Dio.
Siamo così abituati a questa informazione che non ci facciamo più caso, o al massimo lo viviamo come un atto di devozione, di ricordo. Ma questa nascita dice qualcosa al mio desiderio di felicità oggi? Arriva fino a questo punto così carnale? E inoltre, questa nascita che è successa storicamente 2000 anni fa, può riguardare me, uomo del 2018? A questa domanda c’è solo una risposta: vedere se è vero, scoprirlo nella propria esperienza. Il luogo in cui la presenza del Dio che si è fatto uomo continua a manifestarsi oggi è la Chiesa, cioè il popolo di coloro che credono in Lui e che vivono di Lui. È qui che bisogna verificare se tutto ciò è vero per sé.
Questo è stato l’invito che abbiamo tratto, in conclusione, ascoltando la canzone di Jovanotti Ragazzini per strada: abbiamo bisogno di trovare qualcuno che “ti viene a cercare perché a te ci tiene, per gridarti io ti voglio bene!”. Una implorazione a questo Dio che si fa compagno di cammino di ogni uomo affinché diventi ancora una volta carne, carne per ognuno di noi, oggi.
Don Adriano Agnello
Il calcio gaelico è uno sport praticato principalmente in Irlanda, anche se negli ultimi anni ha coinvolto ed interessato molti giovani di altri paesi europei (Francia, Spagna, Olanda, ecc.).
Le competizioni, in Irlanda, consistono in partite tra due squadre di 15 giocatori, mentre, nel resto dell’Europa, le gare si svolgono principalmente con squadre meno numerose (di 11 giocatori), in quanto i campi sono più piccoli rispetto a quelli irlandesi. Una squadra tipo è formata da un portiere, che nell’area di porta può gestire la palla liberamente in mano, come avviene nel calcio, sei difensori, due centrocampisti e sei attaccanti.
Si gioca su un campo rettangolare in erba e le due squadre hanno l’obiettivo di segnare dei punti, mettendo la palla nei pali della porta avversaria; tale porta è simile a quella del calcio tradizionale, anche se leggermente più piccola e coi pali laterali che proseguono verso l’alto, oltre la traversa. Quando la palla entra in rete viene segnato il gol (che vale tre punti), quando, invece, entra, passando tra i pali, sopra la traversa, viene segnato un punto.
A prima vista, il calcio gaelico è una disciplina sportiva che appare come un misto tra il calcio e il rugby, con alcune tecniche che richiamano anche la pallacanestro e la pallavolo. I giocatori conducono una palla sferica di pelle per il campo portandola in mano, palleggiandola, calciandola, passandola, facendo un soloing o, infine, un palleggio di piede che la riporta sulla mano.
Nelle partite, alcune azioni non sono permesse e sono definite dei “falli tecnici”; ad esempio, è vietato:
– colpire la palla indirizzandola direttamente fuori dal campo;
– trattenere la palla;
– fare più di quattro passi senza passare, far rimbalzare o soloing la palla;
– far rimbalzare la palla due volte di seguito;
– gettare la palla sopra la testa di un avversario per poi riprenderla dopo averlo superato in corsa;
– passare la palla in rete di mano (al volo, invece, può essere colpita);
– trovarsi in square ball, una regola spesso molto dibattuta e simile al fuorigioco del calcio tradizionale (se, nel momento in cui la palla entra nell’area piccola, è presente un altro attaccante all’interno, l’arbitro fischia punizione).
Sono, invece, consentiti il contrasto spalla a spalla, il placcaggio, la possibilità di togliere la palla dalla traiettoria dell’avversario e parare un tiro con le mani. Le seguenti azioni, inoltre, sono considerate dei falli:
– usare entrambe le mani per placcare l’avversario;
– spingere l’avversario;
– colpire deliberatamente un avversario;
– tirare un avversario per la maglia;
– bloccare un tiro con il piede;
– entrare “in scivolata”;
– toccare il portiere dentro l’area piccola.
Questa disciplina sportiva è stata inserita tra le attività del Gruppo Allievi solo a partire da quest’anno. Inizialmente, eravamo tutti un po’ perplessi in quanto si trattava di una disciplina quasi totalmente sconosciuta, poiché ancora non molto praticata in Italia, né adeguatamente pubblicizzata. È bastato un primo allenamento con la Lazio Calcio Gaelico per entusiasmarci ed affascinarci, fino al punto che molti di noi non hanno mancato di svolgere allenamenti extra. Perfino alcuni ragazzi, che avevano molti altri impegni (lavoro, studio, sport diversi, ecc.), hanno voluto ugualmente partecipare a tutti gli allenamenti; insomma, tutti insieme abbiamo lavorato con tanta voglia di migliorarci e spingerci sempre oltre.
Un impegno costante durante gli allenamenti e le partite che ci ha consentito di conseguire dei risultati, forse piccoli, ma, per noi “esordienti”, pur sempre molto significativi (abbiamo perso con pochi punti di differenza contro la squadra della Lazio Calcio Gaelico; una valida equipe che, grazie ai buoni risultati personali di alcuni giocatori della nostra squadra, ha già rivolto la sua attenzione su di essi!).
A differenza di altri sport più popolari (ad esempio il calcio), in questa disciplina è molto più evidente lo spirito sportivo, essendo praticato a livello amatoriale, e noi siamo molto felici di praticarlo proprio per questo motivo.
Il calcio gaelico è comunque uno sport impegnativo, duro, pieno di contatti fisici, ma basato anche sul rispetto delle regole e degli altri. Il rapporto con i compagni di gioco ci ha insegnato il lavoro di squadra e ha reso un gruppo molto più compatto, abituandoci a lavorare come una “squadra”, in qualsiasi impegno, non solo in quello sportivo. Anche se iniziato come un tentativo, almeno per questo anno, ci auguriamo tutti di poter proseguire la pratica di questo insolito, ma entusiasmante sport nei prossimi anni.
Un autorevole apprezzamento per questa nuova pratica sportiva degli Allievi è giunto dall’Ambasciatrice d’Irlanda presso la Santa Sede, S.E. Emma Madigan, che lo scorso 29 aprile, oltre ad assistere personalmente alla partita finale, ha ricevuto i ragazzi nella sua residenza per un rinfresco celebrativo.
Anche il settimanale cattolico irlandese The Irish Catholic, prendendo spunto dalla pratica da parte dei ragazzi dell’Associazione del calcio gaelico, ha voluto pubblicare un documentato e ampio articolo sulle diverse attività di questa dinamica e vitale realtà giovanile presente all’interno del Vaticano.
Andrea Verardi
Santuario de La Verna
Quest’anno il ritiro quaresimale degli Allievi si è svolto in un luogo familiare: il Santuario de La Verna, luogo di culto francescano immerso nei boschi dell’Appenino Toscano, in provincia di Arezzo. Il Gruppo Allievi aveva già vissuto altri ritiri spirituali nel santuario, durante gli anni 2012 e 2014, con un riscontro positivo da parte di ragazzi e formatori, complice l’ottima accoglienza della foresteria.
Il ritiro è iniziato lo scorso 31 marzo, con partenza dal Cortile del Belvedere nel primo pomeriggio. Le tre giornate, fino al 2 aprile, sono state scandite dalla Liturgia delle Ore; gli Allievi si sono uniti all’intera comunità monastica durante l’Ufficio delle Letture e delle Lodi, mentre hanno pregato in maniera più raccolta, nella Cappella di Santa Maria degli Angeli, durante i Vespri e la Compieta.
