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L’Associazione, continuatrice degli ideali della Guardia Palatina d’Onore, mantiene viva, come è noto, la tradizione di fedeltà e lo spirito di servizio, caratteristiche del disciolto Corpo armato; da tale precedente compagine, ha ereditato anche il motto, creando così, con essa, un ulteriore suggestivo elemento di continuità. L’ideatore del motto fu il Colonnello Gioacchino Antonelli Costaggini. Egli lo compose nel marzo 1940, su sollecitazione dell’allora Cappellano Mons. Amleto Tondini, che riteneva che la Guardia Palatina d’Onore dovesse avere un proprio motto per meglio illustrare, in sintesi, la sua ragion d’essere e i suoi ideali. Il motto da lui proposto e accettato di comune intesa con il Comando fu: “Fide constamus avita”, cioè, “Stiamo saldi nella fede dei padri”. Nelle Cronache della Guardia Palatina d’Onore, curate dal Capitano Lorenzo Herzog e messe a disposizione dal Socio Umberto Lavini, viene riportato: “A spiegare il significato e la portata del bel motto, ieri sera – 5 corrente – in Quartiere nella solita Sala degli Ufficiali è stata tenuta una conferenza dal Colonnello Antonelli – Costaggini. Egli ha innanzitutto spiegato alla lettera la parte delle parole insistendo sul significato di ciascuna di esse: Fide – la fede, per la fede, nella fede, mediante la fede. Constamus – stiamo uniti, stiamo assieme, stiamo fermi, siamo saldi, perseveriamo. Predicato che indica una volontà certa e salda di fermezza e di propositi. Avita – degli avi, dei padri. Ciò premesso, il Colonnello dimostra, alla luce della storia, come ben si convenga questa sintetica frase alla Guardia Palatina. Nel motto annesso allo stemma della Guardia Palatina d’Onore, è riconosciuto subito la insigne lode data da San Paolo ai nostri antenati già fin dai primi giorni in cui i due Principi degli Apostoli fondavano, con loro sangue, la Chiesa di Roma. Migliaia di Martiri con trenta Papi alla testa, Vescovi di Roma, la confermarono per tre secoli anch’essi con il suggello del sangue e della vita. Il trionfo della Croce emerse dalle Catacombe con il rosso labaro costantiniano portante in cifre d’oro il monogramma di Cristo. Poco dopo, alla metà del quarto secolo, una piccola schiera di servente armorum (1) costituisce al Papa – secondo un’antica tradizione – una prima Guardia d’Onore. Verso la fine del secolo VII – ecco la storia – quando da un lato premono già su Roma i Longobardi, dall’altro i Greci ne abbandonano la difesa, sorge la milizia volontaria del popolo a proteggere la città e il Papa San Sergio I contro i soldati imperiali che vogliono trasportarlo in catene a Bisanzio. Il fatto si rinnova in difesa di Giovanni VI nel 701. Da quel lontanissimo tempo, fino ad oggi, la fede dei romani mantiene e rinnova, per lunghissime vicende di ogni specie, questa sua testimonianza armata intorno al successore di San Pietro e Vicario di Gesù Re del mondo. Le sue ultime forme sono ancora di ieri, le Guardie Civiche; le Milizie tutte di volontari di Pio VI, L’anello – la Fede avita – trasmessa a noi da venti secoli di storia, risplende dunque oggi in cerchio con noi sempre come gioiello di mirabile oreficeria; in esso un rubino, il rosso del sangue dei due Apostoli, e sul rubino il monogramma d’oro: il nome di Gesù, cui secondo le parole indefettibili di San Paolo, tutto s’inchina: il cielo, la terra, gli abissi. Iddio faccia che esso arda e splenda in tutti i nostri cuori come arde e splende da venti secoli nel cielo di Roma. Coronato da vivissimi applausi il Colonnello Costaggini termina la sua bella e dotta dissertazione invitando tutti i numerosi presenti a far fede al motto assunto dal Corpo mantenendosi degni dell’alto onore di servire la Sacra Persona del Vicario di Cristo in terra.” In precedenza, altri articoli relativi al nostro motto sono apparsi su Vita Palatina (anno VI, n. 7, 1° luglio 1950, numero speciale per il centenario della costituzione del Corpo), a cura di Mons. Amleto Tondini, e su Incontro (anno XLI,n. 1, gennaio-aprile 2013). Calvino Gasparini |
_____________________ (1) Il Moroni, nel suo Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica, li fa risalire ai venticinque uomini armati, assegnati da Costantino per la custodia di San Silvestro I, come inizio della dignità pontificia (cf. vol. XXIII, pp. 33). |