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L’Associazione, continuatrice degli ideali della Guardia Palatina d’Onore, mantiene viva, come è noto, la tradizione di fedeltà e lo spirito di servizio, caratteristiche del disciolto Corpo armato; da tale precedente compagine, ha ereditato anche il motto, creando così, con essa, un ulteriore suggestivo elemento di continuità.

L’ideatore del motto fu il Colonnello Gioacchino Antonelli Costaggini. Egli lo compose nel marzo 1940, su sollecitazione dell’allora Cappellano Mons. Amleto Tondini, che riteneva che la Guardia Palatina d’Onore dovesse avere un proprio motto per meglio illustrare, in sintesi, la sua ragion d’essere e i suoi ideali.
L’anno precedente, durante la cerimonia di consegna delle tessere agli Allievi Guardie, il Colonnello Gioacchino Antonelli Costaggini rivolse loro un interessante discorso, paragonandoli alla corona di lampade sempre accese attorno alla tomba dell’Apostolo Pietro, e li spronò a raccogliere la fiaccola della Fede dai vecchi commilitoni e serbarla sempre accesa, per poterla poi consegnare, a loro volta, ad altri che sarebbero succeduti a loro nell’onore e nel dovere. Gioacchino Antonelli Costaggini (nella foto, con la divisa in uso in quegli anni) f1601era conosciuto per la sua vasta cultura classica, per la sua brillante ed elevata intelligenza e per la parola efficace e colorita; fu autore di numerose pubblicazioni, tra cui una nota biografia del Cottolengo.
Altre notizie si hanno da L’Osservatore Romano, che pochi mesi dopo, il 15 ottobre 1940, in occasione del suo decesso, ne pubblicò il necrologio: “Confortato dai SS. Sacramenti e da una speciale benedizione del Santo Padre, ieri nella sua Villa di Fara Sabina è morto il Comm. Avv. Gioacchino Antonelli Costaggini, Minutante ai Brevi Apostolici della Segreteria di Stato di Sua Santità, Procuratore dei SS. Palazzi Apostolici, Colonnello emerito della Guardia Palatina d’Onore di Sua Santità.
Il giornale fece seguire il necrologio anche dal seguente commento:
“Vecchio romano di vecchia razza, lo strazio del male che da tanti mesi lo perseguitava, egli lo ha sopportato, infatti, con la fermezza e persino con la serenità che solo può dare la Fede soprannaturale vissuta totalmente, virilmente, militarmente per tutta un’esistenza; così al sacerdote che gli porgeva il conforto dei Sacramenti egli – pur fiaccato nel corpo – ma sempre lucido e fiero nello spirito – ha risposto fino all’ultimo respiro con la sua bella e rotonda pronuncia latina di umanista.”
Ai suoi funerali, che si svolsero in Fara Sabina, il Comando inviò una decina di Ufficiali. Egli desiderò di essere sepolto indossando la sua divisa di Guardia Palatina d’Onore.

Il motto da lui proposto e accettato di comune intesa con il Comando fu: “Fide constamus avita”, cioè, “Stiamo saldi nella fede dei padri”. Nelle Cronache della Guardia Palatina d’Onore, curate dal Capitano Lorenzo Herzog e messe a disposizione dal Socio Umberto Lavini, viene riportato: “A spiegare il significato e la portata del bel motto, ieri sera – 5 corrente – in Quartiere nella solita Sala degli Ufficiali è stata tenuta una conferenza dal Colonnello Antonelli – Costaggini. Egli ha innanzitutto spiegato alla lettera la parte delle parole insistendo sul significato di ciascuna di esse:

Fide – la fede, per la fede, nella fede, mediante la fede.
È la parola più espressiva del motto; e le sue interpretazioni danno senso e valore al verbo seguente.

Constamus – stiamo uniti, stiamo assieme, stiamo fermi, siamo saldi, perseveriamo. Predicato che indica una volontà certa e salda di fermezza e di propositi.

Avita – degli avi, dei padri.

Ciò premesso, il Colonnello dimostra, alla luce della storia, come ben si convenga questa sintetica frase alla Guardia Palatina.

Nel motto annesso allo stemma della Guardia Palatina d’Onore, è riconosciuto subito la insigne lode data da San Paolo ai nostri antenati già fin dai primi giorni in cui i due Principi degli Apostoli fondavano, con loro sangue, la Chiesa di Roma. Migliaia di Martiri con trenta Papi alla testa, Vescovi di Roma, la confermarono per tre secoli anch’essi con il suggello del sangue e della vita. Il trionfo della Croce emerse dalle Catacombe con il rosso labaro costantiniano portante in cifre d’oro il monogramma di Cristo.

Poco dopo, alla metà del quarto secolo, una piccola schiera di servente armorum (1) costituisce al Papa – secondo un’antica tradizione – una prima Guardia d’Onore. Verso la fine del secolo VII – ecco la storia – quando da un lato premono già su Roma i Longobardi, dall’altro i Greci ne abbandonano la difesa, sorge la milizia volontaria del popolo a proteggere la città e il Papa San Sergio I contro i soldati imperiali che vogliono trasportarlo in catene a Bisanzio. Il fatto si rinnova in difesa di Giovanni VI nel 701. Da quel lontanissimo tempo, fino ad oggi, la fede dei romani mantiene e rinnova, per lunghissime vicende di ogni specie, questa sua testimonianza armata intorno al successore di San Pietro e Vicario di Gesù Re del mondo. Le sue ultime forme sono ancora di ieri, le Guardie Civiche; le Milizie tutte di volontari di Pio VI,
Pio VII e Pio IX.
Ed ecco il nucleo arcano storico – politico, della romanità universale, vitalmente espresso in quest’anello che i cittadini di Roma oggi cingono ancora intorno al trono di Pio XII, romano e Vescovo di Roma.

L’anello – la Fede avita – trasmessa a noi da venti secoli di storia, risplende dunque oggi in cerchio con noi sempre come gioiello di mirabile oreficeria; in esso un rubino, il rosso del sangue dei due Apostoli, e sul rubino il monogramma d’oro: il nome di Gesù, cui secondo le parole indefettibili di San Paolo, tutto s’inchina: il cielo, la terra, gli abissi. Iddio faccia che esso arda e splenda in tutti i nostri cuori come arde e splende da venti secoli nel cielo di Roma.

Coronato da vivissimi applausi il Colonnello Costaggini termina la sua bella e dotta dissertazione invitando tutti i numerosi presenti a far fede al motto assunto dal Corpo mantenendosi degni dell’alto onore di servire la Sacra Persona del Vicario di Cristo in terra.”
Un invito sempre attuale per noi aderenti all’Associazione, desiderosi, come ci ricorda anche lo Statuto, “di rendere una particolare testimonianza di vita cristiana”, servendo fedelmente il Papa e la Chiesa.

In precedenza, altri articoli relativi al nostro motto sono apparsi su Vita Palatina (anno VI, n. 7, 1° luglio 1950, numero speciale per il centenario della costituzione del Corpo), a cura di Mons. Amleto Tondini, e su Incontro (anno XLI,n. 1, gennaio-aprile 2013).

Calvino Gasparini

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(1) Il Moroni, nel suo Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica, li fa risalire ai venticinque uomini armati, assegnati da Costantino per la custodia di San Silvestro I, come inizio della dignità pontificia (cf. vol. XXIII, pp. 33).