La prima giornata di ritiro è stata dedicata alla Liturgia Penitenziale, momento irrinunciabile per entrare nello spirito di conversione pasquale, mentre il giorno seguente si sono svolte le attività catechetiche. Le meditazioni, tenute dall’Assistente Spirituale Mons. Joseph Murphy, ci hanno invitato a rivivere la Passione di Cristo con gli occhi di Pietro. Basandoci sul Vangelo di Matteo possiamo ripercorrere l’intero cammino spirituale di Cèfa. Il primo ostacolo che si pone di fronte a Pietro è la paura, la mancanza di fiducia. In Mt 14,22 Gesù si manifesta ai discepoli camminando sulle acque, mostrando il suo potere sulle forze della natura. Pietro è il primo degli apostoli a voler imitare Gesù: “Signore, se sei tu, comandami di venire verso di te sulle acque”. La sua volontà lo rende ambizioso, ma ancora non riesce a vivere il coraggio della Fede. Al primo vento forte Pietro è colto da timore e si lascia trascinare sott’acqua. Quante volte affoghiamo nella nostra incredulità? La mancanza di fede è la prima limitazione nell’affrontare le avversità. Pietro crescerà nella Fede solo conoscendo Gesù, poco a poco, nei suoi miracoli, nei suoi insegnamenti, nelle sue parabole, finché in Mt 16,16 egli afferma “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio Vivente”. Questa professione di fede è un dono, una rivelazione di Dio in Pietro. Grazie alla sua fede egli viene elevato da Gesù a princeps degli apostoli, possessore delle chiavi del Regno. Anche durante la Trasfigurazione (Mt 17,1) Pietro è il primo a prendere la parola, fervente com’era nel desiderare il Regno di Dio. La Passione di Cristo, tuttavia, rappresenta per l’apostolo un momento di profondo smarrimento. I profeti dell’Antico Testamento, secondo le interpretazioni dell’epoca, parlavano di un condottiero, di un Messia che avrebbe liberato il Popolo dal giogo dei potenti, per fare di Israele una grande nazione. Pietro non aveva compreso che la grandezza del Regno passa per il flagello della Croce. Anche noi, come Pietro, siamo tentati dal desiderio che Dio si manifesti con mano potente nella realtà, favorendoci negli eventi della vita, senza considerare l’imperscrutabilità del disegno divino. Dopo il banchetto eucaristico Pietro prova un accecamento interiore: Gesù è veramente il Messia? Con l’arresto crollano tutte le sue sicurezze; Pietro vuole combattere, ma Gesù non oppone resistenza. Il rinnegamento al canto del gallo (Mt 26,69) rappresenta il culmine di questa crisi spirituale, “E uscito fuori pianse amaramente”. Nasce proprio attraverso il pianto la conoscenza autentica di Gesù e di sé stesso. Dio si rivela nel Cristo schiaffeggiato, insultato, da lui rinnegato e che per lui si immola. Pietro capisce di dover lasciare che Gesù muoia per lui, entrando così nel mistero, nel disegno di Dio. La Resurrezione e lo Spirito Santo daranno poi a Pietro la forza di testimoniare la Buona Novella agli altri popoli.
Terminata la catechesi mattutina gli Allievi hanno partecipato all’Ora Media e subito dopo alla Processione delle Stimmate, insieme con la moltitudine dei fedeli. Il cammino conduce il pellegrino dalla basilica maggiore alla Cappella delle Stimmate, luogo dove Francesco ricevette questo grande dono dal Signore (1224). Nel percorso si può apprezzare un complesso di dipinti di Baccio Maria Bacci che ripercorre la vita del santo. Alcune uscite laterali introducono a recessi naturali in cui Francesco era solito rifugiarsi durante la notte, o nella lotta contro il demonio. La giornata si è conclusa con l’Adorazione Eucaristica.
Domenica 2 aprile uno dei frati ha incontrato i ragazzi del Gruppo per approfondire la vita di San Francesco e la storia del Santuario, luogo dove il patrono d’Italia passò numerosi anni di ritiro e meditazione. La struttura monastica contiene opere di grande pregio, tra cui un cospicuo numero di ceramiche di Andrea Della Robbia; le opere maggiori raffigurano gli episodi dell’Annunciazione, della Natività, della Crocifissione e dell’Ascensione. In una cappella laterale della basilica, dedicata a Maria Assunta, sono conservate numerose reliquie di San Francesco, tra cui un saio in ottime condizioni di conservazione.
Il Gruppo Allievi si è unito, infine, alla comunità dei fedeli per la celebrazione della Santa Messa domenicale. I nostri ragazzi si sono distinti anche in questa occasione, per un servizio liturgico di qualità, mettendo a disposizione ministranti e lettori. Dopo pranzo il Gruppo si è diretto verso Roma.
Le emozioni che La Verna riesce a donare tramite i segni del passaggio di San Francesco e la devozione del suo ordine di frati ci conquistano sempre più ad ogni ritiro spirituale. È molto raro, infatti, trovare mete di pellegrinaggio che permettano l’accoglienza di centinaia di fedeli senza sacrificare l’intimità del luogo sacro. Ci proponiamo di tornare in questo luogo, per dare la possibilità a tutti gli Allievi, almeno una volta nel loro ciclo di formazione, di scoprire la ricchezza della spiritualità francescana.
Andrea Taloni
Attività spirituali, culturali, caritative e sportive, tutte finalizzate alla formazione
Dopo il periodo di Avvento, il Gruppo Allievi ha ripreso puntualmente le sue numerose attività formative. Il 2017 si è da subito distinto come un anno ricco di appuntamenti e di novità. Gli Allievi hanno ripreso il loro cammino, come da calendario, con le giornate di formazione in sede, le visite culturali, le uscite escursionistiche, le attività caritative e le attività sportive. La prima uscita del nuovo anno si è svolta lo scorso 15 gennaio a San Gregorio da Sassola, in provincia di Roma. Un borgo medievale e barocco che si trova alle pendici del monte Carella. I ragazzi sono stati accolti e accompagnati, nel nucleo storico del borgo, dal Socio Flavio Farinelli. Nella mattinata, si è svolto un breve tour turistico del paese e una passeggiata nel bosco. Dopo la celebrazione della Santa Messa e del pranzo, il gruppo ha fatto ritorno a Roma. Per la seconda escursione, Il 12 febbraio scorso, il Gruppo ha fatto ritorno al Santuario della Mentorella, dove si era già recato nel 2010, l’anno della costituzione del Gruppo Allievi. Il Santuario, ubicato su una rupe sporgente del versante orientale del Monte Guadagnolo (Monti Prenestini), ha offerto ai giovani un’esperienza indimenticabile. Dedicato alla Vergine, il Santuario è uno dei luoghi mariani più antichi d’Europa; venne edificato dall’imperatore Costantino nel IV secolo sul sito della conversione di sant’Eustachio e consacrato da Papa Silvestro I. Nei pressi della chiesa è possibile visitare anche la grotta dove si ritirò in meditazione per due anni San Benedetto. Questa località è ben conosciuta dagli esperti di montagna ed era tanto cara anche a San Giovanni Paolo II. Egli stesso più volte, in incognito, ha visitato questo luogo spinto dalla sua passione per la montagna e guidato dalla sua devozione a Maria. Tanto è vero che Papa Wojtyla ha scelto il santuario come destinazione per il suo primo pellegrinaggio. Gli Allievi, oltre ad apprezzare l’unicità del luogo che si distingue per paesaggistica e storia religiosa, hanno incontrato e salutato S.E. Mons. Marek Jędraszewski, da poco nominato Arcivescovo metropolita di Cracovia, in visita anche lui presso il Santuario della Mentorella. Dopo la celebrazione eucaristica ed il pranzo, il Gruppo è partito con il fermo desiderio di ritornare in futuro. Tra le iniziative culturali, le visite nella “casa” del Papa sono sempre le più sentite dai ragazzi che tanto hanno a cuore questa magnificenza artistica e spirituale. Lo scorso 5 marzo, come ogni anno, è stato permesso agli Allievi di ammirare e conoscere i tesori artistici della Prima Loggia del Palazzo Apostolico. Dopo una breve introduzione storica nella Sala Regia, i giovani hanno visitato la Cappella Paolina, il luogo di culto privato dei pontefici, dove sono conservate due opere dell’ultimo Michelangelo: la Crocifissione di San Pietro e la Conversione di Saulo. A conclusione del percorso culturale, è stata aperta la Cappella Sistina, dove l’Assistente Spirituale Mons. Joseph Murphy, prima di soffermarsi sul capolavoro del Giudizio Universale, prendendo spunto dagli affreschi delle pareti laterali, ha ripercorso alcune vicende del Vecchio e del Nuovo Testamento. Sempre nell’ambito della formazione culturale, gli Allievi hanno iniziato il nuovo semestre di catechesi; i giovani del primo anno hanno continuato ad approfondire la tematica della “vita morale cristiana”, per conoscere Cristo e arricchire il proprio cammino di fede. Per annunciare il Vangelo occorre essere in grado di stabilire una vicinanza più consapevole con Dio Padre, ed è per questo che durante lo stesso periodo è stato iniziato anche il percorso di catechesi sulla Preghiera. Gli Allievi del secondo e terzo anno sono tornati in sede, dopo le festività natalizie, lo scorso 8 gennaio, per un incontro di psicologia della comunicazione con il Socio Guido Orsi, che ogni anno suscita sempre grande interesse. Dapprima, sono stati presentati dei concetti preliminari circa le basi della comunicazione, mentre in un secondo momento gli Allievi sono stati calati in un contesto di problem solving, simulando, come degli attori, incomprensioni comunicative e malintesi relazionali. Una occasione di confronto, particolarmente utile soprattutto in vista del futuro servizio nella Basilica Vaticana. Come prossimi Soci, infatti, dovranno assicurare un’accoglienza conforme alle attese dei fedeli e dei turisti, anche in condizioni di tensione o nervosismo. Le catechesi sul Credo e sui Comandamenti, assicurate da don Adriano Giuseppe Agnello e dal Socio Arnaudo Bonanni, sono proseguite per i due mesi successivi e, limitatamente agli Allievi del terzo anno, con gli incontri tenuti dal Socio Marco Tinari per la preparazione al servizio nella Basilica Vaticana. La grande novità di quest’anno nel programma formativo-sportivo è l’integrazione del gaelic football; oltre alla possibilità di diventare arbitri di calcio, i ragazzi hanno anche la possibilità di giocare questa disciplina sportiva. I giovani del Gruppo Allievi, neofiti del calcio gaelico e prima squadra proveniente dal Vaticano, hanno disputato tre amichevoli con la Polisportiva S.S. Lazio. Le tre partite, nonostante la grande esperienza degli avversari, si sono dimostrate competitive e non impossibili per i giovani dell’Associazione. La formazione che il programma prevede è orientata al benessere e allo sviluppo fisico dei giovani; il sapersi mettere in gioco, lavorare sullo spirito di squadra e l’osservanza delle regole sono un buon metodo naturale per uno sviluppo umano integrale. Da gennaio scorso, poi, sono riprese anche le attività caritative degli Allievi. Molti giovani stanno partecipando attivamente, sebbene il tempo tra scuola ed università è minimo. I ragazzi hanno potuto incontrare il mondo della sofferenza e della povertà e hanno potuto sperimentare i benefici dell’amore più autentico. Papa Francesco ha ribadito più volte che “il vero potere è il servizio”, il lavoro di formazione con gli Allievi propende verso l’obiettivo comune del servizio alla Chiesa; attraverso la carità, gli Allievi maturano un senso più nobile di responsabilità e di testimonianza di una fede più credibile e più concreta. Un ringraziamento particolare, infine, è importante rivolgerlo ai formatori, agli accompagnatori e ai sostenitori del Gruppo perché il loro prezioso contributo non si esaurisce con il solo servizio prestato, ma condiziona in modo determinante lo sviluppo e la maturazione di ogni Allievo.Andrea Barvi
IL PELLEGRINATTIO QUARESIMALE 2016
Torino, Andrate, Ivrea 11-13 marzo 2016
Nuova importante tappa nell’esperienza di ritiro spirituale del Gruppo Allievi: per la Quaresima di quest’anno i giovani del Sodalizio si sono spinti fino in Piemonte, vivendo tre giorni di pellegrinaggio dall’11 al 13 marzo. Una scelta audace, vista la distanza dall’Urbe e il gran numero di partecipanti (22 Allievi accompagnati da 5 formatori), ma che ha permesso ai nostri giovani di vivere preghiera, catechesi e formazione culturale in un’alternanza dinamica e stimolante.
Il pomeriggio del primo giorno è trascorso visitando i maggiori centri spirituali di Torino e in particolare i luoghi e le chiese dove visse, all’inizio del secolo scorso, il Beato Pier Giorgio Frassati. Il corpo del giovane torinese, definito da San Giovanni Paolo II l’uomo delle otto beatitudini, è custodito proprio nella Cattedrale di San Giovanni Battista, duomo di Torino, in un altare dedicato.
Dopo 6 anni dalla fondazione del Gruppo Allievi, per la prima volta, i ragazzi si sono riuniti a pregare insieme sulle spoglie del loro Patrono celeste. Un momento storico, in occasione del quale noi formatori abbiamo voluto consacrare i ragazzi a Pier Giorgio, affinché il suo virtuoso esempio possa illuminare il loro cammino di crescita, in Associazione e nella vita di tutti i giorni. Dal Duomo, seguendo le orme del Beato, gli Allievi si sono diretti dapprima verso il Santuario della Consolata, dove il giovane Frassati si riuniva con gli amici della Conferenza di San Vincenzo, e successivamente presso il Santuario di Maria Ausiliatrice. Questo luogo, situato nel complesso del Valdocco, rappresenta il maggiore centro dell’attività di San Giovanni Bosco. Qui egli istituì il primo oratorio salesiano, dove tanti ragazzi dei ceti sociali più bassi potevano trovare un volto amico. Con l’ausilio di una cortese guida, ci è stata data la possibilità di visitare le camere di don Bosco, dove è allestito un museo, nonché la Cappella Pinardi, ricavata dalla casa dell’omonimo venditore. Al termine di questa visita, la comitiva si è spostata ad Andrate, piccolo comune situato a Nord di Torino, vicino alla città di Ivrea. Qui il Gruppo ha alloggiato nella Casa delle Suore dell’Immacolata, che, con accoglienza premurosa e cordiale, hanno condiviso insieme a noi il pasto serale. Affacciandoci alle finestre della sala da pranzo siamo rimasti impressionati dalla splendida vista sulla vallata e dal maestoso territorio montuoso circostante. La giornata si è conclusa in spirito di ringraziamento, con la recita della Compieta.
La mattina seguente è stata dedicata alla catechesi: subito dopo le Lodi, abbiamo avuto il privilegio di ascoltare due meditazioni tenute da S.E. Mons. Edoardo Aldo Cerrato, C.O., Vescovo di Ivrea, che, ricevendo il gruppo, ha rinnovato una volta di più la sua benevolenza verso il Sodalizio, avendo già presieduto in sede l’inaugurazione dell’anno sociale con una conferenza sulla romanitas di San Filippo Neri.
“Fare Pasqua”, ha spiegato il prelato, costituisce una vera e propria opera di conversione. Si tratta di volgersi verso Colui che rappresenta il pieno senso della vita. In questo processo un ruolo centrale spetta al Sacramento della Penitenza, l’abbraccio con cui il Padre prontamente ci accoglie. I Santi ne erano consapevoli, e molti, come Filippo Neri e Madre Teresa di Calcutta, sentivano la necessità di confessarsi ogni giorno. Il Beato Pier Giorgio Frassati scrisse ad un amico: “Ad ogni passo inciampo e cado; perciò prega per me”. I Santi, infatti, riconoscono che non siamo mai pienamente adeguati all’amore di Dio. La Confessione, in quanto Sacramento, istituisce inoltre un incontro, non diverso da quello che hanno vissuto gli Apostoli allorquando si trovarono a seguire Gesù all’inizio della Sua predicazione. Dall’incontro con Cristo nasce dunque l’amicizia con Lui: “Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio, l’ho fatto conoscere a voi” (Gv 15,15). Tutto ciò che noi facciamo nella vita cristiana – preghiera, liturgia, catechesi, dottrina – deve essere vissuto come un atto di amicizia. Nella seconda meditazione ci viene riproposto quindi il racconto dell’Ultima Cena e della cattura di Gesù nel Getsemani: Giuda indica il suo Maestro con un bacio, e Gesù lo chiama “Amico”. Non si tratta di un’espressione ironica. Gesù lo tratta veramente da amico, non gli negherà mai l’amicizia. Per lui le porte del Regno rimangono aperte; sarà Giuda, con il suicidio, a rifiutare l’offerta della salvezza. Pietro rinnega Gesù tre volte – è un altro tradimento – ma il Messia lo guarda, come
la prima volta, quando lo rese pescatore di uomini, e Pietro finalmente capisce. Piange amaramente, e accoglie la misericordia di Cristo. Un ultimo pensiero va all’episodio della Risurrezione, quando Maria di Magdala, in lacrime davanti al sepolcro vuoto, viene interrogata da due angeli: “«Donna, perché piangi?» Risponde loro: «Hanno portato via il mio Signore e non so dove l’hanno posto». Detto questo si voltò indietro e vide Gesù, in piedi: ma non sapeva che fosse Gesù.” (Gv 20,13-14). “Si voltò”, si girò: è la conversione. Quando Gesù la chiamò per nome, si voltò nuovamente e lo riconobbe. Gesù le disse: “Non mi trattenere”. Maria non può più conoscere Gesù secondo gli usi di un tempo: occorre una conversione nel modo in cui si incontra Gesù dopo la Risurrezione. A cambiare non è il nostro rapporto con Lui, bensì le modalità: oggi possiamo conoscere Cristo attraverso i Sacramenti, la preghiera, la sua Parola. A conclusione della meditazione tutti si sono recati nell’adiacente chiesa parrocchiale per la Santa Messa.
Nel pomeriggio di sabato il Gruppo ha visitato Ivrea, ultima tappa del ritiro. Dopo la visita alla Cattedrale e una breve passeggiata nel centro storico della città, i ragazzi sono giunti alle pendici del Monte Stella, per vivere la Via Crucis in un bell’ambiente verde e luminoso. Con l’ultima stazione, il Gruppo ha raggiunto un antico piazzale seicentesco dove sorge un luogo di culto dedicato alla Beata Maria Vergine del Monte, nel quale è venerata la Vergine di Oropa. In serata, gli Allievi hanno proposto, in accordo con i formatori, un incontro di riflessione, per parlare delle loro impressioni sull’esperienza vissuta, e più in generale dell’andamento degli ultimi anni di Gruppo Allievi. Occasioni di simile confronto si erano già verificate in passato, dando la possibilità ai formatori di conoscere meglio pensieri e desideri dei giovani Allievi, ma mai come questa volta si è riusciti a dare voce ai pensieri dei singoli. La riunione ha dato la possibilità di apprezzare una delle qualità più belle del Gruppo Allievi: la capacità di tra-sformare i giovani. Anno dopo anno possiamo renderci conto dei cambiamenti di ciascuno, confrontando le timidezze, le incertezze dei primi anni, con l’amore che dimostrano i ragazzi dell’ultimo anno verso il Gruppo. Come in una grande famiglia, i futuri Soci imparano a vivere le loro responsabilità, sostenendo i nuovi arrivati con la loro concreta testimonianza, in un circolo virtuoso che speriamo possa donare all’Associazione sempre validi nuovi elementi.
A conclusione del pellegrinaggio, dopo la Santa Messa domenicale celebrata nel Duomo di Ivrea, il Gruppo è stato ospitato dalla Diocesi di Ivrea per un lauto pasto di commiato con i seminaristi. Il rientro a Roma ci ha trovati stanchi per l’intensità dei giorni trascorsi ma al tempo stesso lieti per il buon esito dell’esperienza, che desidereremo senza dubbio ripetere in futuro.
Andrea Taloni
Negli ultimi mesi, il ritmo delle attività del Gruppo Allievi è rimasto sempre molto intenso. Qualche giorno dopo aver servito la Santa Messa presieduta da Papa Francesco per l’apertura del Giubileo Straordinario della Misericordia, e precisamente domenica 13 dicembre, gli Allievi si sono ritrovati alla Casa Ravasco, vicina alla Città del Vaticano, per una giornata di ritiro spirituale. Il Santo Padre, messo al corrente di questa iniziativa, per il tramite dell’Assistente Spirituale Mons. Joseph Murphy e del Supervisore del Gruppo Eugenio Cecchini, ha voluto inviare ai ragazzi paterne e gradite parole di incoraggiamento, invitandoli a ben prepararsi per il “Natale della misericordia”, innanzitutto accostandosi con fiducia al sacramento della penitenza.
Dopo la preghiera delle Lodi, l’Assistente Spirituale, riferendosi alla Bolla “Misericordiae vultus” e servendosi del libretto “Il volto della misericordia. La lettera del Papa per il Giubileo straordinario della Misericordia presentata ai giovani” (A. Oldoni, edizioni Mimep-Docete), ha tenuto una meditazione sul significato della misericordia nella Sacra Scrittura, sull’importanza del Giubileo e su come vivere al meglio questo grande tempo di grazia.
In sintesi, Mons. Joseph Murphy ha invitato i giovani a “riscoprire la misericordia di Dio, ad accoglierla nella nostra vita e a trasmetterla agli altri”.
Nella prima parte della meditazione, gli Allievi sono stati invitati a soffermarsi sul volto di Dio misericordioso nella Bibbia, specialmente nei Salmi e nelle azioni e nelle parabole di Gesù. In seguito, l’Assistente Spirituale ha presentato brevemente la vita di Santa Faustina Kowalska, grande apostola della misericordia e menzionata specialmente nella Bolla d’indizione; ha anche letto qualche brano del suo “Diario”, per stimolare i partecipanti ad una maggiore fiducia nella misericordia di Dio Padre, che è sempre pronto ad abbracciare i suoi figli che ritornano a lui.
Successivamente, Mons. Joseph Murphy, riprendendo il motto del Giubileo: “Misericordiosi come il Padre”, ha spiegato che non è sempre facile vivere in conformità ad esso! “Come sembra difficile tante volte perdonare! Eppure, il perdono è lo strumento posto nelle nostre fragili mani per raggiungere la serenità del cuore. Lasciar cadere il rancore, la rabbia, la violenza e la vendetta sono condizioni necessarie per vivere felici” (Misericordiae vultus, n. 9).
Alla luce di questo invito, gli Allievi hanno riflettuto sulla chiamata alla conversione, sulla necessità di aprire il cuore a Dio e ai fratelli e sui mali da evitare: l’indifferenza che umilia, l’abitudinarietà che anestetizza l’animo, e il cinismo che distrugge. Il Papa, infatti, sprona ad aprire gli occhi per guardare le miserie del mondo e le ferite di tanti fratelli e sorelle privati della loro dignità, ad ascoltare il loro grido di aiuto. Il suo invito suona forte e pressante: “Che il loro grido diventi il nostro e insieme possiamo spezzare la barriera di indifferenza che spesso regna sovrana per nascondere l’ipocrisia e l’egoismo” (Misericordiae vultus, n. 15). In questo contesto, si apprezza meglio l’importanza delle opere di misericordia corporale e spirituale, che il Santo Padre invita a riscoprire in questo anno giubilare. Gli impegni giubilari sono tanto grandi da superare le nostre forze, ma permettono di sperimentare la vera gioia, come ha ricordato l’Assistente Spirituale: “Vivere un 'anno di misericordia’, trasmettere la misericordia agli altri e compiere le opere di misericordia corporale e spirituale è un programma bello ed esigente, che dovrebbe riempire il cuore di gioia”.
La giornata è proseguita con le confessioni individuali, la celebrazione della Santa Messa, il pranzo conviviale, la preghiera del Rosario, preceduta da una catechesi su questa devozione insieme cristocentrica e mariana, amata dai cristiani di ogni epoca. Il ritiro spirituale si è concluso con la preghiera dei Vespri.
Dopo le vacanze natalizie, i ragazzi hanno ripreso gli ordinari incontri domenicali di formazione. Sono state effettuate anche due visite culturali. Il 24 gennaio, gli Allievi, guidati dall’Assistente Spirituale, hanno visitato la Cappella Sistina e la Cappella Paolina, dove hanno potuto ammirare i capolavori dei grandi artisti di fine Quattrocento e del Cinquecento: i primi affreschi di Michelangelo, sul soffitto della Sistina, come pure gli ultimi: la crocifissione di San Pietro e la conversione di San Paolo, nella Cappella Paolina.
Mons. Joseph Murphy ha illustrato, tra l’altro, i recenti lavori di restauro della Cappella Paolina, spiegando come questi lavori di restauro hanno ispirato anche alcuni aspetti del rinnovamento della Cappella dell’Associazione.
Tre settimane dopo, il 14 febbraio, gli Allievi hanno svolto un’altra visita culturale a Roma. Guidati dal Socio Andrea Taloni, e accompagnati dal Vice-Assistente Spirituale Mons. Roberto Lucchini e dal Socio Andrea Barvi, hanno potuto scoprire ed apprezzare i tesori di arte e di storia racchiusi nel Rione Borgo.
La passeggiata, iniziata dalla Chiesa di Sant’Anna dei Palafrenieri in Vaticano, è proseguita a ridosso del Passetto di Borgo, per giungere poi in Via della Conciliazione; qui i ragazzi hanno potuto ammirare la bella Chiesa di Santa Maria in Traspontina e, successivamente, il complesso di Santo Spirito in Sassia. Terminata la visita del Rione Borgo, complice anche il bel tempo, alcuni ragazzi hanno voluto proseguire la loro passeggiata, oltre il fiume Tevere, alla scoperta del centro storico della città.
“La cronaca delle attività da luglio a dicembre 2015”
Gli ultimi mesi, da luglio a dicembre, sono stati particolarmente intensi nella vita del Gruppo Allievi della nostra Associazione. Dodici Allievi e tre ex Allievi hanno partecipato alla quarta edizione del campo estivo, svoltosi, quest’anno, dal 26 al 31 luglio, a Rocca di Mezzo, in Abruzzo. Il campo è iniziato con una visita culturale all’Aquila, il cui centro storico porta ancora le ferite del terremoto del 2009 che ha provocato tanti morti ed enormi danni strutturali nell’intera regione; molti edifici rimangono ancora lesionati e protetti da impalcature, per evitare ulteriori danni. Durante l’escursione è stato possibile visitare anche l’appena riaperta Basilica di San Bernardino da Siena, che ospita le spoglie dell’omonimo santo francescano, noto per aver diffuso nel Quattrocento la devozione al Santo Nome di Gesù. Altra visita, seppure solo dall’esterno, essendo ancora chiusa, all’insigne Basilica di Santa Maria di Collemaggio, intimamente associata alla figura di Papa San Celestino V.
A Rocca di Mezzo, il parroco don Vincenzo Catalfo ha accolto i ragazzi nella Casa “Madonna delle Rocche”, una bella struttura d’accoglienza, che contiene anche una cappella interna, diventata subito il cuore spirituale del campo. Domenica 27, gli Allievi, nelle loro talari paonazze e cotte, si sono uniti ai parrocchiani per la festa patronale di San Leucio, partecipando alla processione e alla Santa Messa presieduta dal Cardinale Angelo Sodano, cittadino onorario di Rocca di Mezzo, località dove da oltre vent’anni trascorre le vacanze estive. Durante il pranzo, gli Allievi si sono intrattenuti con il Cardinale e con il Vescovo dell’Aquila, S.E. Mons. Giuseppe Petrocchi; il momento conviviale si è concluso in allegria, con la recita di una poesia umoristica, composta per l’occasione dall’Allievo Salvatore Bonofiglio.
I giorni seguenti sono stati tutti molto intensi, con l’escursione a Campo Imperatore e alle Grotte di Stiffe, con il pellegrinaggio al Santuario di San Gabriele dell’Addolorata, Patrono della gioventù italiana, collocato sotto il Gran Sasso d’Italia; durante tale pellegrinaggio, gli Allievi hanno avuto anche l’occasione di incontrare il loro Supervisore Eugenio Cecchini e il Dirigente della Sezione Liturgica Stefano Milli. Una partita di calcio amichevole con i migranti ospitati dalla parrocchia di Rocca di Mezzo e diversi momenti di svago in piscina, inoltre, hanno costituito momenti di svago e amicizia.
Il Cardinale Angelo Sodano ha voluto manifestare particolare attenzione al Gruppo, unendosi spesso alla comitiva, soprattutto per i diversi momenti di preghiera. Un altro bel momento del soggiorno montano è stata l’anticipato festeggiamento del 18° compleanno dell’Allievo Leonardo Guadagni; un’occasione in cui l’Allievo Matteo Berardi ha preparato due eccezionali torte millefoglie, ricevendo così l’applauso di tutti.
Come sempre, al campo estivo il tempo è volato. Venerdì 31 luglio, prima della partenza, il Cardinale Angelo Sodano ha voluto salutare il Gruppo, intrattenendosi con i ragazzi. Nel viaggio di ritorno, i giovani hanno fatto una sosta al Santuario della Madonna dei Bisognosi, nei pressi di Carsoli, vicino al confine tra Lazio e Abruzzo, dove sono conservati un’antica statua lignea della Madonna, portata in questo luogo all’inizio del VII secolo, e gli affreschi, risalenti al Quattrocento. Il Rettore e la Fraternità “Mater Indigentium”, che ha sede presso il Santuario e che è stata appena riconosciuta come realtà diocesana, hanno offerto il pranzo, dove gli Allievi hanno avuto occasione di incontrare l’Ordinario del luogo, S.E. Mons. Pietro Santoro, Vescovo di Avezzano.
Per gli Allievi le attività del nuovo anno sociale hanno avuto inizio il 13 settembre scorso, con il consueto incontro informativo per i nuovi ammessi (ben 13 ragazzi, portando così il totale del Gruppo a 30 unità) e i loro genitori, a cura del Supervisore Eugenio Cecchini.
Nei mesi successivi, gli Allievi hanno partecipato a tre uscite. Il 27 settembre sono andati al Lago di Martignano, dove hanno fatto una lunga camminata e improvvisato divertenti partite di calcio e pallavolo. Mèta dell’uscita del 25 ottobre è stato il Santuario della Madonna Santissima “ad Rupes”, gestito dai Padri Micheliti polacchi. Il Rettore, P. Piotr Burek, ha accolto il gruppo e ha spiegato la storia del Santuario, facendo visitare, in particolare, la Grotta, dove è conservata la rinomata immagine cinquecentesca della Vergine, e la scala di 144 gradini scavata nel tufo da Fra’ Giuseppe Andrea Rodio (1745-1819) tra il 1782 e il 1796. Dopo la Santa Messa, celebrata nella Basilica di San Giuseppe, e un pranzo particolarmente allegro, i giovani hanno visitato l’antica Basilica di Sant’Elia. Infine, il 29 novembre, gli Allievi hanno visto il villaggio di Monterano, abbandonato alla fine del Settecento a motivo delle guerre e della malaria, nonché le sorgenti di acque sulfuree situate nella valle sotto il villaggio.
Le attività di formazione sono proseguite sempre molto intensamente; mentre i ragazzi del primo anno hanno imparato a servire la Santa Messa e a proclamare la Parola di Dio durante le celebrazioni liturgiche, gli altri hanno approfondito la loro comprensione dell’Eucaristia e dell’Antico Testamento, partecipando in pari tempo, unitamente agli Aspiranti, ad un apposito ciclo di lezioni culturali, mirate ad assicurare un futuro servizio più qualificato nel contesto vaticano dove opera l’Associazione.
I giovani del Gruppo Allievi sono ormai noti per l’entusiasmo e la precisione con cui prestano il loro servizio da ministranti nelle diverse celebrazioni liturgiche a cui partecipano. Grazie alla dedizione di alcuni Soci e degli Allievi cerimonieri, il loro servizio è costantemente caratterizzato da accuratezza e diligenza. I loro sforzi sono spesso ricompensati dalla fiducia dell’Ufficio delle Celebrazioni Liturgiche del Sommo Pontefice; lo scorso 1° settembre, ad esempio, sono stati chiamati a servire la celebrazione della Parola, presieduta dal Santo Padre, in occasione della prima Giornata Mondiale di Preghiera per la Cura del Creato.
Inoltre, lo scorso 8 dicembre, sono stati nuovamente chiamati a prestare il servizio all’altare, durante la Santa Messa presieduta da Papa Francesco per l’inizio del Giubileo Straordinario della Misericordia; durante quest’ultimo evento – particolarmente storico – alcuni giovani del Gruppo Allievi hanno fatto da corona al Santo Padre anche durante l’apertura della Porta Santa, entrando in Basilica subito dopo di lui, costituendo motivo di giustificato orgoglio per l’intero Sodalizio.
Oltre a queste attività, gli Allievi continuano ad organizzare partite amichevoli con il Pre-Seminario San Pio X, l’altra realtà giovanile presente in Vaticano, a partecipare nelle attività formative dell’Associazione Italiana Arbitri, e a preparare pasti per i poveri presso le Suore Francescane dell’Addolorata, in Borgo Santo Spirito. A motivo di quest’ultima attività, su invito dell’Elemosiniere di Sua Santità, diversi ragazzi hanno potuto partecipare lo scorso 1° dicembre alla proiezione in anteprima del film Chiamatemi Francesco, nell’Aula Paolo VI, alla quale erano presenti oltre 7.000 persone, tra poveri e volontari.
Come si può facilmente intuire, il programma formativo dei giovani del Gruppo Allievi è molto impegnativo, ma sicuramente dà molta gioia e molte soddisfazioni ai ragazzi. Un’attività che si riesce a portare avanti grazie all’aiuto di numerosi Soci formatori ed accompagnatori e grazie all’impegno e alla motivazione dei ragazzi stessi, i quali non esitano a sacrificare il loro riposo settimanale per venire in Associazione in prima mattinata ogni domenica. Sicuramente, in questo, hanno preso veramente sul serio l’invito del loro Patrono, il Beato Pier Giorgio Frassati: “Vivete, non vivacchiate, vivete!”.
E' iniziato un nuovo anno sociale e anche per il Gruppo Allievi si profilano all’orizzonte numerose sfide. Dopo il gran numero di giovani iscritti lo scorso anno, anche oggi il Gruppo si manifesta come una realtà attraente e stimolante, arricchendosi di nove nuovi ragazzi desiderosi di partecipare al cammino di formazione triennale. Complessivamente quindi quest’anno gli Allievi sono ben ventitré, distribuiti nei tre anni di formazione.
Lo scorso 14 settembre si è tenuto un incontro in sede con i nuovi e i loro genitori nel corso del quale è stato presentato il percorso spirituale e umano che i ragazzi saranno chiamati a vivere.
È con una certa commozione che, guardando negli occhi i futuri Allievi, ho riconosciuto in loro lo stesso sentimento di speranza e aspettativa che vissi allorquando, per la prima volta, feci il mio ingresso in Associazione: la speranza di poter testimoniare Cristo in modo nuovo ed originale, insieme ad altri ragazzi uniti nel medesimo proposito; l’aspettativa, verso sé stessi, di riuscire a dimostrare di poter raggiungere una propria maturità umana e spirituale.
Entrare a far parte della realtà del Sodalizio come Socio ha rappresentato per me un significativo passo in avanti nella crescita della mia coscienza religiosa, e solo ora inizio a capire realmente quanto l’Associazione e il Gruppo Allievi costituiscano una vera e propria scuola di vita cristiana. I nuovi Allievi vivranno – e impareranno a conoscere – un’Associazione diversa rispetto a quella in cui entrai io e gli altri ragazzi del primo ciclo di formazione, cinque anni fa. Allora eravamo in pochi e ancora alla ricerca di una precisa identità all’interno del Sodalizio. Tante idee, tanta voglia di mettersi in gioco per cercare di costruire, mattone dopo mattone, un edificio organizzativo solido e affidabile per gli anni a venire.
Il panorama di attività con cui sono stati accolti gli Allievi di quest’anno integra tutti gli elementi vincenti già collaudati in passato: le mattinate di formazione religiosa e culturale, il servizio all’altare come ministranti e la partecipazione attiva alla Liturgia, le escursioni, l’impegno sportivo e il corso di arbitraggio calcistico gestito dall’AIA. Ciascuna di queste attività però non è rimasta fine a sé stessa, ma si è via via rinnovata con nuovi spunti e proposte formative, soprattutto grazie a ciò che riteniamo più importante: il feedback degli Allievi stessi.
Durante i primi mesi di questo anno sociale, i nuovi membri del Gruppo hanno partecipato alle prime lezioni di catechesi riguardanti il rito della Santa Messa, sia da un punto di vista teologico, sia in previsione del servizio liturgico che saranno chiamati a svolgere nella Cappella associativa.
L’atmosfera che si respira durante questi incontri è carica di entusiasmo e spirito di condivisione, prerogative indispensabili per costruire le basi di un cammino comunitario. Le recenti escursioni al Lago di Bracciano e Camerata Nuova sono state ottime occasioni per gettare il seme di quella che – ne sono certo – diventerà una bella storia di amicizia. Da quest’anno, inoltre, sarà confermato l’utilizzo di un “sistema di valutazione”, concepito tenendo conto sia dell’aspetto didattico che spirituale della formazione. Non si tratta di un rigido metodo di giudizio numerico, ma di uno strumento versatile per guidare l’Allievo nella sua evoluzione con il resto del Gruppo, con l’obiettivo di metterne in luce i punti di forza e le immaturità e consentirne una più efficace azione formativa.
Ovviamente, con l’aumento delle iscrizioni, per riuscire a mantenere la medesima qualità del percorso e un rapporto intimo con i formatori è necessaria la collaborazione di tutti, anche e soprattutto di noi ex-Allievi. È proprio in questo momento che siamo chiamati ad elargire ai nuovi arrivati i doni che ci sono stati consegnati da chi ci ha accolto, con incondizionato affetto, per la prima volta in Associazione. Molti di noi si stanno già impegnando ad assolvere i loro nuovi incarichi, alcuni con le catechesi, altri supervisionando lo svolgimento della Liturgia. Speriamo che questo possa essere un fruttuoso modo di riconfermare il nostro “esserci”. Ai nuovi Allievi, il nostro più caloroso benvenuto nella grande famiglia dell’Associazione, con l’augurio che possano coltivare, nel servizio che presteranno alla Santa Sede, la pienezza della loro vocazione cristiana.
Il campo estivo del Gruppo Allievi è stato – come negli anni passati – il culmine di una storia di amicizia e di comunione in Cristo costruita durante il passato anno sociale, dimostrandosi un’occasione irripetibile per trascorrere insieme momenti di gioia fraterna. Senza dubbio, quest’esperienza così positiva è stata resa possibile grazie alla condivisione della vita dall’alba al tramonto, ognuno donando agli altri tutto sé stesso.
In armonia con il modello offerto dal loro patrono, il Beato Piergiorgio Frassati, i ragazzi sono riusciti a coniugare in questa settimana vissuta insieme spiritualità, divertimento e cultura.
Partiti la mattina dello scorso sabato 26 luglio, i giovani hanno raggiunto, come prima tappa del loro viaggio, Sutri, storica cittadina del viterbese; Arnaudo Bonanni, vice-supervisore degli Allievi, ha guidato il gruppo attraverso l’antico sito etrusco, illustrandone i variegati aspetti artistici ed etnologici. Il tempo sfavorevole non ha impedito però ai ragazzi di visitare anche il teatro e una vicina cappella paleocristiana dedicata al culto della Vergine. Ristorati da un pranzo frugale, i giovani si sono poi recati al Palazzo Farnese di Caprarola, voluto dal pontefice Paolo III, dove un Allievo ha svolto una breve presentazione della storia della famiglia di questo papa del Cinquecento. Per stimolare una partecipazione più attiva da parte di tutti, l’Assistente Spirituale Mons. Joseph Murphy ha proposto ad alcuni di documentarsi anticipatamente sui siti che il gruppo avrebbe visitato nei giorni successivi, in modo da spiegare poi a tutti gli altri le mete culturali più significative.
La destinazione successiva è stata la cittadina di Pitigliano, dove gli Allievi hanno avuto la possibilità di visitare i luoghi di una delle più antiche comunità ebraiche d’Europa, la sinagoga e le case scavate nel tufo, nonché una bella residenza della famiglia Orsini. Le altre tappe culturali del campo sono state Viterbo, Orvieto e Tuscania. Nella prima, oltre ad ammirare le bellezze artistiche della città, il gruppo è stato ricevuto dall’Ordinario del luogo, Mons. Lino Fumagalli, che si è cordialmente intrattenuto con i ragazzi e i formatori. Ad Orvieto non è mancata la visita al Duomo, che custodisce il corporale del miracolo eucaristico di Bolsena, all’annesso museo e a varie chiese; la sosta ad Orvieto si è conclusa con una piacevole passeggiata per le vie della città. Una giornata di sole, infine, ha visto gli Allievi visitare Tuscania, altro centro ricco di storia e tradizione.
Un convento di suore clarisse a Farnese, pacifico borgo immerso nella campagna, è stato il “campo base” dei ragazzi e degli accompagnatori per tutta la durata della gita. I giovani hanno così potuto qui condividere i momenti dedicati alla preghiera, all’adorazione eucaristica, alla liturgia penitenziale ed assistere alla Santa Messa celebrata quotidianamente dall’Assistente Spirituale. Il sito, infatti, sereno e silenzioso, è stato lo sfondo ideale per il raccoglimento. Significativi anche i momenti di condivisione, sollecitati a più riprese dal Socio Andrea Barvi, che hanno permesso a ciascuno di proporre suggerimenti ed esporre impressioni sulle diverse giornate trascorse insieme.
Il successivo lunedì 28 luglio, il gruppo ha colto l’occasione della festa di Santa Marta, patrona dell’omonimo paese sulle rive del lago di Bolsena, per unirsi alla celebrazione eucaristica e alla successiva processione; per l’occasione, gli Allievi, destando l’ammirazione della cittadinanza, hanno indossato le vesti liturgiche, offrendo una bella testimonianza di fede.
Martedì 29, i ragazzi hanno raggiunto la Selva del Lamone per un’escursione, in cui la fatica fisica è stata alleviata dalla comicità di alcune situazioni che si sono create a causa delle difficoltà nell’orientarsi e di qualche piccolo incidente con gli insetti. Le due giornate al mare hanno poi contribuito ad accrescere ulteriormente l’amicizia tra i partecipanti, con ampio spazio al gioco e al relax. Memorabili, infine, le partite di calcio, alle quali hanno preso parte volentieri anche alcuni formatori.
Domenica 3 agosto, dopo la Santa Messa a Marta e il pranzo in un ristorante in riva al lago, il gruppo, sempre più unito da questa esperienza di vita in comune e pronto ad affrontare le sfide del nuovo anno sociale, è ripartito alla volta di Roma.
Il Cardinale George Pell conferisce il Sacramento della Cresima a due giovani del Gruppo Allievi
“Oggi, festa di Pentecoste, … e fra loro venne come un vento leggero, il vento dell’amore di Dio”
La scorsa domenica 24 Maggio, solennità di Pentecoste, alla presenza di numerosi Soci, Aspiranti ed Allievi, il Cardinale George Pell, Prefetto della Segreteria per l’Economia, ha presieduto la celebrazione della Santa Messa nella Cappella associativa, nel corso della quale ha conferito il Sacramento della Confermazione agli Allievi Francesco Macale e Federico Seghetti.
Con il Cardinale hanno concelebrato l’Assistente Spirituale Mons. Joseph Murphy, il Vice-Assistente Spirituale Mons. Roberto Lucchini e Don Thomas Weber. Il servizio all’altare è stato prestato dai giovani del Gruppo Allievi, mentre i canti liturgici, e l’accompagnamento musicale con gli archi, sono stati eseguiti dal coro dell’Associazione diretto dal Socio Carlo De Giovanni, unitamente all’ensemble musicale “L. Perosi” della stessa Associazione.
“Oggi, festa di Pentecoste, dello Spirito Santo, è la festa perfetta per la celebrazione della Cresima”, ha esordito nell’omelia il Cardinale George Pell; passando poi in rassegna l’esperienza e il vissuto degli Apostoli, a partire dalla morte e dalla resurrezione di Gesù, fino alla sua ascensione al Cielo, il porporato ha sottolineato le tristezze, le gioie e le speranze, ma anche i dubbi e le incertezze che portarono gli stessi Apostoli, non solo a fuggire impauriti – così come già era avvenuto sotto la croce –, ma anche a rinchiudersi in loro stessi per la tanta confusione, per le loro paure e la loro timidezza. “È difficile per noi oggi immaginare – ha proseguito – la confusione degli Apostoli. Ovviamente, erano tutti chiusi in quella sala […] e fra loro venne come un vento leggero, il vento dell’amore di Dio […] E che cosa è successo? Per prima cosa il coraggio è tornato; non erano poi così timidi, dopo tutta questa confusione, erano pronti per andare fuori e predicare il Vangelo. E noi speriamo e crediamo che anche ai nostri due candidati, questo sacramento doni loro il coraggio, affinché siano pronti a seguire Gesù Cristo come membri della Chiesa”.
Il Cardinale ha proseguito il suo intervento richiamando l’attenzione dei presenti sul sigillo indelebile del Sacramento della Confermazione: un sigillo-carattere che, ricevuto da giovani, si conserva anche da anziani, per sempre. Tracciando, infine, il confronto fra il caos delle lingue non capite della Torre di Babele con l’azione fallimentare dell’uomo che vuole raggiungere Dio e l’azione di grazia di Dio che effonde il suo Spirito affinché tutte le diverse lingue parlate siano comprese, il Prefetto della Segreteria per l’Economia si è soffermato sull’universalità della Chiesa, nella quale Francesco e Federico saranno chiamati a dare testimonianza.
Al termine della cerimonia, l’Assistente Spirituale ha dato lettura della Benedizione Apostolica che il Santo Padre ha voluto impartire ai due cresimati. È seguito, infine, un momento conviviale durante il quale il Presidente dell’Associazione Calvino Gasparini ha donato al Cardinale George Pell una medaglia ricordo dell’Associazione.
A Francesco e a Federico, con le stesse parole che chiudono il libretto (supporto liturgico) pubblicato per seguire e a ricordo della cerimonia, l’augurio e l’esortazione che: “Accogliendo lo Spirito Santo riversato nei loro cuori, si impegnino a servire Dio con la gioia nel loro cuore riconoscendolo unico Signore della loro vita. Lo Spirito dia loro sempre la capacità di seguire gli insegnamenti del Vangelo e il coraggio di testimoniare Cristo presente nella loro esistenza”.
Giuseppe Delprete
Il ritiro spirituale di Avvento
Guarcino (FR), “Casa di Preghiera San Luca”, 13 e 14 dicembre 2014
Come è ormai consuetudine, anche quest’anno noi ragazzi del Gruppo Allievi abbiamo partecipato al ritiro spirituale di Avvento, svoltosi nei giorni 13 e 14 dicembre scorso a Guarcino, in provincia di Frosinone, presso la “Casa di Preghiera San Luca”. Appena giunti sul posto, accolti calorosamente dalle suore della “Casa” e sistemati i bagagli nelle camere assegnate, abbiamo subito iniziato il nostro ritiro spirituale guidato dall’Assistente Spirituale Mons. Joseph Murphy. Il tema delle riflessioni del ritiro ha riguardato la gioia cristiana, che l’Assistente Spirituale ha diviso in tre diverse meditazioni: la prima mattinata, è stato trattato l’argomento riguardante la gioia di essere cristiano, il pomeriggio, la gioia del perdono e quindi del sacramento della penitenza, la seconda mattinata, infine, la necessità di alimentare continuamente la gioia, attingendo alle stesse fonti della gioia. Nella prima meditazione, il relatore ha posto una serie di domande: “siamo felici di essere cristiani o è un peso?”, e ancora: “come avremmo risposto a questa stessa domanda prima della nostra frequentazione nel Gruppo Allievi dell’Associazione?, è cambiato qualcosa rispetto a prima?, e, se il cambiamento c’è stato, a cosa è dovuto tale cambiamento?, che cosa ci rende gioiosi e cosa ci rattrista?”, e infine: ”è possibile essere gioiosi in mezzo alle sofferenze, alle difficoltà e al dolore?”.
Domande non facili e alle quali qualcuno tra i presenti ha provato a dare qualche risposta e ha tentato di formulare qualche riflessione, ripensando magari ad esperienze vissute in passato. Dopo questo primo incontro, alcuni dei partecipanti hanno approfittato del momento di pausa per scoprire il paesaggio, arrivando, grazie a delle scalette di pietra, in un punto panoramico da cui era possibile ammirare tutta la zona del paese di Guarcino. Un bellissimo posto di pace e tranquillità, in cui regna il silenzio, quel silenzio che in città non è più possibile trovare. Un posto proprio ideale per un ritiro spirituale. Durante l’esplorazione del luogo, procedendo verso l’entrata, abbiamo potuto notare anche una bella fontana sormontata da una statua della Madonna. Nel corso della giornata, nei momenti di pausa, ci ritrovavamo, a piccoli gruppi, nelle camere dove trascorrevamo il nostro tempo libero nel divertimento o nel relax.
La sera, dopo la cena, ci siamo riuniti nella cappella della “Casa”, dove abbiamo potuto accostarci, dopo momenti di silenzio e di preghiera, al sacramento della penitenza. La mattina seguente, dopo la colazione, abbiamo partecipato all’Eucaristia nella chiesa medievale, ubicata proprio accanto all’entrata. Al termine della Santa Messa, abbiamo voluto immortalare questo momento con una bella foto ricordo vicino alla statua della Madonna. Dai commenti dei partecipanti, questo ritiro spirituale è stato molto gradito; sono stati commenti che, più che dalla bocca, sono scaturiti dal cuore. I ritiri spirituali sono fondamentali per noi aderenti al Gruppo Allievi, sia spiritualmente che psicologicamente; sono circostanze importanti non solo per accrescere la fede in Dio, ma anche per rafforzare il legame di familiarità in seno al Gruppo. Occasioni, voglio ripeterlo, grazie anche all’ottimo lavoro dei nostri formatori e, in particolare dell’Assistente Spirituale, per rafforzare la nostra fede e la nostra amicizia.
Leonardo Guadagni
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